L'esposizione 'La punta dell'iceberg', curata da Edward Lucie-Smith e Massimo Scaringella, propone 40 disegni su carta di Bacon, alcuni gia' esposti a Venezia in occasione della Biennale 2009, e altri recentemente esposti a Milano alla Fondazione Durini. Le opere su tavola di Omar Galliani, dal titolo 'Nocturno', sono un elogio ai tre regni: minerale (la grafite), vegetale (il pioppo), animale (l'anatomia umana).
Francis Bacon - La punta dell'iceberg
a cura di Edward Lucie-Smith e Massimo Scaringella
Quaranta disegni dell’artista irlandese Francis Bacon costituiscono il corpo di questa mostra, che si apre il prossimo 30 giugno al Cen¬tro Cultural Borges. Si tratta dei “disegni italiani” che lo scrittore Giorgio Soavi definì come “straordinari”, comparabili alle sua migliori pitture per qualità e intensità, e che per annio sono stati al centro di una lunga e complessa vicissitudine conclusa felicemente nel 2004 con un processo che ha deciso definitivamente la loro autenticità. L’opinione universale che fin’ora accompagnava la memoria dell’artista, diceva che Bacon non disegnava, e se lo faceva, si credeva che immediatamente distruggeva i suoi disegni. Questa opinione non era del tutto certa, e questi disegni, come li definisce Davis Sylvester, sono la prova che appena si conosce “la punta dell’iceberg” nel mondo artistico di Francis Bacon.
I disegni furono realizzati dal grande artista irlandese tra l’inizio degli anni ’80 e il 1992; anno della sua morte, in diversi momenti, ma soprattutto durante i numerosi viaggi in Italia nei quali l’artista, per suo temperamento vulcanico e per il naturale anticonformismo che lo distingueva, evitava la compagnia di critici, esperti d’arte e giornalisti, per intrattenersi unicamente con amici completamente estranei al mondo dell’arte. Tra questi, Cristiano Lovatelli Rovarino, amico vicino a Bacon e al quale l’artista donò la gran maggioranza delle opere esposte.
“Si tratta di grandi fogli, firmati, separati, autonomi. Sono disegni fatti a proposito per regalo, non con motivi commerciali, ma appunto per donarli a un amico, come i disegni che Michelangelo fece per il giovane Tommaso Cavaliero” così li descrive Edward Lucie-Smith nel catalogo di questa mostra. Questi disegni, realizzati ain maniera di scene individuali, scoprono personaggi sottomessi al filtro della deformazione e alterazioni scabrose che denotano l’impronta dell’artista. Si tratta di concentrazioni di immagini, questa volta fatte su carta, che rimandano ancora una volta al riconoscimento di Bacon come uno degli artisti più originali del XX secolo. Tra i temi trattati dalle opere appaiono i Papi, inspirati al Ritratto di Innocenzo X di Velazquez, La crocifissione, i ritratti e gli autoritratti. “Facendo questi disegni in tarda età, sembra quasi che Bacon ha voluto fare un gioco con se stesso” sottolinea sempre Lucie-Smith. “Questi disegni che non erano realizzati per essere esposti durante la vita dell’artista, offrono una specie di meditazione interiore sul suo lavoro precedente, cosa non del tutto sorprendente per un artista che sapeva essere alla fine della sua carriera”.
Il verdetto del giudizio del 2004, si pronunciò con una doppia negatività: risulto impossibile provare che i disegni non erano di bacon: Sarà molto probabile che il dubbio sopra la autenticità dei disegni di Francis Bacon non termineranno con questa esposizione; ma al contrario, “ la punta del iceberg” propone un confronto aperto, libero e diretto, per un pubblico curioso con la vita e il lavoro di questo artista, per critici, storici e collezionisti che hanno fatto di Francis Bacon l’oggetto della loro passione.
L’esposizione curata da Edward Lucie-Smith e Massimo Scaringella, propone 40 disegni su carta, in bianco e nero, firmati dall’artista. Gran parte di questi, sono stati già esposti a Venezia in occasione della Biennale 2009, altri sono stati esibiti recentemente a Milano alla Fondazione Durini. Prossimamente un altro nucleo di 40 disegni, tra cui alcuni a colori e altri di grandi dimensioni, saranno esposti alla Fundación Eugenio de Almeida a Evora (Lisbona) il 5 di Luglio e altro gruppo sarà esibito alla Pinacoteca di Cento, con la Mostra “Bacon e il Guercino”, dal 9 de Luglio al 30 settembre del 2010.
Accompagna la mostra un catologo edito da Industria Culturales Argentina su concessione di Christian Maretti Editore, con testi di Edward Lucie-Smith, Alessandro Riva e Umberto Guerini.
