Officina Solare Gallery
Termoli (CB)
via Marconi, 2
329 4217383
WEB
Michele Carafa e Danilo Susi
dal 23/7/2010 al 4/8/2010
19-22 tutti i giorni compreso festivi

Segnalato da

Nino Barone




 
calendario eventi  :: 




23/7/2010

Michele Carafa e Danilo Susi

Officina Solare Gallery, Termoli (CB)

Rosso e' il colore. In mostra sculture e fotografie riflettono sulla tonalita' del rosso; colore caldo, vitale, vivace, irrequieto, ma anche profondo e meditativo. A cura di Tommaso Evangelista.


comunicato stampa

a cura di Tommaso Evangelista

Rosso è il colore…della passione, dell’amore, della dignità regale ma simbolizza anche il pericolo, il sangue, il fuoco e la violenza. Il rosso è il primo colore dell’arcobaleno che i neonati imparano a riconoscere e il primo a cui i popoli hanno dato un nome. Tracciare una storia del colore e dei suoi significati è particolarmente arduo poiché le valenze, sia positive che negative, sono molteplici e variano da cultura a cultura. Il rosso nell’arte, poi, ha una storia a parte; prenderò a riguardo, per rimanere nel contemporaneo, l’analisi di Kandinskij contenuta nel testo “La spiritualità nell’arte” secondo la quale il rosso risveglia in noi l'emozione del dolore, non per un'associazione di idee (rosso-sangue-dolore), ma per le sue proprietà, per il suo "suono interiore". Il rosso è caldo, vitale, vivace, irrequieto e la sua energia è consapevole e può essere canalizzata. Più è chiaro e tendente al giallo, più ha vitalità, vigore. Il rosso medio è profondo, il rosso scuro è più meditativo. È paragonato al suono di una tuba.

Incentrare una mostra su un colore significa aprire un infinito orizzonte di impressioni e di sensi, ancor più se le opere esposte spaziano dalla scultura alla fotografia. Riflettere sul rosso è quindi un invito, una traccia, un indizio che gli artisti suggeriscono e che il fruitore è spinto a cogliere e ricercare nelle opere e dentro le opere.

Lo scultore Michele Carafa attraverso un approccio sintetico alla forma arriva alla realizzazione di figure perfettamente conchiuse nella materia; gli unici elementi che sembrano rompere questa regola di uniformità-linearità sono le mani. Trattate come fossero ali, distaccate dal corpo e non prive di valenze simboliche, appaiono quali minimali richiami alla libertà e i veri fulcri della composizione; i volti invece, persi in un’arcaica ieraticità di sapore ellenistico, sembrano portatori di enigmi. Per Adolfo Wildt, alle cui opere non posso non rapportarmi osservando il lavoro di Carafa, il marmo è “materia viva, sonora e splendida”; parimenti anche in tali sculture, pervase da sentite istanze di “ritorno all’ordine”, il marmo è una materia carica di energia e di forza.

Materia frantumata (ma pur sempre raccolta) come nel Torero, dove il rosso interno, memore del sangue, trasmette dinamismo e rottura di contro ad un volto solenne e “sacerdotale”; materia conchiusa che cela misteri come nella Maternità, dove in un “monolite” rosso di marmo una stella dorata riallaccia il legame con culle cosmiche. Lo stile fortemente sintetico di origine simbolista adottato dall’artista, combinato ad un altrettanto robusto irrigidimento in chiave espressionista e alla ricerca di tratti classicisti dal sapore ellenistico, danno origine a sculture estremamente poetiche dove la bellezza non si smarrisce mai nella scarnificazione delle forme ma resta un punto di riferimento imprescindibile. Lo scultore, artifex per eccellenza, non può mai, pur semplificando, smarrire la forma o trascendere il corpo e in questo si percepiscono gli insegnamenti del corso di Arte per la Liturgia che Carafa ha seguito presso l’Istituto S. Anselmo di Roma.

La bellezza è per prima cosa integrità delle parti ma l’impulso all’astrazione, ricordandoci l’insegnamento di Worringer, può essere inteso anche come una istanza di quiete di fronte a quell’enorme groviglio che è l’immagine del mondo. C’è quindi in queste sculture innanzitutto il lavoro sulla materia che punta sulle poche forme geometriche da cui deriva la natura, verso una “verità cubica”, e poi uno scavo in profondità, una ricerca di piani che si indirizza però verso uno sviluppo bidimensionale dello spazio e pare quasi di rinvenire le parole del grande scultore e teorico Adolf von Hildebrand (1895): "Finché una figura plastica evoca innanzi tutto la sensazione del cubico, essa permane allo stadio iniziale della propria configurazione artistica; solo quando, benché cubica, riuscirà ad apparire piatta avrà conquistato la sua forma artistica ".

Il fotografo Danilo Susi cerca di interpretare il colore dal punto di vista psichico (dove Carafa lo indaga nella materia) e nel far questo si spinge sul dettaglio. L’artista partendo dall’indagine fotografica ci consegna una nuova visione del mondo caratterizzato dalla predominanza del rosso; l’effetto è spaesante e poetico allo stesso tempo. I dettagli catturati sono porzioni del reale trasfigurato da una precisa intenzione artistica che si appropria di un colore universalizzando le sue valenza, fino a farlo predominare. E’ la lotta contro una vita altrimenti “anemica”, senza passione, e il rosso ci ricorda appunto questa presa di coscienza (una delle fasi del processo alchemico, l’ultima per precisione, si chiama opera al Rosso o anche Rubedo; l’alchimista, dopo un lungo lavoro sulla materia e su se stesso, è in grado di percepire una realtà nuova).

Scattare una foto implica una scelta ben precisa; la scelta, infatti, è lo strumento principale del fotografo che, con uno scatto, cattura le sue impressioni, la sua visione del mondo, la sua abilità tecnica. Per questa mostra la scelta di Susi ha riguardato un colore, il più terreno che possa esistere (da qui la predominanza dei fiori), catturato nella finitezza di un dettaglio. Lettere, parole, persone, particolari, tutti elementi privati del loro contesto ci raccontano un mondo personale, irreale (il rosso è anche il colore dell’utopia) o sacrale (le foto disposte come in un polittico medievale, palinsesto di memorie-ricordi), ma di certo perfettamente interiorizzato e compreso. Rosso è il colore del pensiero.

Organizzazione: Nino Barone

Inaugurazione: sabato 24 luglio 2010, ore 20

Officina Solare Gallery
Via Marconi, 2 Termoli (CB)
Orario di apertura: 19.00 /22.00 tutti i giorni compreso festivi
ingresso libero

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