Hangar Bicocca
Milano
via Chiese, 2
02 66111573 FAX 02 6470275
WEB
Grand Opening
dal 23/6/2010 al 25/9/2010
mart-dom 11-19, giov 14.30-22 (agosto chiuso)
02 66111573

Segnalato da

Lucia Crespi




 
calendario eventi  :: 




23/6/2010

Grand Opening

Hangar Bicocca, Milano

HangarBicocca riapre i propri spazi dopo i lunghi lavori di ristrutturazione con tre opere permanenti e due progetti temporanei. L'installazione di Christian Boltanski consiste in un vasto cumulo di vestiti multicolori ammassati. L'opera sviluppa i temi del rapporto tra vita e morte, memoria e oblio. End di Carlos Casas e' un'installazione video dedicata ai luoghi remoti del pianeta, una ricerca sull'immaginario della fine che e' parte del progetto Terre Vulnerabili. Le tre opere permanenti sono invece, oltre alle torri di Anselm Kiefer, la scultura monumentale 'La Sequenza' di Fausto Melotti e 'Melting Pot 3.0' di Stefano Boccalini, una struttura che ospita altre opere e che verra' utilizzata per attivita' di laboratorio ed interazione con il pubblico.


comunicato stampa

Direzione Artistica di Chiara Bertola

Il 24 Giugno HangarBicocca riapre i propri spazi dopo i lunghi lavori di ristrutturazione, intenzionalmente limitati al minimo cercando di raggiungere due obiettivi: da un lato dotare Hangar di una serie di soluzioni tecniche che lo mettessero in grado di ospitare delle mostre e di farle fruire ai visitatori in modo piacevole; dall'altro di mantenere il più possibile il sapore e la memoria industriale dei luoghi, senza cancellarli con una patina di modernità stilistica.

Negli spazi rinnovati saranno aperti al pubblico anche la libreria, HBArt Book gestita da Fabio Castelli e l’HB Bistrot con un design che mira a creare un atmosfera di piacevole armonia con l’architettura e che rimarranno aperti e accessibili oltre gli orari di apertura degli spazi espositivi, in modo da rendere i luoghi fruibili al vasto ed eterogeneo pubblico che dall’inizio ha scelto HangarBicocca come destinazione delle proprie esperienze culturali.

Cinque Artisti, di cui tre permanenti - oltre all’installazione di Anselm Kiefer anche i lavori di Fausto Melotti La Sequenza e di Stefano Boccalini Melting Pot 3.0 - e due temporanei - Christian Boltanski con Personnes e Carlos Casas con End - inaugurano l’attività espositiva di HangarBicocca sotto la Direzione Artistica di Chiara Bertola, caratterizzata da una modalità curatoriale che si avvale della collaborazione di un pool di curatori specifici per le attività complementari a quelle espositive: Susanne Franco e Roberto Casarotto per la Danza Contemporanea e Andrea Lissoni per i New Media, il Cinema e la Musica, creando in questo modo un’alchimia unica nel panorama espositivo contemporaneo e garantendo la qualità dell’offerta di HangarBicocca in tutte le declinazioni della Cultura Contemporanea.

Questo Grand Opening rappresenta una novità anche dal punto di vista delle relazioni internazionali di Hangar: tre grandi spazi dell’arte contemporanea mondiale - il Grand Palais a Parigi, l’Armory a New York e l’HangarBicocca a Milano - hanno deciso di creare un network internazionale per la pianificazione dei prossimi eventi espositivi.  La prima iniziativa comune è la grande mostra Monumenta 2010 - Christian Boltanski che, dopo Parigi, si reinventa adattandosi alle particolarità dei grandi spazi  di  New York  e di Milano.

"Monumenta" è un evento annuale del Ministère de la culture et communication, coprodotto dal Centre national des arts plastiques, della Réunion des musées nationaux e del Grand Palais a Parigi.

CHRISTIAN BOLTANSKI, Personnes

Christian Boltanski, il grande artista francese dell’emozione e del vissuto, ha ripensato la monumentale installazione Personnes, presentata a Parigi al Grand Palais in occasione del progetto Monumenta, per lo straordinario spazio dell’HangarBicocca, che riapre alla città dopo un lungo intervento di ristrutturazione che lo ha dotato di nuova pavimentazione, impianto elettrico e di riscaldamento, caffetteria, libreria e giardino.

