Il muro del riso. I chicchi di riso che compongono l'opera potrebbero assomigliare a innumerevoli personalita' prive di identita' e di civilta' sempre in declino, in un presente derisorio.
a cura di Giulia Zamperini
Il fare uso dell’ironia e dell’impertinenza nell’arte, significa anche permettersi il lusso di godere una certa libertà, che diviene subito divertimento, gioco, risistemazione dei significati e del generale impatto visivo verso una determinata sembianza di una cosa. Ed è proprio con questa risistemazione dei significati, o della parola assegnata ad un oggetto, tradotta nello spazio artistico, che l’artista si diverte in questa sua nuova installazione.
“Il Muro di Riso” di Semplice, può richiamare alla mente dell’osservatore la famosa opera “Muro del Pianto”, ideata nel 1993 da Fabio Mauri, simbolo della divisione del mondo, così come dell’isolamento dell’individuo. Semplice non intende continuare, in contrapposizione o in parallelo, il discorso artistico di Mauri; il suo è un intervento a se stante, prodotto da un pensiero originale, che esprime una de-contestualizzazione rispetto alla famosa opera. Nel guardare l’opera di Semplice, l’attenzione si focalizza subito sul gioco di parole, e su quella caratteristica dell’artista, dell’invertire il senso logico di ciò che è apparente.
Buste di riso sottovuoto distese lungo il muro principale della galleria: Muro di riso, o Muro del riso.
I chicchi di riso che compongono l’intero “puzzle” dell’opera di Semplice, potrebbero assomigliare a innumerevoli personalità prive di identità (perché uguali a se stesse) di civiltà sempre in declino, in un presente derisorio. Un presente del dire e del disdire: dove l’ipocrisia schiaccia la verità, e offusca le menti. Ciò che dovrebbe apparire come mostruoso e triste, Semplice, pur non dimenticando la funereità di questa contemporaneità, ce lo suggerisce con l’aria di colui che vuole ridere, usando quell’arte dell’ironia che alleggerisce ma che non ignora, che chiede anche di soffermarsi. Con un solo gesto, in una sola immagine, ci introduce in un pensiero che sfocia nell’attuale, senza per questo renderlo con quell’evidenza tipica del linguaggio quotidiano, ma attraverso sempre quel suo far intuire, dello svelare e non-svelare, il contenuto, la verità, con l’apparente discorso non logico dell’immagine.
La sua opera vuole così essere, un’arte che è non-senso positivo, e differente dal comportamento della politica o del mondo attuale che è un non-senso negativo e probabilmente anche insanabile.
Inaugurazione mostra: sabato 10 aprile 2010, ore 19:00
LaPortaBlu Gallery
Arco degli Acetari 40, Roma
orari: dalle 17:00 alle 20:00 da martedì a sabato
ingresso libero