Sacrifice. Attraverso il fuoco l'artista stabilisce un collegamento tra l'attualita' umana e l'antichita' del mondo, tra mutevolezza e invariabilita'. La mostra e' affiancata da una serie di performance, una anche durante l'inaugurazione, durante le quali l'artista brucera' piccoli oggetti con l'intervento degli spettatori. A cura di Fabio Migliorati.
a cura di Fabio Migliorati
Sacrifice, l'opera di Bernard Aubertin a cura di Fabio Migliorati, dal 23 luglio al 12 settembre, è alla GCAC di Arezzo, e sarà visitabile quale piccola esposizione antologica dell'artista (dagli inizi degli anni Sessanta a oggi). Con la collaborazione dell’Archivio Opere Bernard Aubertin, la mostra verrà allestita al II piano della Galleria Comunale di Arezzo, in Piazza San Francesco 4. In occasione di Sacrifice, la terrazza dell’edificio si presterà a una piccola serie di performance, durante le quali l’artista brucerà piccoli oggetti, per far comprendere come nascano le sue opere facendole vivere agli spettatori che interverranno. Come scrive Fabio Migliorati, curator dell’esposizione, “Spiegare il lavoro di un artista quale è Bernard Aubertin significa usare termini antichi per alludere a note moderne, in strutture di pensiero nuove da 40 anni, giungendo a una contemporaneità di dubbi filosofici tesi alla soluzione di un’estetica finalmente esaustiva, che risolva con strategie dirompenti e rassicuranti. La tesi corrente è che la bellezza non confini più con l’arte, ma se il bello stesse nell’espressione appresa e compresa, se il suo contrario non fosse la bruttezza bensì la superficialità, il rifiuto a priori, la distrazione, il bisogno di un’offerta testuale che emozioni subito totalmente, allora questa bellezza potrebbe, forse, continuare a trovarsi nella giusta dimensione, a persistere e consistere nella correttezza di una definizione ancora artistica, nonché compiersi con l’arte contemporanea”.
E il critico aretino continua, nel saggio in catalogo, sottolineando come “Aubertin usa il fuoco e la monocromia. Li usa come le due facce di un unico strumento. E questo è la forma primordiale di indagine sul reale, di relazione con la base materiale che ospita l’umanità. Attraverso il fuoco si stabilisce un collegamento attualità umana / antichità del mondo, mutevolezza / invariabilità, per rintracciare un frammento di quella sicurezza che indica il punto da cui partire o ripartire, sorgere o risorgere. Considerare il fuoco in detti termini fa subito correre alla mistica rituale orientale, quella del fuoco da alimentare di continuo – basti la religiosità del culto di Zoroastro (o Zarathustra). Nell’arte di Aubertin si parte da qui, per giungere all’opposto, a rasentare zone di similitudine concettuale; vive, però, d’altra spinta. L’alito del criterio è quindi ancora la permanenza, la conservazione compulsiva sacrificale, la celebrazione che fossilizza attraverso uno dei quattro elementi, spesso anche per decorare. L’attenzione dell’artista per il procedimento spontaneo, infatti, è lo sviluppo del decoro come processualità acquisita e fissata, come risultanza, accezione strutturalmente estetica, eco semiotica. Tutto nasce dal monocromatismo di Klein; è l’anno 1958. E continua oggi... L’uso di un solo colore – specialmente il rosso – vibra di purezza come la fiamma: e scalda coinvolgendo; e salva poiché accende, trascina, compromette”.
In occasione dell'inaugurazione il noto artista realizzerà una performance che non compie da decenni.
Inaugurazione venerdì 23 luglio 2010 alle ore 18.30
Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
piazza San Francesco, 4 - Arezzo
Orari di apertura: dal martedì alla domenica, dalle 11.00 alle 18.00
Ingresso libero