David Salle
Lilian Rita Callegari
Donald Baechler
Mario Moretti
Renata Rampazzi
Vanessa Beecroft
Martha Belbusti
Fabrizio Sclocchini
Elena Sevi
Ruggero Savinio
Fernandez Pierre Arman
Giuseppe Guerreschi
Sebastian Matta
Pablo Echaurren
Renzo Vespignani
Georges Mathieu
Giuseppe Zigaina
Rainer Fetting
Mario Schifano
Peter Phillips
Gianni Dova
Emilio Vedova
Jean Michel Basquiat
Ennio Calabria
Hans Hartung
Alberto Sughi
Herman Nitsch,
Mimmo Paladino
A.R. Penck
Umberto Mastroianni
Andre Masson
Floriano De Santi
XLIII Edizione - Memoria e creativita'. I mille occhi della Sfinge. Nei lavori esposti, l'arte e' tensione aperta verso il futuro e il mutamento, di questi ultimi motore e direzione. In mostra 50 artisti italiani e stranieri, tra i quali Mario Schifano, Emilio Vedova, Jean Michel Basquiat, Hans Hartung.
a cura di Floriano De Santi
Dalla seconda metà del Novecento l’arte figurativa, come quella che più fortemente esprime l’impulso umano a creare, non è soltanto uno dei possibili, ma il solo processo possibile per riconoscere, nel conflitto storico della società, la prevalenza delle forze creative sulle distruttive. Non vale risalire alle origini, ricercare la spontaneità, la naturalità, l’originalità di quell’impulso: il problema non è in una preistoria che coinvolge miti remoti ed antichi complessi che possono riemergere al livello del precedente, ma nella storia della memoria e della creatività, che apre, nella riflessione del Nietzsche de La gaia scienza, al profondo e attuale tema di “arte e verità”.
Come documenta questa XLIII edizione del “Premio Vasto” opportunamente intitolata Memoria e creatività. I mille occhi della Sfinge, che raccoglie una cinquantina di artisti italiani e stranieri (tra cui opere di Emilio Vedova e di Jean Michel Basquiat, di Ennio Calabria e di Hans Hartung, di Alberto Sughi e di Herman Nitsch, di Mimmo Paladino e di A.R. Penck, di Umberto Mastroianni e di André Masson), in sé il processo artistico non ha direzione né scopo, non muove da alcuna premessa. Esso è tout court un modo di essere, di vivere con maggiore intensità. Secondo Floriano De Santi, curatore della rassegna, poiché da sempre è un modo di essere con particolare interesse per tutto ciò che nel mondo è apparenza, quel processo non è che un modo di visualizzare il nostro “tempo interno”.
Quel processo – sostiene a ragione Baudelaire – non solo registra i battiti del Mon coeur mis à nu, ma provoca nei pittori e negli scultori la deformazione che la sembianza subisce nel ritmo del tempo; e intanto la provoca in quanto quel processo è lotta di impulsi positivi o creativi contro impulsi negativi o distruttivi. Sicché, l’artista d’oggi non può isolarsi, contemplare, giudicare: ciò che accade nel suo tempo interno, e che il processo estetico visualizza, è anche ciò che accade in una società storica, dalla quale non può distinguersi e delle cui responsabilità interamente partecipa. È il tratto che fa sia della “memoria involontaria” di Proust che della “creatività notturna” di Kafka una scrittura estrema e al tempo stesso profetica della vita moderna.
Lontana da un sistema di connessioni significative, la ricerca visiva dell’ultimo mezzo secolo qui presente nei testi degli autori di più consolidata carriera (quelli già menzionati, ma potremmo ancora aggiungere Fernandez Pierre Arman e Giuseppe Guerreschi, Sebastian Matta Echaurren e Renzo Vespignani, Georges Mathieu e Giuseppe Zigaina, Rainer Fetting e Mario Schifano, Peter Phillips e Gianni Dova), accetta l’esperienza della caducità, della transitorietà, della precarietà del “tempo della crisi”. In modi diversi, per questi artisti, l’eikon, la figura è il movimento stesso di un “altro pensiero”, rispetto a quello della cultura classica, di un pensiero che transita attraverso un regno intermedio, che tiene insieme due “mezze verità”: la massima astrazione del concetto e la massima forza di ciò che è stato via via definito, mito, analogia, metafora. Le immagini della mente, le immagini cruciali del moderno, si aggregano in costellazioni, ma si trasformano solo diventando linguaggio di memorie connesse a un destino e a una storia collettiva.
Per dirla con il filosofo Michel Foucault, se lo spazio della dispersione del moderno, anche nelle sue differenze e propaggini estreme appare segnato dall’assenza d’un fondamento, così morale come estetico, il linguaggio che l’assume non ne celebra la banalità e l’autodissimulazione, puntando invece ad un’esplicita epicità della techne sotto le vesti di battaglia e di conflitto. Né la crisi esprime unicamente un’idea di nichilismo e distruzione, premendo invece – come avviene, per altro, nelle opere di artisti meno conosciuti ma di singolare spessore creativo quali David Salle e Lilian Rita Callegari, Donald Baechler e Mario Moretti, Renata Rampazzi e Vanessa Beecroft, Martha Belbusti e Fabrizio Sclocchini, Elena Sevi e Ruggero Savinio – verso l’inizio di profonde perturbazioni emotive, portatrici di svolta che garantisce la corrispondenza tra significante e significato, tra segno e realtà. Nei loro lavori l’arte è tensione aperta verso il futuro e il mutamento, di questi ultimi motore e direzione.
Immagine: Jean Michel Basquiat, Composizione con automobile, 1981
Venerdì 23 luglio apertura al pubblico
Scuderie di Palazzo Aragona
via San Michele - Vasto (CH)
Lug./Ago. 18,00/24,00
Sabato e Domenica 10,30/12,30 - 18,00/24,00
Set./Ott./Nov. 10,00/12,30 - 16,30/20,00 (dal 1 Settembre Lunedì chiuso)
Ingresso libero