David Bailey
Marina Ballo Charmet
Gabriele Basilico
Olivo Barbieri
Maurizio Buscarino
Mario Cattaneo
Arnaud Claass
Mario Cresci
Paola De Pietri
Paola Di Bello
Fischli & Weiss
Mauro Galligani
Moreno Gentili
Mario Giacomelli
Paolo Gioli
Guido Guidi
Mimmo Jodice
Roberto Marossi
Paola Mattioli
Lello Mazzacane
Enzo Nocera
Cristina Nunez
Tino Petrelli
Simone Romeo
Achille Sacconi
Marco Signorini
Hans van der Meer
Manfred Willmann
Nicolas Wollnik
Roberta Valtorta
Arianna Bianchi
Un'indagine sulle diverse dimensioni delle opere fotografiche nelle collezioni del Museo, a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi. Opere di 30 autori italiani e stranieri dal 1960 ad oggi: David Bailey, Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Maurizio Buscarino, Mario Cattaneo, Arnaud Claass, Mario Cresci, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss...Inoltre, la mostra '10 anni di calendario Epson' presenta una selezione delle immagini dei calendari stampate con Digigraphie, la certificazione creata da Epson per produrre tirature limitate.
a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi
Una mostra che mette a confronto fotografie di grandi e piccole dimensioni scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Una riflessione giocosa sul cambiamento di identità che la fotografia ha vissuto a partire dagli anni Novanta.
Opere di 30 autori italiani e stranieri dal 1960 ad oggi: David Bailey, Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Maurizio Buscarino, Mario Cattaneo, Arnaud Claass, Mario Cresci, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Mauro Galligani, Moreno Gentili, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Roberto Marossi, Paola Mattioli, Lello Mazzacane, Enzo Nocera, Cristina Nuñez, Tino Petrelli, Simone Romeo, Achille Sacconi, Marco Signorini, Hans van der Meer, Manfred Willmann, Nicolas Wollnik.
Grazie al continuo fecondo dialogo con diverse arti, dal video al cinema, dall’installazione alla performance, e a causa dell’impatto delle tecnologie digitali che hanno provocato una crisi delle pratiche artigianali, piuttosto velocemente sostituite da procedure di produzione industriali, la fotografia contemporanea ha vissuto negli ultimi vent’anni trasformazioni davvero profonde che ne hanno determinato una nuova l’identità. Tra queste, il cambiamento avvenuto nelle dimensioni delle opere e nella loro presentazione è un segnale molto evidente e molto significativo.
La grande dimensione è stata spesso, istintivamente, associata a un’idea di fotografia come pittura, poiché è anche grazie a questa, oltre che all’impiego di materiali per la stampa e per la presentazione più importanti e preziosi, che la fotografia è entrata definitivamente nel mondo dell’arte e del collezionismo. Tuttavia, a una analisi più attenta, essa può essere più correttamente collegata a due questioni: da un lato l’effettiva evoluzione della fotografia in oggetto artistico dotato di maggiore “presenza” estetica e maggiore valore economico anche in termini di materiali impiegati per la sua produzione; dall’altro, alla tendenza contemporanea dell’immagine fotografica a farsi schermo – sia esso schermo cinematografico o schermo video – oppure grande tableau, billboard, strumento dunque della grande comunicazione di massa nutrita dai mezzi tecnologici.
Le stampe in grande formato, realizzate nei laboratori industriali e non più nella tipica camera oscura del fotografo, sostenute e completate da una presentazione particolare che diviene parte stessa dell’opera (cornice scelta in base a precisi criteri, laminazione, Diasec, montaggio con plexiglass, ligh-box), creano una condizione percettiva nuova: siamo di fronte a un più forte impatto sull’osservatore, che viene indotto a immergersi nell’immagine, a entrarvi, in presenza di una sorta di dilatazione narrativa dei tempi di lettura.
E’ una dimensione della fruizione assai vitale e coinvolgente che da vent’anni ormai sempre di più caratterizza la fotografia, in precedenza pensata, prodotta e presentata in dimensioni ben più ridotte di quelle attuali. Con il grande formato la durata temporale dell’opera aumenta, il rapporto psico-percettivo con l’opera diviene più impressionante ed emozionante, decisamente più fisico. Il fruitore si muove nello spazio e si misura con la vasta superficie dell’opera con il suo stesso corpo, oltre che con lo sguardo.
Fino agli anni Ottanta del Novecento, le fotografie, con i loro formati più contenuti e per così dire più modesti, si ponevano in dialogo con l’osservatore in modo discreto, silenzioso, intimo. Le immagini, quasi sempre circondate da un sobrio passpartout di cartoncino che le “inquadrava” ordinatamente – e che rappresentava l’antico legame con la grafica, madre della fotografia in senso tecnico e storico – chiedevano un avvicinamento, una vicinanza dell’osservatore, che sostava davanti a esse con concentrazione esercitando soprattutto il senso della vista.
