Palazzo Patrizi
Siena
via di Citta', 81
0577 292290 FAX 0577 292346

Transilvania
dal 26/5/2000 al 11/6/2000

Segnalato da

Comune Siena


approfondimenti

Giovanni Santi



 
calendario eventi  :: 




26/5/2000

Transilvania

Palazzo Patrizi, Siena

"Dei luoghi e degli uomini", la Transilvania in un reportage di Giovanni Santi. Persone e cose viste nelle campagne più isolate. Il racconto di una orgogliosa essenza arcaica.


comunicato stampa

"Dei luoghi e degli uomini", la Transilvania in un reportage di Giovanni Santi Persone e cose viste nelle campagne più isolate. Il racconto di una orgogliosa essenza arcaica.

Uomini, donne, animali, scorci di agglomerati urbani, momenti di vita quotidiana nelle campagne più isolate della Transilvania. Un luogo molto vicino a noi geograficamente ma in realtà così distante.

"Transilvania: dei luoghi e degli uomini" è il titolo scelto da Giovanni Santi - fotografo professionista che vive e lavora a Siena - per raccontare la storia, i volti, le abitudini e le tradizioni di questa terra che, al riparo da qualunque contaminazione, conserva intatte le sue caratteristiche.

La mostra si apre il 27 maggio e sarà ospitata a Siena nella Galleria di Palazzo Patrizi (via di Città, 75 - orario 9/19) fino all'11 giugno.

Santi dipinge attraverso i suoi scatti persone e cose viste nelle campagne più isolate della Transilvania. In termini di viabilità moderna, la zona può essere considerata "a due passi da noi". E invece i volti, i comportamenti, gli ambienti che osserviamo sembrano appartenere a un mondo differente, distante nel tempo, oppure separato dalle nostre abitudini di oggi.

Man mano che il reportage, proprio come accade in un testo scritto, si svolge, l'idea di Transilvania come luogo dalle misteriose ambientazioni, viene confutata e riconfermata nello stesso tempo. Sguardi evocativi, saggezza, disagio e contraddizioni emergeranno lungo il percorso fotografico.

Immagini e parole potranno confermare o dissimulare alcune nostre idee, ma senz'altro ci faranno sapere "dei luoghi e degli uomini", colti, forse per l'ultima volta, nella loro orgogliosa essenza arcaica.

In occasione della mostra - inserita nel programma di inizative dell'assessorato alla cultura del Comune - verrà presentato anche un libro (in italiano ed in inglese) dallo stesso titolo con le foto (stampate in duotone) ed i testi di Omar Calabrese (ordinario di semiotica delle arti all'università di Siena), Bruno Mazzoni (ordinario di lingua e letteratura romena all'università di Pisa ), Loris Campetti (giornalista de "Il Manifesto" ed esperto dell'Est Europa) oltre ad una prolusione del sindaco di Siena, Pierluigi Piccini ed una presentazione di Roberto Mutti (critico fotografico e direttore di "Immagini Fotopratica").

Siena, Galleria di Palazzo Patrizi
Via di Città, 75 - Orario 9/19
Ingresso gratuito


Transilvania: i luoghi
Di Pierluigi Piccini *

Quanto è lontana la Transilvania? E' così vicina geograficamente che ci potremmo aspettare assonanze, similitudini, omologazioni con il resto dell'Europa. Nessuno sfugge al potere della comunicazione o della globalizzazione. Ed invece è a questo punto, nel bel mezzo di un ragionamento fatto di automatismi e rassicuranti luoghi comuni, che si scopre un mondo remoto, separato da noi non dai chilometri ma dalla cultura, dalle abitudini da una specificità che è quasi impossibile trovare oggi. Si apre il sipario verso la terra della memoria.

Non esiste angolo della terra dove influenze religiose, economiche, dominazioni, turismo, investimenti stranieri, conquiste non siano state in grado di aprire porte attraverso le quali si mischiano pregi e difetti, saperi e incertezze, abitudini e civiltà. Con almeno una eccezione. Non si tratta di una scelta ma di un'insieme di fattori, di solito negativi.

