Collettiva caratterizzata dall'utilizzo da parte degli artisti del ricamo, del filo che insegue l'immaginario creativo sostituendosi a matita e pennello per costruire segni ed immagini su tela e carta.
Variegata collettiva che il titolo “Di filo in filo” suggerisce nella sua caratteristica saliente, l’utilizzo da parte degli artisti del ricamo, del filo che insegue l’immaginario creativo sostituendosi a matitae pennello per costruire segni ed immagini su tela e carta.
Tecnica, questa del ricamo, che affonda le radici nel passato, dai grandi arazzi medioevali con le narrazioni epiche,vedi l’arazzo di Bayeux del 1070 ai più conosciuti arazzi rinascimentali ai cui cartoni lavorarono artisti come Raffaello e Rubens per giungere in epoca più recente ad artiste quali Sonia Delauney , Sophie Taeuber Arp che concepirono il ricamo in chiave astratta e non ultimi, nella contemporaneità, gli arazzi di Alighiero Boetti o le tele di Francesco Vezzoli.
Gli artisti in mostra appartengono a generazioni differenti, iniziando dai lavori di Rino Carrara che trae i fili delle sue ampie composizioni dalle dense stesure cromatiche delle opere del periodo informale, per giungere alle sperimentazioni di Antonio Piga che fa dei capelli la materia, il filo, per ricamare delicati tondi in un susseguirsi di velature giocate sui toni bruni o di Maria Chiara Calvani che in un video dal titolo “Non ci sono più numeri da prendere” filma l’atto del cucire della propria nonna mentre recita una nenia umbra di carattere religioso, atto in cui l’ago ripetitivamente penetra , punge, senza mai uscire.
Di un intenso lirismo e di raffinata stesura compositiva ,fatta di stratificazioni di carte trasparenti percorse dal sottile filo nero del ricamo sono i disegni, gli “amori nascosti“, di Mariella Bettineschi. Marco Bettoni interpreta invece il ricamo in chiave disincantata ed ironica addobbando in vivaci cuffie realmente ricamate i piccoli idoli giapponesi da lui ritratti e su questa scia, in modo più graffiante ,si colloca la grande bandiera, mossa dal vento, di Gianluigi Antonelli, bandiera bianca che porta ricamati in bianco,quasi illeggibili le famose libertè,egalitè,fraternitè su cui avrebbe dovuto fondarsi una nuova era.
Marina Gasparini in piccoli interni ,rigorosamente bianco-grigi in cui si percepisce un vuoto,un’assenza di calore, di presenza umana traccia con fili vivaci frasi che attraversano questo quotidiano in un prezioso contrasto tra il minimalismo della situazione e l’accurata elaborazione dell’opera.Ancora differente l’operazione di Vittoria Chierici che fedele ad una sua ricerca pluriennale su un disegno di Leonardo, studio per l’affresco della Battaglia di Anghiari, ne ricama un particolare su una maglietta, trasformandolo in un logo del suo lavoro artistico.
Inaugurazione 18 maggio ore 18.30
TufanoStudio25
via Col di Lana, 14 - Milano
Mar-ven 15.30-19 e sabato su appuntamento
Ingresso libero