L’installazione consiste in un vasto cumulo di vestiti usati ammassati nel grande CUBO in fondo all’Hangar; sopra la montagna d’indumenti una grande gru li mescola e sposta casualmente. Si accederà al CUBO attraversando un lungo corridoio nella grande navata, e durante il “cammino” si ascolteranno incessantemente i battiti del cuore che Boltanski registra dal 2008 all’interno del suo progetto Les Archives du coeur che conta già sessantamila battiti di cuore registrati. L’archivio dei cuori dell’umanità, realizzato grazie alla Naoshima Fukutake Art Museum Foundation e custodito nell’isola giapponese di Teshima, è destinato a crescere negli anni. Anche i visitatori dell’HangarBicocca potranno aggiungere le loro pulsazioni cardiache, registrandole su un CD in un apposito spazio, e diventare così parte di questo ambizioso progetto di Boltanski.

L’installazione di Boltanski, di grande impatto visivo ed emozionale, forma un’opera unica che sviluppa i temi fondamentali del rapporto tra vita e morte, dell’esistenza umana individuale e collettiva, della memoria e dell’oblio, del passato e del presente, conducendo il visitatore in una intensa esperienza multisensoriale e inducendolo a riflettere sul passare inesorabile del tempo, sul destino e sul significato della vita umana.

La mostra di Boltanski all’HangarBicocca è molto diversa da quella presentata a Parigi e di recente a New York. E’, secondo le parole dell’artista: “una partitura musicale suonata in modo diverso a seconda del luogo”. Per due motivi essenziali: la presenza della straordinaria opera Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer e la peculiarità dello spazio.
Boltanski ha scelto di rendere l’installazione Personnes meno materica e più spirituale e drammatica, enfatizzando la parte sonora, e creando un dialogo tra luce e ombra, tra vita e morte, per accordarsi al significato più profondo dell’opera di Kiefer e per adattarla a quello che ha definito “uno spazio straordinario”.
Il visitatore si trova perciò immerso nel buio della navata lunga, accanto alle torri e sente il battito del cuore umano che diventa sempre più forte man mano che procede, in un percorso obbligato, verso la luce del CUBO, dove trova la grande gru che sceglie casualmente da un mucchio i vestiti, per depositarli qualche metro più in là. Si avanza verso il destino, in un cammino stretto e delimitato da una griglia metallica, senza poter tornare indietro, con i battiti del cuore che pulsano dentro ciascuno di noi. La gru esprime anche questa volta il Caso o, per i credenti, la mano di Dio che sceglie ogni giorno chi sarà espulso dalla vita. I vestiti alludono alla vita, fanno immaginare chi li ha portati, segnano l’assenza non la presenza, fanno riflettere sulla fragilità umana e ciascuno viene costretto a scendere a patti con lo scorrere implacabile del tempo, per il quale non c’è una spiegazione razionale e che è assolutamente ineluttabile.

Dieci giorni prima della chiusura della mostra ciascun visitatore potrà portarsi via qualche indumento e distruggere così la montagna incombente e nello stesso tempo restituire nuova vita e un nuovo destino ai vestiti di Personnes. I vestiti migliori saranno spediti in Africa, altri riciclati. Questo per rendere la mostra “sostenibile” anche dal punto di vista dell’impatto ambientale, fatto che sta molto a cuore all’artista.

Un lavoro dunque di straordinario spessore umano, al tempo stesso semplice e sofisticato, che chiede al visitatore di abbandonare, entrando all’Hangar, le proprie cristallizzate abitudini visive e mentali e di vivere nell’opera, facendone parte, individuo unico tra la moltitudine di essere simili. Boltanski, in accordo con le teorie orientali, insiste nel trasmettere, tramite una parabola semplice, concetti filosofici fondamentali legati al significato dell’esperienza umana. Ed auspica inoltre che la disastrosa crisi economica che ha colpito il mondo intero, possa riportare l’uomo all’essenza delle cose quotidiane, favorendone le relazioni e gli scambi e tramandando le “storie” di ogni famiglia o gruppo di persone. “La nostra essenza - dice Boltanski - è fatta di tanti pezzetti dei nostri morti che vivono in noi e ci costruiscono”.

La Sequenza di Fausto Melotti

Tra le monumentali sculture di Fausto Melotti (1901-1986), artista milanese di fama internazionale, La sequenza (progettata nel 1971 e realizzata nel 1981) spicca per grandiosità, solennità, coerenza. Composta da una serie di lastre di ferro verticali e scalate in profondità su tre piani ondulati che richiamano, in una tensione al movimento, lo scorrere delle dita su una tastiera musicale, è lunga ventidue metri, alta sette e profonda undici e i suoi volumi riecheggiano nell’aria come un maestoso vibrafono cosmico. L’artista più sottile, più delicato, lo scultore più “leggero”, più trasparente che la storia dell’arte ricordi (insieme a Calder), con questa opera ha dimostrato come anche nelle grandi misure, anche nelle monumentali dimensioni, una forma può trasfigurare qualsiasi peso in un gioco lievissimo di equilibri e di ritmi, di piani e di luci.
Esposta al Forte Belvedere di Firenze nel 1981, è stata poi trasferita nel 1991 nel parco di Villa Arconati a Bollate (Milano).