Nell'epoca in cui l'omologazione è un automatismo che fagocita secoli di storia e di tradizione, che si porta via la spontaneità in cambio di una bottiglietta di bibita nerastra o di un hamburger la diversità è una ricchezza. Inconsapevole ed ingenua forse, ma un bene prezioso che si può conservare più a lungo se è meno evidente, se non c'è la tentazione di barattarlo per un pugno di perline colorate.

E' una scoperta stupefacente ma stavolta non c'entrano niente la voglia romantica di stranezze o il vagheggiamento di un mondo bucolico e felice. Perché non è una realtà idealizzata. Le rughe dei volti fotografati da Giovanni Santi sono solchi di fatica e di stanchezza, quelle espressioni raccontano di una vita dura, semplice nei suoi meccanismi ma non per questo agevole. Anzi.

Però non ci sono compromessi. E' come se nessuno si fosse mai preso la briga di raccontare che fuori c'è dell'altro: belle auto, tv con programmi accattivanti, colori, vestiti, suoni, musica e film, ricchi premi e cotillons.

E' difficile dire quanto questo isolamento potrà durare e non lo si può neanche giudicare, nel bene e nel male. E' un vantaggio per la gente? Arriverà prima o poi il benessere, la qualità della vita salirà? E quando, come? Che succederà alle persone semplici che hanno vissuto fino ad oggi in un isola protetta non da un mare azzurro ma da errori, tirannie, miti diabolicamente negativi? E' la terra di Dracul, non dimentichiamocelo. E non scordiamo la dittatura e la sua fine cruenta. Un disastro, come il liberismo sfrenato degli ultimi anni, senza rispetto per gli uomini, per il lavoro, i campi, i secoli, la cultura e le tradizioni. Ma l'isola c'è ancora.

Se sei qui non puoi chiamarti turista. Viaggiatore sì ma turista mai. Anche chi arriva convinto di subire il fascino sinistro e perverso delle storie di vampiri ci mette un niente a rendersi conto di aver sbagliato ogni previsione. Dracula è più hollywoodiano che rumeno, la Transilvania non fa proprio una figura sul grande schermo che cerca ombre lunari ed ululati fra boschi pietrificati e rami stecchiti. Si vede immediatamente che non è così, non c'è niente di quello che ti aspetti. Neppure l'ansia di chi dal terzo mondo vuole uscire arrampicandosi con le unghie e coi denti verso la luce al neon che proviene dai Paesi più evoluti. Non solo non c'è contatto o contaminazione, ma neanche un passaggio diretto fra l'isola senza mare e le città del terzo millennio. Allora cammini, sei viaggiatore, non turista, esploratore che scopre la differenza vera fra tante originalità costruite a tavolino. Trovi l'ingenuità, l'innocenza la disponibilità e la tranquillità di chi ha troppa rinc!
orsa davanti a sé per doversi affannare a recuperare lo svantaggio. Ammesso che sappia vedere la direzioni in cui correre o decida di volerlo fare.

Non è una visione poetica, inutile dipingere con i colori del mito un Paese allo sbando, aperto allo sfruttamento ed a una colonizzazione moderna cento volte più spietata rispetto ai modelli del passato. Ma la Transilvania è un posto vero, circoscritto da una diversità ancora troppo forte perché si possa tentare di uscire dai confini delle cose povere, semplici, quasi disarmanti. E poi scopri che questa distanza enorme è la stessa che separa la nostra quotidianità dal centro di una cultura comune mitteleuropea. Ritrovare le origini passeggiando all'indietro, viaggiare a ritroso e tornare nel punto in cui hanno preso forma tante cose, oggi così strane ai nostri occhi ma istintivamente vicine al cuore. Incontrarsi, parlare, scambiarsi un bicchiere, un po' di cibo tra amici, calore umano. Sono gli elementi di un ritorno al già vissuto dell'anima, alla memoria collettiva non contaminata da bollicine e lustrini. Ci può essere un luogo fisico del ricordo? Sinceramente non lo so. Ma! sono davvero convinto che in Transilvania, a differenza che altrove, lo si possa cercare.

*Pierluigi Piccini, sindaco di Siena è un viaggiatore abituale di questi luoghi. Per il libro di Giovanni Santi ha scritto un testo introduttivo.

IN ARCHIVIO [8]
Federico Pacini
dal 30/1/2009 al 14/2/2009

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