Solchi urbani. Partendo dalla sensazione che il concetto di ''urbano'' sia solo uno stato mentale, le opere riflettono sull'effetto che le citta' e i grandi abitati urbani lasciano su chi le abita.
Come scrive il critico Alessio Cosentino con questa mostra Marco Angelini fa un passo in più: si sposta da una percezione del mondo intimistica (quasi solipsista nel suo essere così solo come individuo nel mondo) ad una riflessione sulle tracce che lasciamo nel nostro passaggio. Le tracce o, meglio, i solchi sono pur sempre ''Resti''/residui di una vita e di un percorso: un’evoluzione quindi, ma pur sempre in linea con la poetica che accompagna questo artista sin dalla mostra personale a Londra (vedi Restful Turmoil –luglio/agosto 2009).
Partendo dalla sensazione che ''urbano'' sia solo uno stato mentale più che reale le opere di questa mostra riflettono sull'effetto più o meno cosciente che le città e i grandi abitati urbani lasciano su chi le abita: da sfondo di una vita diventano, in qualche modo, artefici di cambiamenti profondi che, stratificandosi, diventano prima ferite e poi solchi evidenti testimoni di un tempo che scorre e segna i percorsi di una vita.
Questi solchi sono universali, rintracciabili in tutte le coscienze umane.
Una mostra che parla del nostro tempo, una sensibilità ed un interesse quasi ''sociologico'' in cui i rapporti tra individui vengono profondamente scanditi dai ritmi e dalle atmosfere che le metropoli ci imprimono dentro. Le città nascono per un bisogno di aggregazione e di organizzazione ma noi, da ultimo, ci ritroviamo sempre nella nostra solitudine percorrendo la nostra traiettoria scavando così i nostri solchi che somigliano sempre più ad orbitali di elettroni.
Inaugurazione 10 giugno ore 18
Galleria André
Via Giulia 175, Roma
dal martedì al sabato, ore: 11.00 – 13.00; 15.30 - 19.30
Ingresso libero