Elad Lassry espone una serie di nuovi lavori fotografici e un film, Untitled (Passacaglia), con il quale continua la sua ricerca sull'immagine, sulla percezione, sull'estetica e sui riferimenti culturali della societa' contemporanea. Egli vede la fotografia come semplice strumento asservito alle volonta' dell'artista, eliminando la dialettica fra mezzo e messaggio. Attraverso collage, dipinti e installazioni, Josh Smith porta avanti la sua ricerca sul concetto di autenticita', di pittura astratta, sul ruolo dell'artista e sul significato di opera d'arte.
Elad Lassry
Il 19 maggio la Galleria Massimo De Carlo inaugura la prima personale in Italia di Elad Lassry.
L’artista, di origine israeliana che vive e lavora a Los Angeles, espone una serie di più di dieci
nuovi lavori fotografici e un film, Untitled (Passacaglia), presentato alla Kunsthalle di Zurigo
lo scorso febbraio in occasione della sua prima personale in Europa.
Elad Lassry vede la fotografia come semplice strumento asservito alle volontà dell’artista,
eliminando in un sol colpo la dialettica fra mezzo e messaggio. Utilizzando una tecnica
impeccabile, che ricorda il linguaggio pubblicitario e che alle volte comprende anche la
rielaborazione di immagini preesistenti, Lassry riproduce in maniera dettagliata, quasi maniacale,
animali, oggetti, ambienti e persone di cui esalta la brillantezza dei toni, le luci e le ombre, in un
perfetto equilibrio formale e compositivo. Sono lavori di piccole dimensioni in cui anche la
cornice, realizzata artigianalmente, entra in relazione con la fotografia attraverso una scelta del
colore non causale.
Con il film Untitled (Passacaglia) Elad Lassry continua la sua ricerca sull’immagine, sulla
percezione, sull’estetica e sui riferimenti culturali della società contemporanea. L’artista trae
ispirazione da un documentario del ’66 in cui Doris Humphrey realizza una coreografia sulle note
e sui movimenti della Passacaglia, una musica spagnola che verso la fine degli anni ’30 contribuì
alla nascita della coreografia moderna. Come nei lavori fotografici, anche nei 15 minuti del film
nulla è lasciato al caso: i vestiti dei ballerini del New York City Ballet, l’opera Tall Portuguese
Woman, del 1916 di Robert Delaunay, che fa da sfondo, il posizionamento e i movimenti della
macchina da presa, le pose e i passi della coreografia, l’assenza dell’audio focalizzano l’attenzione
non tanto sui singoli elementi rappresentati ma sulla natura della percezione visiva e sul rapporto
che si instaura fra “il soggetto che vede” e “l’oggetto che è visto”.
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Josh Smith
Il 19 maggio la Galleria Massimo De Carlo presenta la prima personale in Italia di Josh Smith.
Attraverso collage, dipinti e installazioni, il pittore americano, nato in Tennessee (USA) nel
1976 e newyorkese d’adozione, porta avanti la sua ricerca sul concetto di autenticità, di pittura
astratta, sul ruolo dell’artista e sul significato di opera d’arte.
Partendo dai “name paintings”, in cui il nome Josh Smith, molto diffuso in America, diventa il
soggetto ripetuto ossessivamente dei suoi quadri, ai “collages”, dove poster, ritagli di giornali,
mappe e fotografie si confondono con interventi pittorici, passando per i “palette paintings”, le
sue tavolozze di colore, e gli “announcement”, i poster realizzati direttamente dall’artista per le sue
mostre, quello che caratterizza l’opera di Smith è la serialità, la sovrabbondanza di un flusso di
coscienza creativa che non si pone limiti.
E’ proprio questa libertà d’espressione che contraddistingue il lavoro di Josh Smith. Se il
pittore “pensa attraverso la pittura”, come sosteneva Paul Cezanne, è chiaro che ci si ritroverà
davanti ad una moltitudine di lavori, un’iperproduzione che si oppone alla tendenza generale di
considerare la qualità di un’opera direttamente proporzionale alla sua rarità. Liberandosi dalle
logiche che portano necessariamente ad una distinzione fra lavori maggiori e minori, e rompendo
questo sistema valoriale con cui si giudica l’opera di un artista, Josh Smith offre una nuova,
possibile risposta a vecchie problematiche, un’alternativa che focalizza l’attenzione sul processo
creativo di un’opera all’interno di una produzione artistica, piuttosto che il suo “essere unico”.
Immagine: Josh Smith, Untitled, (JS06198) 2006
Olio su tela, 61 x 45.7 cm
Inaugurazione 19 maggio 2010, ore 19
Galleria Massimo De Carlo
Via Ventura, 5 - Milano
orari: dal martedì al sabato, dalle 11:30 alle 19:30
ingresso libero