Le borgate romane. La mostra presenta una selezione di 50 stampe dai negativi originali conservati al CRAF. L'evento e' parte del Festival Spilimbergo Fotografia 2010 che coinvolge diversi comuni nella zona di Spilimbergo con mostre, incontri ed eventi.
Fotografate nel 1947 da Luigi Crocenzi (già collaboratore di Elio Vittorini ne Il Politecnico) negli anni di studio di cinematografia a Roma e quindi in pieno clima neorealista, le Borgate Romane rappresentano un lavoro ancora inedito, uno spaccato delle periferie di Roma che proprio in quegli anni diventarono non solo terreno privilegiato dell'emergente cinema italiano ma anche luogo frequentato da poeti e scrittori del tempo. La mostra presenta una selezione di 50 stampe dai negativi originali conservati al CRAF. All'inizio degli anni Quaranta, Luigi Crocenzi (1923 - 1984) si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria, a Milano, e nel 1946 su Il Politecnico, diretto da Elio Vittorini, pubblico' i suoi primi fotoracconti, Italia Senza Tempo e Occhio Su Milano. L'esperienza de Il Politecnico voleva creare in sostanza un linguaggio basato sull'integrazione di immagini e parole attraverso una sapiente impaginazione, allora affidata ad Albe Steiner; che da parte sua riprese i modelli del Bauhaus, proponendo una -griglia- di impatto diretto sul lettore. La fotografia della seconda metà degli anni '40 - peraltro marginalmente considerata nella sua mediaticità - al pari di tutte le forme espressive visive e letterarie, assunse dal nascente cinema neorealista nuove modalità linguistiche, tali da esprimere la presa di coscienza e la volontà di mutamento, ottenendo cosi' una nuova estetica della realtà, nella quale non era l'inquadratura a determinare e conformare l'unità del racconto, ma il fatto narrato.
E il senso del racconto appariva a posteriori, poiche' si trattava comunque di un linguaggio metaforico, educativo. E proprio svolgendo uno studio accurato sia delle modalità proprie del montaggio cinematografico, sia degli esempi importanti offerti dalla fotografia realista americana degli anni '30 (quella di Walker Evans, per fare un esempio, che Crocenzi ebbe modo di vedere nella vittoriniana antologia Americana), il fotografo marchigiano un'interessante e nuova, per quanto riguarda il panorama italiano dell'epoca, riflessione sulla fotografia come specifico mezzo comunicativo attraverso l'accostamento delle immagini. Non, dunque, la singola fotografia scelta nella sua esemplarità di evento emblematico ed isolato, quale poteva essere l'utilizzo che ne faceva il fotoreporter, o in base a parametri estetici precostituiti, ma la realizzazione di un vero e proprio racconto per immagini fotografiche che si costituisca come -un film immobile sulla pagina stampata-, come amava sottolineare Crocenzi in molte sue lettere. La fotografia di Crocenzi intendeva cioe' assumere, al pari del cinema neorealista e attraverso i suoi piani di ripresa, nuove modalità espressive tali da evidenziare metaforicamente la volontà di mutamento sociale del Paese ed ottenendo cosi' una nuova estetica della realtà, nella quale non fosse tuttavia l'inquadratura a determinare e conformare l'unità del racconto, ma il fatto narrato.
E il senso del racconto appariva a posteriori poiche' si trattava comunque di un linguaggio metaforico, quindi educativo. Il procedimento riguardava cosi' non solo la sequenza cinematografica nella quale ogni fotogramma e' obbligatoriamente in funzione di quello successivo, ma anche la fotografia, se la sequenza diventava racconto, come appunto intendeva Crocenzi. Negli anni successivi la sua idea di racconto fotografico si sviluppo' invece nel nazionalpopolare fotoromanzo, come su Sogno e Bolero, basato al pari dei film su scene costruite con gli attori in posa (e su Bolero inizio' cosi' la sua carriera di regista Damiano Damiani) e contemporaneamente le riviste illustrate, portando in Italia il modello inaugurato nel 1936 da Life, la rivista creata da Henry Luce, che riprendeva lo stile della stampa illustrata tedesca degli anni '20 da cui si origino' il fotogiornalismo, avviavano il loro ventennale -boom-. Nel corso del 1946 e del 1947, Il Politecnico pubblico' poi i fotoracconti di Crocenzi Andiamo In Processione e Kafka City accanto alle picture-stories di fotografi come Weegee e Bishof. Fu quello, per l'Italia, l'inizio vero e proprio di una dialettica tra testo letterario e testo visivo, e in questo modo, dal vecchio dibattito tra arte e fotografia si passo' all'immagine intesa come testimonianza e -vista ulteriore-. Nel 1947 Luigi Crocenzi si iscrisse al corso di Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove si diplomo' l'anno successivo con il documentario Pescherecci. Risale a quel periodo il prezioso e inedito lavoro fotografico su Roma e sulle Borgate Romane, raccolto in oltre 100 negativi mai presentati in una mostra o in un libro e conservati al pari del suo archivio dal CRAF. Ebbene, a 62 anni di distanza quegli scorci di Roma e quelle periferie che poi divennero l'habitat umano per eccellenza scelto anche da Pasolini (oltre che il laboratorio linguistico della dialettica pasoliniana tra lingua alta e lingua bassa raffigurato nel discorso libero indiretto) in una interpretazione fotografica che appunto anticipo' la stessa lettura dello scrittore, potranno indubbiamente diventare un grande evento culturale non solo nazionale.
Nel 1950 si reco' in Sicilia con Elio Vittorini per il servizio che serviva ad illustrare il romanzo Conversazione In Sicilia, che usci' come edizione illustrata per Bompiani nel 1953. Crocenzi pero' aveva realizzato fotografie della Sicilia nella sua secolare miseria e abbandono che rendevano pienamente lo spirito sia del libro di Vittorini, che della Sicilia stessa, al punto che storici della fotografia come Giuseppe Turroni lo considerarono a ragione -il punto piu' alto- raggiunto dal neorealismo in fotografia, una fotografia talmente -povera- da sembrare artefatta, ma che invece nasceva da una vera motivazione culturale, e non certamente dalla casualità.
Inaugurazione 31 luglio ore 18
Il caseificio
Piazza Pertoldo - Spilimbergo (PN)
Orario: lun-ven 8.30-12.30, 14.30-18.30, sab 17-19, dom 10.30-12.30, 17-19
Ingresso libero