Introspezioni. La solitudine e il silenzio caratterizzano lo spazio creato dall'artista nelle sue tele: ombre allungate che si spezzano tra pareti e pavimento, figure di donne che si interrogano sul loro stato, tra follia e destino segnati da eventi che accadono con una precisione da orologiaio o per insignificanti slittamenti temporali.
La solitudine, il silenzio caratterizzano lo spazio creato da Maria Luz Seghezzo: ombre allungate che si spezzano tra pareti e pavimento, figure di donne che si interrogano sul loro stato, tra follia e destino segnati da eventi che accadono con una precisione di orologiaio o per insignificanti slittamenti temporali.
Il richiamo alla pittura metafisica di De Chirico è evidente, ma c’è l’innesto della malinconia e della gravità argentine e della rilettura fatta con gli occhi di Borges, occhi dello spirito, perché Borges nei suoi ultimi anni era cieco, occhi che analizzano se stesso, i sogni, le realtà parallele. I temi tipici di Borges: lo specchio, il labirinto, l’introspezione si ritrovano nelle opere di Maria Luz.
La pittura argentina ha guardato molto alla grande pittura italiana, ma in forma molto autonoma e, tra i paesi sudamericani, ha i gusti più europei; lo stile argentino riesce spesso ad imporsi per quella sua assolutezza e quel suo rigore come ad esempio Fontana, artista-ponte tra la cultura italiana e argentina. Il rigore dei suoi tagli sulle tele corrisponde ad una essenzialità formale tipicamente argentina con il suo substrato di origine sensuale.
"Quel che manca non fa danno" è uno degli aforismi di Borges per indicare il valore dell’essenzialità che Maria Luz traduce in una ricerca di colori, figure, soggetti, situazioni, senza orpelli e inutili complicazioni con dei particolari studiati con cura.
Inaugurazione: martedì 11 maggio 2010 dalle ore 18:00 alle ore 21:00
Spazio Visivo
Via Angelo Brunetti 43, Roma
Lun-Sab 10.30 - 13.00 / 16.30 - 19.30, festivi su appuntamento
Ingresso libero