Due mondi profondamente diversi, e due fascinazioni diverse.
Il Museo di Fotografia Contemporanea conserva opere fotografiche dal secondo dopoguerra a oggi. Nella ampiezza delle sue collezioni (circa 2 milioni di immagini) è possibile osservare e studiare il mutamento delle dimensioni delle fotografie che ha segnato il passaggio da un mondo all’altro. Nel suo lavoro di riflessione sulla contemporaneità, il Museo ha dunque deciso di selezionare una serie di opere provenienti da dieci dei ventotto fondi fotografici che conserva e studia, che vengono presentate in questa mostra secondo diciassette coppie definite da un'analogia nei soggetti.
E’ una sorta di gioco, che mette a confronto ogni volta una fotografia grande e una fotografia piccola, simili tra loro per tema ma molto diverse per formato e presentazione, nell’intento di portare il pubblico a riflettere sul profondo cambiamento di identità vissuto dalla fotografia.
La mostra vuole essere leggera, anche scherzosa, ma al tempo stesso riflessiva, coinvolgendo i visitatori in una analisi attenta e consapevole.
Gli autori sono stati scelti dai fondi fotografici: Raccolta antologica, Fondo Lanfranco Colombo, Fondo Milano senza confini, Fondo Idea di metropoli, Fondo Storia immaginate in luoghi reali, Fondo Premio Riccardo Pezza, Fondo Achille Sacconi, Fondo Mario Cattaneo, Fondo Paola Mattioli/Fabbrico, Fondo Enzo Nocera.
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Dal 25 settembre al 14 novembre
10 anni di calendario Epson
Il Museo di Fotografia Contemporanea ospita ''10 anni di calendario Epson''.
In mostra una selezione di immagini firmate da grandi maestri della fotografia italiana
Il Museo di Fotografia Contemporanea celebra i primi cinque anni di partnership con Epson Italia aprendo i propri spazi alla mostra ''10 anni di calendario Epson'', nella quale sarà presentata una selezione di fotografie tratte dai calendari prodotti da Epson Italia e firmati da importanti fotografi italiani.
I lavori di Giorgio Lotti, Franco Fontana, Mario De Biasi, Giovanni Gastel, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna, Gian Paolo Barbieri, Gianni Berengo Gardin, Massimo Vitali e del premio oscar per la fotografia Vittorio Storaro sono stati, in ordine di apparizione, i protagonisti dei calendari Epson dal 2001 al 2010.
L’idea di un calendario firmato dai grandi maestri della fotografia nasce nel 2001, grazie all'incontro con Giorgio Lotti. “Volevamo dimostrare ai professionisti dell’immagine, della stampa e della prestampa - afferma Massimo Pizzocri, amministratore delegato di Epson Italia - quali livelli qualitativi si potessero raggiungere con una stampante a getto di inchiostro e quanto questi strumenti fossero di grande aiuto per la loro attività artistica
Il calendario Epson è dedicato ogni anno a un protagonista della fotografia italiana che racconta, attraverso la selezione di dodici immagini, una storia artistica molto personale. Viene prodotto in tiratura limitata e numerata - solo 1.300 copie - e ciascun esemplare riporta dodici stampe su carta fine art o fotografica incollate a mano. La bellezza delle immagini, l'elevata qualità della stampa garantita dalle stampanti inkjet Epson e la cura posta nel confezionamento del calendario lo hanno fatto diventare un oggetto molto ricercato.
La mostra ''10 anni di calendario Epson'' presenterà una selezione delle immagini dei calendari - una per autore - stampate con Digigraphie, la certificazione creata da Epson per produrre tirature limitate di opere artistiche. Digigraphie è utilizzata da fotografi, artisti e musei a garanzia di qualità, stabilità e durata delle stampe nel tempo e per questo apprezzata anche da appassionati e collezionisti.
Dopo il Museo di Fotografia Contemporanea, la mostra sarà ospitata al Lucca Digital Photo Fest 2010, dal 20 novembre al 12 dicembre, nella splendida cornice di Villa Bottini a Lucca.
Inaugurazione: sabato 25 settembre ore 18
Museo di Fotografia Contemporanea
via Frova 10, Cinisello Balsamo-MI
Orari: da mercoledì a venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19.
Chiuso lunedì e martedì
Visite guidate: tel. 02.66056626, servizioeducativo@mufoco.org
Visita guidata ogni prima domenica del mese ore 16
Ingresso gratuito