No made. Il progetto dell'artista riguarda il campo di via Triboniano a Milano, dove il tentativo di integrazione di una minoranza da parte dell'Istituzione Pubblica si compie attraverso un mezzo improprio: il container.
Il progetto riguarda il campo di via Triboniano, a Milano, dove il tentativo di integrazione di una minoranza da parte della Istituzione Pubblica, si compie attraverso un mezzo improprio per l’utilizzo abitativo: il container industriale per merci. Il gruppo di abitanti del campo di via Triboniano ha sottoscritto un ‘Patto di Legalità’ che nella sostanza nega la natura errante della comunità e che impegna ogni individuo a tutelare il bene assegnato dalla municipalità, con ciò riconoscendone l’autorità.
Il container arredato, e dunque modificato nella sua funzione naturale, diventa oggetto di questa ricerca ed è il cardine attorno al quale si svolge un delicato passaggio di avvicinamento della comunità, nomade per tradizione e cultura. La messa in relazione degli interni e degli esterni intende sottolineare, da un lato, l’aspetto improprio della aggregazione abitativa nel suo insieme, e dall’altro, la naturale propensione di ogni nucleo familiare a costruire una forte identità culturale.
Il campo nasce ad inizi anni ’90 per ospitare i profughi provenienti dalla ex Jugoslavia; a partire dal 2000 sono i rom ad essere la maggioranza degli ospiti. La condizione di degrado e di marginalità in cui il campo è abbandonato assieme alla sua costante e incontrollata crescita, sono causa di innumerevoli incidenti e tensioni con la comunità italiana che abita il quartiere. Dopo l’ennesimo incendio che il 31 dicembre 2006 devasta gran parte del campo, il Comune, con l’ausilio dell’organizzazione Casa della Carità, avvia un progetto di tutela a partire da un patto di legalità e convivenza civile, che i membri della comunità sono chiamati a sottoscrivere in cambio dell’assegnazione di un container per uso abitativo.
L’impegno è dunque quello di creare “ un clima di rispettosa convivenza “ all’interno dell’area, a non commettere reati, mandare i propri figli a scuola, rispettare le regole igienico sanitarie, non vivere di accattonaggio,contribuire al riordino degli spazi comuni. I sottoscriventi non possono ospitare estranei e il contravvenire al patto determina l’espulsione dal campo. Il Comune, dal canto suo, si impegna ad inviare educatori e operatori sociali, oltre a potenziare il presidio delle forze dell’ordine. Ad oggi 580 abitanti del campo di via Triboniano hanno sottoscritto il patto.
Inaugurazione 9 aprile 2010
Sabspace
via S. Pietro, 3 - Padova
Ingresso libero