Dopo un accurato restauro grazie al contributo di Pirelli RE, svolto sotto la supervisione dell’archivio Fausto Melotti e con la prestigiosa consulenza del maestro Arnaldo Pomodoro, la scultura è stata collocata nel giardino di fronte all’ingresso dell’HangarBicocca, diventandone così simbolicamente la porta culturale e cerniera tra l’eredità culturale di un maestro del Novecento e il futuro da costruire con l’attività sperimentale dell’HangarBicocca.

End, la trilogia di video di Carlos Casas

Si potranno vedere sino al 1° agosto i video, premiati dai maggiori festival, della serie End dell’artista visivo e filmaker catalano Carlos Casas, dedicati ai paesaggi più estremi del mondo e accompagnati da una contrastante base sonora.
End è un’opera dedicata ai luoghi remoti del pianeta, un requiem visivo per le terre estreme, un percorso nelle periferie più distanti dalla civilizzazione là dove persone e ambiente si fondono fra loro. End è una ricerca sull’immagine e l’immaginario della fine.
Presentata in anteprima mondiale e realizzata appositamente per HangarBicocca nel quadro del più ampio progetto Terre Vulnerabili, End è un’installazione video che riattraversa nella sua interezza tutti i materiali audiovisivi raccolti da Carlos Casas lungo la realizzazione delle trilogia di film End*.

L’installazione si presenta come una tripla proiezione su due lati, composta di un’unica opera pensata per tre schermi su un lato e di tre proiezioni per uno schermo singolo sull’altro. L’installazione video per tre schermi - basata interamente su materiale inedito - riassembla immagini e suoni esplorando inedite soluzioni narrative e differenti di visione dei materiali, cercando di mettere in crisi la visione impositiva del dispositivo cinematografico, con le sue durate obbligate e di sfuggire alla sola esperienza contemplativa.

Sul lato opposto invece, sono presenti uno dietro l’altro i “fieldwork” realizzati in Patagonia, Uzbekistan e in Siberia, montati secondo un processo aleatorio che renderà l’intera installazione mai uguale a se stessa lungo la durata di tutta la mostra.

* La trilogia End è sia una serie di tre film documentari, di 52 o 87 minuti, sia una ricerca effettuata con fieldwork (riprese statiche o con lenti movimenti di camera, basate su radiofrequenze che entrano poi a fare parte dell’opera e che fungono da strumenti alternativi per catturare le stratificazioni invisibili dei luoghi) e materiali di archivio. Basata sulla disintegrazione, la sparizione e l’immaginario della fine nelle periferie della civiltà, la trilogia è stata girata in alcuni fra i più estremi ambienti del pianeta: in Tierra del Fuego, Patagonia, sul lago di Aral in Uzbekistan e nello Stretto di Bering in Chukotka, Siberia.
La trilogia è abitata al tempo stesso da una tensione futuristica e visionaria e da una sorta di nostalgia di un mondo passato inevitabilmente destinato a scomparire; End è come una radiografia, condotta con un inedito approccio fra l’antropologico e il documentaristico-narrativo, di terre e di persone al confine fra vulnerabilità e invulnerabilità.

“Ero interessato a vivere in queste terre cercando di catturare quegli stili di vita che stanno sparendo - dice Casas - ero interessato a luoghi che rappresentassero al tempo stesso uno scenario post apocalittico del futuro e un senso di civiltà arcaica. Ero interessato alle persone che vivono nelle periferie della civiltà e al modo in cui sopravvivono quotidianamente, a vivere tra loro, seguendone i ritmi e cercando di capirne le ragioni. Sono fermamente convinto che in quei luoghi ho trovato lo spirito umano nel suo stato più puro e sincero e spero che queste persone e le loro vite gettino una luce sui visitatori occidentali e civilizzati. Spero che questi filmati testimonieranno la loro esistenza”.

