Palazzo Sormani - Sala del Grechetto
Milano
via F. Sforza, 7
02 88463372
WEB
Gioie e dolori nell'America degli Anni Trenta
dal 28/4/2010 al 9/6/2010
lun-sab 14-19

Segnalato da

Mazzotta Ufficio Stampa



approfondimenti

Luigi Sansone



 
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28/4/2010

Gioie e dolori nell'America degli Anni Trenta

Palazzo Sormani - Sala del Grechetto, Milano

Dall'euforia alla Grande Depressione. Una mostra bibliografica e documentaria dedicata agli Anni Trenta, il cosiddetto decennio del diavolo - The Devil Decade, sicuramente il periodo piu' difficile della storia americana del Novecento. Sono esposti manifesti, fotografie, cartoline, partiture, dischi in vinile, riviste d'epoca ed edizioni originali di romanzi di narratori americani che hanno illustrato le abitudini di vita durante gli anni ruggenti e nella grande depressione. A cura di Luigi Sansone.


comunicato stampa

a cura di Luigi Sansone realizzata in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta

"L’unica cosa che consola quando si è poveri è la stravaganza". Oscar Wilde

Giovedì 29 aprile presso la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani, sede della Biblioteca Comunale, si terrà l’inaugurazione della mostra bibliografica e documentaria dedicata agli Anni Trenta, il cosiddetto decennio del diavolo - The Devil Decade, sicuramente il periodo più difficile della storia americana del Novecento.

Ricostruire il clima della Grande Depressione nei suoi passaggi dall’età felice degli Anni Venti alla rinascita della fine degli anni Trenta attraverso documenti e oggetti che denunciano mode, gusti, forme di espressione e linguaggi in evoluzione è l’intento della mostra, allestita lungo lo Scalone Monumentale della Sala del Grechetto e visitabile fino al 10 giugno.

Saranno esposti manifesti, fotografie, cartoline, partiture, dischi in vinile, riviste d’epoca ed edizioni originali di romanzi di narratori americani che ci hanno consegnato pagine significative sulle abitudini di vita durante gli anni ruggenti e nella grande depressione. I materiali, tra cui una collezione di bigiotteria americana d’epoca, provengono da collezioni private, dalla Fondazione Antonio Mazzotta e dalle ricche raccolte novecentesche della Biblioteca Centrale e rievocano i dolori di un periodo oscuro illuminato dalle gioie luccicanti – gli stravaganti bijoux di Hollywood – che hanno acceso le luci della ribalta, della fantasia e della rinascita sociale.

Fu Coco Chanel ad inaugurare l’uso, nell’alta moda, di gioielli realizzati con materiali poveri ma creati con fantasia e abilità stilistica tali da essersi guadagnati un posto d’onore nella storia del design. Se la loro diffusione, tuttavia, avviene nei ruggenti anni Venti, in piena euforia, gli stravaganti bijoux-fantasia brillano di luce propria nel periodo più buio dell’America del Novecento: la Grande Depressione degli anni Trenta.

Il crollo della Borsa di New York, il famoso “giovedì nero” di Wall Street, fece da prologo a The Devil Decade, il cosiddetto decennio del diavolo. Dopo l’infanzia felice degli Anni Venti, trascorsa tra opulenza e incessante esortazione al lavoro finalizzato al guadagno e al consumo sfrenato, emblemi del tanto inseguito successo, la società americana cadde nella profonda crisi economica che modificò le abitudini di vita dei cittadini di tutte le categorie sociali e seminò miseria e morte negli strati più bassi della popolazione.

Gli sforzi per risollevare economicamente e moralmente i cittadini, così duramente provati, furono affidati a una serie di provvedimenti noti come New Deal, che avviarono un periodo di straordinaria creatività e vivacità nel campo del design, della cultura e dello spettacolo. La necessità di controllare la reazione di milioni di persone e di comunicare con la massa sfiduciata, infatti, spinse ad adottare una strategia di persuasione all’ottimismo affidata alla grande forza dell’emergente industria culturale. I distributori cinematografici furono esortati “a far vedere film che riportassero coraggio e speranza nel cuore della gente”. Dal cinema, dunque, che adotta in questi anni il sonoro, dalla radio e, in modo particolare, dal neonato musical con le sue coreografie scintillanti e le attrici agghindate con i più stravaganti gioielli-fantasia, partì la campagna anti-depressiva finalizzata a far dimenticare lo Stormy Weather e ad indurre a sperare in Happy days are here again.

