Iterchange. Una ventina di opere su carta delineano il percorso della mostra di Minjung Kim, l'artista coreana scelta dalla galleria per concludere la stagione espositiva 2009 / 2010.
… l’incontro tra Occidente e Oriente nell’opera di Minjung Kim si gioca sulla contaminazione, lo scambio, la stratificazione, lo “sfondamento” di segni e di macchie. Segni e macchie che danno vita, nella loro indefinita qualità percettiva, a una molteplicità produttiva dove la rappresentazione cede il posto alla vitalità del gesto. Non ci sono paesaggi, ritratti o cose. C’è l’atto che, attraverso la sua rigorosa disciplina, produce il vuoto nel momento stesso del suo compimento. Carta – pennello – inchiostro – combustione costituiscono un concatenamento, un divenire molteplice su un piano d’immanenza. Una piega del vuoto.
(Guido Curto – dalla presentazione della mostra a Palazzo Bricherasio – Torino 2006)
Una ventina di opere su carta delineano il percorso della mostra di Minjung Kim, l’artista coreana scelta dalla Galleria Sant’Angelo per concludere la stagione espositiva 2009 / 2010.
L’artista nasce a Gwangju, nella Repubblica Coreana, nel 1962. Fina dall’età di sei anni, per volontà della famiglia, intraprende studi di pittura con diversi maestri, tra i quali il celebre acquerellista Yeongyun Kang e, dai tredici ai ventinove anni, di calligrafia orientale. Questo ultimo insegnamento le permette di addentrarsi nei fondamenti della tradizione speculativa asiatica. Come sostiene Giangiorgio Pasqualotto in un suo saggio, la peculiarità della scrittura orientale “è costituita dal fatto che essa è in grado di designare non solo la struttura propria di ciascun oggetto, ma anche e soprattutto l’azione, il potere attivo, l’efficacia che quel oggetto – sia esso materiale o ideale – possiede e dispiega. Questa capacità di rendere visivamente l’attività o l’efficacia della realtà è in perfetta consonanza con il modo stesso di intendere l’universo da parte della più antica tradizione cinese, quella taoista classica, la quale ha da sempre considerato tutto ciò che è reale non come un insieme di oggetti, ma come un universo infinito di processi: in base a questa concezione del mondo ogni cosa, anche quella apparentemente più inerte, è dotata di un potere attivo, di un’energia che non è secondaria rispetto alla sua essenza” (G. Pasqualotto, La via della scrittura, Genova 1992). Lo studio della scrittura non solo trasmette a Minjung questa visione del mondo, ma le insegna anche a comunicarla grazie all’uso estremamente controllato del pennello, che “canalizza” l’energia e la fa convergere sulla carta.
Quando, nel 1980, si iscrive all’università Hong Ik di Seul, Minjung ha già ricevuto una formazione artistica molto dettagliata, che si completa attraverso lo studio approfondito della pittura orientale con i maestri Taejun Ha, Sunam Song e Sukhchang Hong. Dopo aver completato il corso di studi universitari nel 1985, si iscrive a un master post laurea presso lo stesso ateneo e si diploma con una tesi sui quattro materiali fondamentali della pittura a inchiostro (la carta di riso, il pennello, il pigmento dell’inchiostro e la pietra che fa da supporto alla sua macinazione).
Nel 1991 decide di trasferirsi in Italia. L’incontro con la civiltà occidentale – che la sorprende per la grande varietà di forme, di opzioni estetiche, ma anche di stili di vita che la caratterizzano – le fa scoprire la possibilità di costruire una dimensione strettamente individuale, nella quale vivere con una grande libertà espressiva la propria condizione di artista. Allo stesso tempo l’incontro con l’Occidente le permette di riscoprire l’autentico significato di alcuni gesti emblematici della propria civiltà di origine, come l’attenta preparazione spirituale effettuata prima dell’attività pittorica, e il rito del tè, inteso come verifica del proprio stato d’animo. Nello stesso anno si iscrive all’Accademia di Brera, a Milano.
Qui ha modo di conoscere non tanto i fondamenti della pittura europea, già affrontati nell’ambito degli studi universitari intrapresi in Corea, quanto piuttosto di analizzare le opere di quegli artisti occidentali che, nel corso del Novecento e in modo non sempre consapevole, hanno compiuto ricerche analoghe a quelle di molti pittori orientali. In particolar modo, alcuni dipinti di Paul Klee, Franz Kline e Robert Motherwell la spingono a iniziare un nuovo percorso estetico, in cui si allontana progressivamente dalla tradizione figurativa per condurre una ricerca sul valore espressivo del segno e della macchia, due elementi stilistici che si combinano perfettamente con quella “visione processuale del mondo” e quella capacità di “canalizzazione dell’energia” apprese entrambe con lo studio della calligrafia. Questa svolta è dettata anche dalla frequentazione in Accademia dei corsi di pittura tenuti da Maurizio Bottarelli, che incentra le sue lezioni sulle qualità percettive della macchia e sulla sperimentazione della tecnica dell’acquerello. Da Diego Esposito, con cui svolge gli ultimi due anni di studi accademici e in seguito si diploma, Minjung apprende invece i fondamenti delle avanguardie concettuali e quella grande disinvoltura espressiva che caratterizza le più recenti tendenze artistiche.
La contaminazione fra concezioni e tecniche sia orientali sia occidentali prosegue anche al di fuori dell’Accademia. Nel suo lavoro pittorico – che si svolge sempre a terra, come vuole la tradizione orientale, perché la terra, dal punto di vista sia letterale che metaforico, è il supporto basilare per qualsiasi dipinto – Minjung tende a servirsi dell’acquerello in modo sempre più concentrato, al fine di esprimere efficacemente l’intensità dell’energia rappresa nel colore. Nelle opere realizzate dal 1998, inoltre, la carta, utilizzata in più strati sovrapposti, subisce delle combustioni che, oltre a generare un senso di tridimensionalità, consentono di percepire una dimensione cronologica, di avvertire la stratificazione del tempo emblematizzata dalla successione di superfici cartacee.
Attualmente vive e lavora tra l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti.
Inaugurazione 22 maggio ore 18
Galleria Sant'Angelo
Corso del Piazzo, 18 - Biella
Orario: dal mercoledì al sabato 15.30 / 19.00
Ingresso libero