Mostra di pittura. In esposizione le opere dell'artista che raccontano il mondo attraverso il linguaggio pubblicitario. Per l'occasione viene proiettato anche un video.
Barbara Pietrasanta o Il Rinascimento desaturato
Una narrazione totalmente obiettiva non esiste, e non esiste nemmeno opera di fantasia che sia del tutto slegata dalla realtà. La consapevolezza di questa contaminazione si scorge negli olii di Barbara Pietrasanta, che raccontano il mondo senza false retoriche. L'uso di alcune tecniche della comunicazione pubblicitaria è visibile, non per questo prevaricante; piuttosto è la fotografia che si fa “ancella” della pittura e in tal modo ci fa apprezzare ancora di più la capacità tecnica dell'artista. I
l tratto gioca con la sua abilità nel riprodurre realisticamente il mondo, con un registro che potrebbe dirsi cinematografico, documentaristico: campi delimitati da rette come nelle strisce dei fumetti o nella fotocomposizione di una pagina di rotocalco, ma anche come espediente già usato dai miniatori di manoscritti; la differenza è tutta nel concetto di pari dignità che per questa pittrice ha ognuno dei segmenti della storia raccontata; riquadri – come quadri nel quadro, dunque - che sembrano riproporre gli “scompartimenti” mentali in cui le sensazioni e i ricordi vengono riposti in una immaginaria somma di tutte le loro possibili combinazioni.
Gli edifici sono derivazioni architettoniche appartenenti più alla Metafisica, con i loro scorci inquietanti (come nei quadri Salto e Il condominio) che semplice sfoggio di abilità tecnica nel disegno. Vi è spazio anche per rimandi all'optical art, ad Escher, in composizioni in cui il grigiore della vita moderna brulica d'insetti, veri padroni delle nostre città, o in momenti di più amara ironia in cui braccia umane sembrano di volta in volta lottare o stringersi, fondendosi in tinte livide come il metallo di una statua.
Lo studio della monocromia, l'utilizzo di colori freddi ma sempre nella loro luce più attutita, mettono a fuoco immagini dal netto realismo in cui domina comunque un sottile riferimento magrittiano: oggetti di uso comune dotati all'improvviso di un'anima spaesante, comunissime “cose” che, per il solo fatto di essere fuori dal loro contesto, acquistano un peso straordinario.
Mediante questo accorgimento l'artista fa rivivere l'ambiguo enigma del ritratto rinascimentale. Nei ritratti di Leonardo da Vinci, di Raffaello, di Piero della Francesca, il simbolismo degli oggetti presenti suggerisce il mondo interiore dell'uomo o della donna: Barbara Pietrasanta si riappropria di questa tecnica e ne amplifica i particolari, li riproduce con precisione quasi fotografica per consegnarceli puri nella loro inspiegabilità. Come un reportage che congeli l'attimo ed esplori tutte le possibilità pratiche e teoriche del suo universo di significati semiologici. Non a caso è umanistica l'attenzione posta al rapporto fra uomo e natura, è laica la ricerca di valori etici che siano validi per una società multietnica come quella che in queste opere ci viene raccontata.
Ed il rimando a un retroterra classico, sempre ricondotto alle esigenze e al sentire contemporaneo, è anche nell'indagine sul nudo, fisico e spirituale: cosa significa – ed è ancora possibile - essere veramente nudi in una civiltà come quella contemporanea? Questi non sono corpi di modelle che vogliono venderci qualcosa, sono uomini e donne che si offrono a noi nel momento in cui, per solitudine, per prostrazione, ma anche per autoconsapevolezza, hanno da offrire non bellezza, né competenze tecniche, né potere, ma solo quello che sono. Protagonisti di odissee metropolitane che si svolgono nei “condomini”, fra i container di un porto industriale, o nel silenzio del proprio io. Il vuoto dunque che parla, che porta, come nella meditazione o nella preghiera (per esempio in opere come Ovolution, Meditazione e Petrolio) ad un confronto con i limiti dell'uomo o con la divinità. È un'umanità che attende qualcosa mentre svolge le proprie azioni quotdiane, mentre gioca a biliardo con la propria vita. (M. Torelli)
Barbara Pietrasanta nasce a Milano. SÌ diploma presso il 1 ° Liceo Artistico Brera di Milano e successivamente si iscrive alla Facoltà di Lettere con indirizzo Artistico all'Università Statale dì Milano, dedicandosi contemporaneamente a proprie ricerche pittoriche. Inizia, fino al 1984, a lavorare come creativa in grosse Agenzie di Pubblicità milanesi.
Nel 1984 si trasferisce a New York, per ampliare le sue esperienze professionali.Negli anni di permanenza e nei successivi viaggi negli Stati Uniti, inizia a lavorare su un personale progetto pittorico, cogliendo gli stimoli che città multirazziali e intrise di contraddizioni sociali possono offrire. Successivamente apre a Milano una sua Agenzia Pubblicitaria "Anyway", operante in tutti 1 settori della comunicazione, dove ricopre tuttora il ruolo dì Direttore Creativo.
Inaugurazione: Giovedì 8 luglio 2010 alle ore 19,30
Camping-village Riva dei Greci
Strada Turistica Archeologica Metaponto Lido (MT)
Ingresso libero