L’installazione verrà inoltre trasformata in live media e suonata dal vivo per una serata speciale che avrà luogo martedì 29 giugno alle 21.30 con la proiezione di Tryptich of the END con colonna sonora dal vivo di Carlos Casas.
Biglietto intero 15 €
Biglietto ridotto 10 €

Nei primi tre giovedì di luglio verrà proiettata la trilogia completa:

Solitude at the end of the world (52’, col., 2002-2005, Spagnolo con sottotitoli in italiano)
Aral. Fishing in an invisible sea (52’, col., 2005, Karakalpako/Russo con sottotitoli in italiano)
Hunters since the beginning of time (52’, 2008, Chukchi/Russo con sottotitoli in italiano)

Film Courtesy: Fabrica, RTSI, Colors Magazine.
Ringraziamenti speciali: Sebastian Escofet, Felipe Guerrero, Fernando Zuber, Saodat Ismailova.

Giovedì 1 luglio ore 18.00:
Solitude at the end of the world/ Aral. Fishing in an invisible sea/ Hunters since the beginning of time

Giovedì 8 luglio ore 18.00:
Aral. Fishing in an invisible sea/Hunters since the beginning of time/Solitude at the end of the world

Giovedì 15 luglio ore 18.00:
Hunters since the beginning of time/ Solitude at the end of the world/ Aral. Fishing in an invisible sea

Melting Pot 3.0 di Stefano Boccalini

All’esterno dell’Hangar, Melting Pot 3.0 di Stefano Boccalini, una struttura permanente, inizialmente pensata per accogliere un dialogo con i quartieri di Bicocca e dintorni, verrà utilizzata per le attività di laboratorio, di gioco e di interazione con il pubblico.
Questo lavoro nasce dalla volontà di creare un legame tra l'HangarBicocca e il contesto che lo circonda aprendo le porte ad un possibile dialogo con la città.
Il progetto prenda forma dall'accostamento di una serie di elementi architettonici - le colonne fanno da sostegno ad una serie di travi che si intrecciano e vanno a comporre uno spazio - di provenienze geografiche e culture diverse, spogliate delle proprie caratteristiche decorative e portate ad una condizione dove la struttura prende il sopravvento. La struttura diviene così metafora di una possibile convivenza tra le diverse culture, passando attraverso una progressiva sottrazione rispetto alle nostre identità fino ad incontrarsi su un piano comune, dove poter costruire nuove identità condivise.
Questo spazio vuole diventare un luogo, una sorta di piattaforma, dove si possono attivare piccole funzioni legate alle dinamiche interne al quartiere Bicocca e più in generale a quelle della città, ma anche legate alle attività culturali che un'istituzione come l'Hangar sarà in grado di produrre.

Collaborazioni Melting Pot 3.0 per l’inaugurazione il 24 Giugno

- Associazione Fior di Mylius
- Wurmkos + Filippo Monico
- Cinema Take Away di Alessandro Nassiri Tabibzadeh con video di Nicolò Lombardi
- Melting Pot 2.0 di Stefano Boccalini
- Archivio mobile di Stefano Boccalini + Studio Ghigos

Associazione Fior di Mylius
Fior di Milyus e’ un’ associazione costituita nel Marzo 2005. Ha lo scopo di promuovere e sviluppare le conoscenze botaniche e la cultura dei Giardini e del Paesaggio, intesa come conoscenza, progettazione, recupero e conservazione degli spazi verdi.

Wurmkos
Wurmkos è un laboratorio di arti visive creato nel 1987 da Pasquale Campanella e dalle persone con disagio psichico della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione di Sesto San Giovanni (Milano). È un luogo aperto, inteso come esperienza che mette in relazione arte e disagio senza porsi obiettivi di “salvezza”. Wurmkos lavora da diversi anni al suono contemporaneamente ad altri filoni di ricerca. Gli strumenti, o meglio gli oggetti sonori, progettati dal gruppo e suonati dal musicista d’avanguardia e improvvisatore Filippo Monico, saldano insieme l’aspetto visivo e sonoro.

Ufficio Stampa: Lucia Crespi, tel. 02 89415532 - 89401645, lucia@luciacrespi.it
Marie Claude Esnault, ph. 0039 320 44 234 92 marie-claude.esnault@wanadoo.fr

Immagine: Christian Boltanski, Personne

Inaugurazione 24 Giugno 2010, ore 21

Hangar Bicocca
via Chiese 2, 20126 Milano
Orario: tutti i giorni dalle 11.30 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.30, lunedì chiuso (agosto chiuso)
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
Prorogata fino al 26 settembre

IN ARCHIVIO [78]
Petrit Halilaj
dal 1/12/2015 al 12/3/2016

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