Palazzo Mediceo
Seravezza (LU)
via del Palazzo, 358
0584 756100 FAX 0584 756100
WEB
Zabari! Percezioni e confini nell'Europa contemporanea
dal 27/5/2010 al 27/5/2010
ore 21

Segnalato da

Renshi




 
calendario eventi  :: 




27/5/2010

Zabari! Percezioni e confini nell'Europa contemporanea

Palazzo Mediceo, Seravezza (LU)

Rassegna di opere video e incontro con l'artista Leone Contini. Partendo dall'esperienze dei Rom in Serbia, Francia ed Italia gli artisti presentati descrivono le vecchie e nuove frontiere che separano l'Europa.


comunicato stampa

--------------------------english below

a cura di Giacomo Bazzani

Un incontro per raccontare i confini che attraversano l'Europa contemporanea. Partendo dall'esperienze dei Rom in Serbia, Francia ed Italia, con opere video e performance, gli artisti presentati descrivono le vecchie e nuove frontiere che separano l'Europa.

"Zabari" e il modo piu popolare con cui gli italiani vengono chiamati nei paesi della ex-Yugoslavia. "Zaba" infatti, in serbo-croato significa "rana" e, nell'immaginario comune, l'italiano e colui che abitualmente mangia le rane. Realta e finzione si uniscono nello stereotipo in maniera apparentemente perfetta. Una finzione che diventa realmente efficace solo nell'esperienza di chi poi, di questo buffo pregiudizio, e vittima.

Nell'opera video Vicentin (2'30'', 2009) di Leone Contini, un immigrato dalla ex-Yugoslavia a Vicenza racconta, con accento veneto, del suo disprezzo per rom e kosovari. Lo fa di fronte ad un casa in costruzione che poi, ci dira mostrando le sue mani possenti e segnate, e il frutto di trenta anni di duro lavoro in Italia. Il paradosso e che lui per primo, in quanto immigrato, e potenziale vittima di analoghi pregiudizi.

La percezione infatti, nelle sue forme ed il suo modus operandi, e l'oggetto delle opere selezionate per la rassegna che vedra presentate, tra le altre, le opere di Leone Contini e di Unlab. Non la percezione in senso lato, nella sua analisi teorica, ma le situazioni in cui questa prende le forme di una demarcazione sociale; una linea di confine che separa persone e territori attraverso un racconto che pretende di essere esclusivo ed escludente. Le pratiche artistiche contemporanee vivono la necessita di legittimare il proprio ruolo instaurando un proprio originale punto di vista: instaurando cioe un nuovo ordine del discorso. Le pratiche presentate in Zabari! cercano di farlo scegliendo come luogo di osservazione particolare le linee di separazione che attraversano l'Europa contemporanea, tra nord e sud, nativi e migranti, Rom e non-Rom.

Con un approccio non documentaristico ma narrativo e performativo, gli artisti collocano il proprio lavoro al margine tra l'azione diretta ed il racconto, riuscendo a creare un nuovo orizzonte percettivo di fenomeni complessi e poco conosciuti.

Nell'opera Un tetto sulla testa (4'30'', 2008) di Contini, Sukri, un Rom espulso dal Kossovo e rifugiato a Pozarevac, in Serbia, descrive la tecnica costruttiva con cui sta realizzando la nuova casa in terra, paglia e legno, che permettera alla sua famiglia di abbandonare la baracca adiacente. Nell'opera, il racconto personale diventa un modello costruttivo economico e autoprodotto, riutilizzabile in altri contesti. Un paradosso dell'idea stessa di "sostenibilita" o l'avvento di una nuova imprenditoria Rom?

------------------------------English version

Zabari! Perceptions and Borders in Contemporary Europe
curated by Giacomo Bazzani

Video screening and talk with the artist Leone Contini

"Zabari" is the way people call Italians in the former Yugoslavia. "Zaba" in Serbo-Croat language means frog, and Italians are in fact supposed to eat a lot of frogs. Reality and fiction seem perfectly overlapped in the stereotype. However the fiction becomes really effective only in the experience of those who are labeled with this funny stereotype.

In the video Vicentin (2'30'', 2009) of the artist Leone Contini, an immigrant from former Yugoslavia in Vicenza (north Italy) speaks about Roma people and Kosovars in a very derogatory way. He speaks with a quite strong local Italian accent; actually he lived in Italy for many years. At some point he shows his hands and he tells us that the house behind him was built thanks to many years of hard work as an emigrant in Italy. He thinks that Roma people and Kosovars are instead lazy people. The paradox is that as an immigrant in Italy he is a potential victim of very similar stereotypes.

Perception is in fact the main subject of the artworks presented, including videos from Leone Contini and Unlab. The focus is on Perception as something embodied in the social relations, by the side of borderlines which divide territories and people. The approach of the artists is narrative and performative rather than documentarist, their artworks are in fact on the edge between tale and action, aiming to create a new awareness regarding complex and unknown social phenomena.

In the video A roof over my head (Leone Contini, 4'30'', 2008), Sukri, a Rom refugee expelled from Kosovo after the official end of war, shows the technique and the skill he needs to biuld a new house, made out of mud, straw and wood. This private tale becomes the model for an unexpensive way to build houses, a kind of pattern which can be easily exported in other contexts.

Just a paradox in the way we think sustainability or maybe the beginning of a new Roma Entrepreneurship?

Images: Leone Contini, Un tetto sulla testa - A roof over my head, DVD PAL 4'30'', 2008.

Venerdi 28 maggio 2010, ore 21

Palazzo Mediceo
Scuderie Granducali, Seravezza, Lucca
ingresso libero

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