Del cielo e delle stelle. In mostra presso Palazzo del Capitano e nelle vie del centro della citta', le opere di Sansavini, che utilizza il legno associato a lacche e resine industriali per creare le sue sculture.
a cura di Orlando Piraccini
La cifra artistica e il carattere visionario dell'opera di Massimo Sansavini sono già rac-
chiuse nelle parole che, nelle pagine qui di seguito, hanno a lui dedicato Orlando Pi-
raccini e Paolo Fox. Io preferisco dunque concentrarmi sullo stimolante intreccio che
nasce dall'incontro tra le installazioni di Sansavini e il tessuto urbano e architettoni-
co di Bagno di Romagna. Con questa rassegna rinnoviamo infatti il progetto di una
mostra-territorio, di una mostra, cioè, che esca dalle sale espositive a essa preposta per
punteggiare con installazioni in ordine sparso le strade, le case, i terrazzi, i giardini,
dove la gente, residenti e turisti, passeggiano, dialogano, guardano vetrine. L'arte è
vera quando pone interrogativi, quando crea un dialogo tra l'artista, la sua opera il
suo pubblico.
Se l'arte esce dai suoi tempi e si affaccia nei luoghi della vita quotidia-
na, ecco, io credo che gli interrogativi che pone diventino più forti, più coinvolgenti,
più sfaccettati. Quando cammineremo per via Fiorentina, piazza Ricasoli e via Manin,
sarà curioso individuare qua e là le installazioni che l'artista forlivese ha appositamente
riversato su forex per decorare il nostro centro storico: il dialogo tra i colori forti e in-
tensi delle opere di Sansavini e le linee sobrie ed eleganti dei palazzi di Bagno di Ro-
magna sarà sicuramente uno degli elementi identificativi dell'estate in cui ci stiamo
inoltrando.
L’accumulo di fortuna critica da parte di Massimo Sansavini, artista che appartiene al-
l’ultima generazione novecentesca, e che dunque non da molto ha superato la soglia
della maturità artistica, è un dato di per sé rimarchevole.
Ne sia avvertito il visitatore di questa mostra, che arriva dopo alcune formidabili instal-
lazioni in diversi contesti ambientali, una delle quali – quella delle ‘tende al mare’ sulla
spiaggia di Cesenatico – ho avuto il privilegio di seguire da vicino durante la scorsa
estate.
Non si tratta semplicemente di prendere atto d’un interesse assai diffuso verso la creati-
vità sansaviniana, che si è tanto più incrementato proprio con le ultime recenti appari-
zioni ‘a cielo aperto’. Sono convinto, piuttosto, del fatto che certe belle parole, come sono
ad esempio quelle recenti di Mauro Corradini, ben si prestino ad introdurre anche que-
st’ultimo ciclo pittoscultoreo di Sansavini: a proposito del quale si può dire senz’altro
che, cambiando di continuo le sfere d’interesse e le serie tematiche, ciò che rimane per
davvero distintivo è il ‘saper fare’.
A questo proposito, è bene ricordare che da più parti è stata evocata, giustamente, a mio
avviso, la radice massimamente ravennate della formazione di Sansavini in un tempo in
cui, tra gli anni settanta ed ottanta, un’ancor persistente influenza officinale zancana-
riana aveva avuto la sua efficacia nell’orientare un manipolo di giovani talentuosi verso
un esercizio pienamente consapevole del mestiere artistico; e dunque ad operare ardi-
mentosamente, come ha scelto di fare il Nostro, sul bilico inventivo che si trova tra la tra-
dizione e l’innovazione e che con il suo insieme così intricato di concezioni, progetti e
verifiche rappresenta forse il più impervio ed arduo dei passaggi creativi nell’odierno
universo delle immagini.
Si tratta, insomma, di considerare una condizione persistente dell’ «arte come lavoro,
arte come mestiere» scrive ad un certo punto Corradini, a voler sottolineare che anche la
scultura dipinta (o pittura scolpita) di Sansavini scaturisce certo dall’impasto del più ri-
cercato formulario tecnico con la più libera e sciolta fantasia; risultando comunque chiaro
che il destino dell’opera viene primamente inteso dall’artista come una «chiave di lettura
del mondo; da piano della realizzazione evocativa si fa piano metaforico, ci insinua il
dubbio che tutto il mondo sia così, anche la vita».
