Scuola Romana di Fotografia
Roma
via degli Ausoni, 7/a
06 4957264
WEB
Guido Schermi
dal 15/4/2010 al 15/5/2010

Segnalato da

Scuola Romana di Fotografia



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Guido Schermi



 
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15/4/2010

Guido Schermi

Scuola Romana di Fotografia, Roma

Rimini 1995, mostra fotografica. In esposizione immagini di Rimini, citta' vissuta come una raccolta di memorie; una serie di pensieri che, a loro volta, vengono mostrati come se fossero nient'altro che tonalita' specifiche del cielo, gradienti di grigi, lame di luce o masse di peso visivo.


comunicato stampa

La Scuola Romana di Fotografia con questa mostra propone un suo sogno che intende continuare a far avverare: vedere riemergere alcuni di quegli autori che all'estero sono definiti col nome di "Piccoli Maestri". Il mondo della fotografia romano e nazionale ha infatti prodotto fotografi di pregio il cui lavoro oggi stenta ad uscire da un immeritato oblio, complici i fumosi sistemi di convalida culturale e le imperfette sovrapposizioni della fotografia coi mondi dell'arte e della cultura. Con questa mostra dedicata all'indimenticato Guido Schermi – anima fotografica della galleria romana Ferro di Cavallo – la Scuola Romana di Fotografia comincia insomma a pagare un affettuoso tributo a quegli artigiani/artisti dimenticati che sono stati il fulcro e la linfa vitale di tanti micro-sistemi nei quali, e grazie ai quali, la fotografia è maturata finendo per diventare ciò che è ancora oggi.

Guido Schermi – All'indietro nel tempo immobile

Augusto Pieroni
La fotografia di Guido Schermi fa coi luoghi quel che la nostra coscienza fa con la nostra vita: li attraversa come se il tempo in effetti non esistesse. Lo sguardo sta immobile, fissandone l'ineluttabile continuita', forse le microvariazioni, casomai l'impermanenza, infine la precaria contingenza. La fotografia di Schermi ci porta a osservare i luoghi con la stessa intensita' coinvolta di colui che non potrebbe prescinderne, ma anche con lo sguardo di colui che li lascia andare, ben conscio del fatto che non c'è modo di trattenerli. L'autore sospende i panorami in effigie cercando di far sì che quelle immagini ossessive somiglino al senso di sé che si è costruito in quei luoghi, grazie a quei luoghi, a partire da quei luoghi.

Nelle immagini di Rimini sentiamo risuonare il piacere esperto di chi sa, il gusto esistenziale del vivere, la voglia di comunicare di chi è avvezzo a condividere. Una citta' vissuta però come una raccolta di memorie; una serie di pensieri che, a loro volta, ci vengono dati a vedere come se fossero nient'altro che tonalita' specifiche del cielo, gradienti di grigi, lame di luce o masse di peso visivo.

Notiamo qui solo di striscio la contraddizione logica tra i luoghi proverbiali del divertimento estivo e le atmosfere cupe delle foto di Schermi: è questa la basa da cui partire. C'è qualcosa di profondamente malinconico nelle foto del mare in inverno – lo dice anche la canzone – ma anche di ammonitorio. Un morso di tempo, il riverbero di un sentimento, un pensiero insistente, la fame e la sete d'intensita'. Un filo di bruciatura in più, un inspessirsi delle ombre, e l'aria pesera' il doppio. Un riflesso sul selciato bagnato e il respiro si fara' umido. Il bagliore di una lampada e il silenzio verra' attraversato da un grido di luce. Un orizzonte celato, un'insegna che tutt'a un tratto si disvela, e la mite constatazione di esistenza si carichera' di attese e misteri. Rimini stravista e mai vista.

C'è del Ghirri in queste foto: nel format asciutto (non nella predilezione per il medio formato o per il b/n però), ma certamente nella serena vivezza mentale; nel desertico affollamento di segnali e tracce di vita; nell'indicare verso un al di la' del documento; nel ritornare sui luoghi della vita brulicante per reperirne solo gli scenari; nel sapersi sperdere in geografie familiari. C'è: ed è un bene. Ma lo straniamento e la desolazione ci colpiscono per come sono tutt'altro che disfatti: oscillando invece tra meraviglia metafisica e spleen felliniano. Amorevoli, voglio quasi dire. Partecipi.

La banalita' del reale non ha scampo, colta in una griglia compositiva sapiente, ricca di calcolate aritmie e vuoti risonanti. È lo sguardo, quello che costruisce la fotografia; non il fatto. Non la pettegola memoria di un attimo, ma chi la detiene e la rivive; non la risaputa mappatura dell'esistenza, ma lo sguardo polarizzato di chi ripercorrendola si rianima, come nel ricordo, sempre presente, di una ormai passata tenerezza. Scriveva Schermi nel 2006 – e non si trattava di paesaggi: "Non si dimentica uno sguardo / tra le labbra protese / quando un semplice bacio / disfa giorni, parole e argomenti / nel chiassoso abbracciare un silenzio. / Ora guardo. / Un sorriso mi copre nella notte insolente".

Inaugurazione Venerdì 16 Aprile 2010 ore 16:00

Scuola Romana di Fotografia
Via degli Ausoni 7/a, Roma
Ingresso libero

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