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Omar Galliani - Nocturno
a cura di Alessandro Romanini e Massimo Scaringella
Omar Galliani da moltissimi anni è una figura centrale del panorama artistico italiano non solo per aver aderito tra i primi, negli anni ‘80 alla “nuova figurazione” ma per aver sviluppato nel corso del tempo una tecnica di lavoro “unica” nel suo genere, che lo ha portato ad esporre in molti paesi del mondo. In questa occasione l’artista, per la prima volta in Argentina, presenta una affascinante installazione di disegni già presentata al Gabinetto dei disegni degli Uffizi di Firenze dal titolo “Notturno” e un nucleo di opere che ripercorrono il suo percorso artistico degli ultimi anni.
Rivisitando la storia dell’arte Omar Galliani è sempre stato istintivamente portato a privilegiare il disegno e la composizione, rispetto alla forza coloristica che nelle sue opere era e rimane comunque sempre sottofondo. La supremazia del disegno è per lui, rispetto a un uso del colore che rimane un mezzo, una sorte di tramite, da utilizzare come “medium espressivo”, asservito alla forma compositiva e al piacere della contemplazione.
Le opere su tavola di Galliani sono un elogio dei tre regni: minerale (la grafite), vegetale (il pioppo), animale (l’anatomia umana). La lenta sedimentazione della grafite crea le immagini, stati dell’essere che devono la propria identità all’infittirsi dei segni sulle nervature del legno o nella porosità della carta. In particolar modo, il legno di pioppo è un materiale vivo, si dilata e si restringe a seconda del clima, delle stagioni, sottoponendosi ad un lento ma graduale ingiallimento, che anno dopo anno scandisce il passare del tempo. Il supporto diventa quindi esso stesso parte della creazione, di un instancabile divenire demiurgico che prosegue laddove si è interrotto l’intervento dell’artista, risolutivo sì, ma mai assoluto.
Viceversa, la grafite, considerata dall’artista una “geologia profonda”, genera la profondità siderali dell’immagine, volti e corpi che sono come pianeti, costellazioni capaci di assorbire e stillare il fulgore tenebroso della mina. Probabilmente non basterebbe un'unica grande specola per osservare tutte queste anatomie che solo in lontananza posso identificarsi in una donna – anima aurorale “biologia originaria a cui apparteniamo”…….. I Disegni siamesi sono simboli dall’infinito, le Nuove anatomie sono simboli biologici che attengono al loro farsi opera ( non di segno anatomico ma anatomia del disegno medesimo), mentre i Nuovi Santi sono simbolo dell’erotismo, sospesi tra la percezione dei sensi e le visioni interiori ( nel cui mezzo traviamo l’abisso, oscurità dell’esistenza che altro non è un indefesso ricominciare). Ma se le Sante dei testi canonici erano troppo caste e ascetiche per suscitare il desiderio della lussuria le (Ma)donne di Galliani sono più sensuali che spirituali.
Diversamente dalle Beate ieratiche, capaci di infondere la pace dei sensi, i Nuovi Santi sono delle modelle il cui glamour induce in tentazione. Fascino, sensualità e seduzione instillano nello spettatore la convinzione di poter giacere con loro in un amplesso tutt’altro che virtuoso. Allontanandosi della castità della fede, le dive-donne si avvicinano più verosimilmente alee dee peccaminose della mitologia, sempre al centro di amori irrefrenabili e turbolenti. Ebbene, le figure di Galliani sono una fusione di mito e religione, il nimbo (a guisa di corona di spine) le consacra e contemporaneamente le fustiga (rimanendo insanguinata). La passione religiosa, intesa come tormentosa afflizione, cede alla passione amorosa, carnale e quotidiana. In pratica siamo passati dall’estasi alla trance sessuale, tensione erotica in odor di peccato e non già di santità. (Cfr A. Zanchetta)
La mostra curata da Alessandro Romanini e Massimo Scaringella seguirò il suo cammino al CEC - Centro de Expresíon Contemporáneas di Rosario e nel Museo di Belle Arti di San Juan
Accompagna la mostra catalogo di con testi di Alessandro Romanini, Maurizio Vanni e Omar Galliani.
Immagine: Francis Bacon
Ufficio stampa del museo: María de Vedia Comunicación
155-036 7857, 4312- 4196, 4311-4865, 4803-7207 info@mariadevedia.com.ar
Inaugurazione 30 giugno 2010 ore 19
Centro Cultural Borges
Viamonte 525 esq. San Martin - Buenos Aires
Orari: da Lunedì a Sabato dalle 10 alle 21 / Domenica dalle 12 alle 21
Intero $ 10.00.
Studenti e pensionati $ 8.00