Ma, venendo a quest’ultimo ciclo Del cielo e delle Stelle, ciò che emerge è l’ inesausta ca-
pacità inventiva di Sansavini, dispensatrice generosa di suggestioni e di incanti.
Così l’artista, che appena qualche stagione fa ci aveva guidato tra i suoi mirabili giardini
fioriti alla scoperta del perduto paradiso, ha preparato per noi un itinerario esplorativo
nella dimensione dell’infinito, tutti dietro ad una cometa mai così luminosa, che - spiega
Sansavini - vorrebbe raggiungere un improbabile pianeta terra. E’ lei a svelarci con la sua
sfavillante scia uno specialissimo universo cosmico dalla precisa valenza simbolica, dove
ogni presenza astrale rientra nell’esplicito gioco del ‘doppio’, di verità e di finzione, sacro
e profano, scienza e credenza.
Ancora una volta, per il teatro della vita l’artista ha colorato uno straordinario fondale
figurato nel quale ognuno di noi, se si vuole, può provare a riconoscere un qualche nesso
con la propria esistenza. Basta avere pazienza, mettersi in osservazione: del cielo e delle
stelle.
«Pronto Paolo, ma sei proprio tu?». E' iniziata più o meno così l'amicizia tra me e Mas-
simo Sansavini, quando un giorno lui mi ha chiamato e con la sua voce solare si è
presentato dall'altro capo del telefono. Avevo appena acquistato per la mia collezione
un suo quadro: un paesaggio ipercolorato che solo a guardarlo metteva allegria. Vo-
lendo fargli i complimenti per l'opera, decisi di inviargli una email: poche righe en-
tusiastiche scritte di getto, e in fondo naturalmente la mia firma. Non passò molto
tempo che il mio telefono squillò, era Massimo, incredulo che fossi davvero io! «Sarà
stata una combinazione astrale ad averci fatto incontrare?», mi chiesi un po' stupi-
to, mentre dall'altro capo ascoltavo affascinato quest'artista che mi stava aprendo una
piccola porta nel suo mondo fantastico. Un universo stregato fatto di colori e fulmini,
stelle brillarelle e paesaggi di zucchero, che avrei conosciuto meglio nel corso degli
anni successivi.
Da questo primo incontro ce ne sono stati altri e nel tempo si è crea-
ta una profonda amicizia, subito estesa a tutta la squadra familiare che lavora con lui.
Dalle nostre fantastiche conversazioni, trasformate in stravaganti idee, sono nate vere
e proprie collaborazioni, come la scenografia dell'oroscopo realizzata per la trasmissione
Rai nel 2004, oppure come la copertina che gli ho chiesto di disegnare per il mio ul-
timo libro sull'oroscopo 2010. Proprio dopo quest'ultimo progetto, Massimo mi ha
proposto di farne anche un percorso espositivo. «Perchè non facciamo anche una mo-
stra sui segni zodiacali?», mi ha detto, mentre la sua testa già disegnava cosmi, stel-
le e lune infuocate. E io, che già m'immaginavo i 12 segni coloratissimi che avrebbe
potuto scolpire, ho pensato immediatamente che fosse un'ottima idea! E così siamo
partiti, come due pazzi sognatori, per questa nuova avventura che ci ha condotto fin
qui. E questa volta non sono stato io ad entrare nel suo mondo colorato, ma è stato
lui ad interpretare le mie stelle. (Paolo Fox)
Biografia
Massimo Sansavini è nato a Forlì nel 1961. Le sue basi artistiche si sono venute a for-
mare agli inizi degli anni ’80, attraverso lo studio, la ricerca e l’esperienza personale,
rivolta alla conoscenza e all’utilizzo del legno associato a lacche e resine industriali. Le
sue opere sono state esposte in Italia, Germania, Brasile, Stati Uniti e Corea. Suo nel
2006 l'atto di fondazione della Soft-art, un movimento che utilizza nuovi materiali nel-
l’arte contemporanea.
Inaugurazione: sabato 3 luglio alle ore 16
Palazzo del Capitano
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vie del Centro Storico
Bagno di Romagna
mar-sab 16-18 e 20.30-22, dom e festivi 10-12 e 16-18 e 20.30-22
Ingresso libero