La musica ebbe dunque un ruolo fondamentale nella strategia di controllo psicologico delle masse: la radio, molto diffusa nelle case degli americani, trasmetteva note canzoni popolari per risollevare il morale della popolazione. Le canzoni Brother, can you spare a dime, I've got a right to sing the Blues e Shanty in old shanty town sono testimonianze della tragedia dell'epoca, mentre altre che la gente ascoltava e cantava come We're in the money, lanciata da Ginger Rogers e dal coro nel film Gold diggers of 1933, e Fits as a fiddle, servirono come sprone e incoraggiamento ai cittadini.

In ragione dell’importanza che la musica popolare metropolitana ha rivestito nella vita quotidiana degli americani e nella formazione della loro cultura nazionale, la mostra prevede tre appuntamenti concertistici che affronteranno da punti di vista differenti le tematiche musicali inerenti al periodo della decade del diavolo: quelle della composizione e dell’improvvisazione.

Durante l’inaugurazione si terrà il primo concerto che vedrà come protagonista la musica di George Gershwin nell’interpretazione del duo formato dal soprano Karin Schmidt e dal pianista Paolo Alderighi. Il programma, che prevede un florilegio di motivi scelti tra le pagine più famose che Gershwin ha scritto in collaborazione con il fratello Ira, sarà articolato secondo i due versanti che hanno impegnato l’autore: quello delle song per il teatro musicale, che nei decenni si sono scoperte evergreen soprattutto in virtù del loro continuo utilizzo nell’ambito della musica afro-americana, e quello più squisitamente classico, impregnato di americanità dalle patenti influenze jazzistiche che lo attraversano. Ad affrontare questa duplice natura della musica di Gershwin saranno due artisti riconosciuti anche per la loro duttilità che li rende flessibili nell’esprimersi in maniera convincente sia sul terreno più rigorosamente classico, sia su quello in cui è necessario utilizzare le regole linguistiche dell’improvvisazione.

Il secondo appuntamento musicale previsto l’11 maggio alle ore 21.00, sarà focalizzato sulla musica di Duke Ellington, artista che ha saputo sintetizzare come pochi altri nell’ambito del jazz, la disciplina dell’orchestra con i guizzi creativi dei suoi solisti, codificando uno stile unico ed irripetibile conosciuto come jungle. A ripercorrere la sua opera di compositore in una breve antologia sarà un quartetto insolito formato da eccellenti musicisti di jazz quali Cesare Rotondo al flauto, Vittorio Chessa alla chitarra, Dario Tosi al pianoforte ed il contrabbassista Carlo Panzalis. L’Ellington che propongono restituisce, in una chiave moderna e con una misura equilibrata, l’eleganza sofisticata e la matrice fortemente radicata nel cuore della musica afro, vale a dire gli elementi originari del pensiero ellingtoniano.

Il terzo appuntamento, in coincidenza con la chiusura della mostra prevista per l’11 giugno, sarà dedicato allo swing, cioè a quell’insostituibile maniera di scandire il ritmo ed interpretare il fraseggio melodico intorno al quale si è consolidato il linguaggio del jazz. Alfredo Ferrario al clarinetto, Fabrizio Bernasconi al pianoforte e Franco Finocchiaro al contrabbasso, ne proporranno una versione ricca di sfumature, cameristica e contemporanea. Il repertorio sarà quello degli standards, intramontabili gioielli melodici su cui improvvisare in maniera sempre imprevista e nuova: gioielli scaturiti dalla genialità popolare di songwriters quali, tra gli altri, Cole Porter, Irving Berlin, Hoagy Carmichael, Richard Rodgers, Victor Young...

ufficio stampa: MAZZOTTA
Foro Buonaparte 52, Milano (Milano)
028055803
ufficiostampa@mazzotta.it

Inaugurazione 29 aprile 2010, ore 18.30

Palazzo Sormani - Sala del Grechetto
via F. Sforza 7 - Milano
orario 14-19 (chiuso la domenica)
ingresso libero

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