La mostra si colloca nell'ambito di un'indagine, perseguita dal museo veneziano, incentrata sulla generazione d'artisti d'oltreoceano del Secondo Dopoguerra. La mostra e' articolata in un percorso che parte dagli inizi degli anni Quaranta, con una sezione incentrata su una serie di studi, acqueforti e disegni che conducono al primo nucleo fondante del lavoro di Gottlieb. Le grandi dimensioni dei dipinti creano degli 'ambienti totali' dove il pubblico puo' confrontarsi con la pittura dell'artista istaurando una relazione molto ravvicinata e intima.
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a cura di Luca Massimo Barberio
Per la prima volta in Italia la Collezione Peggy Guggenheim celebra, con un’antologica, l’artista americano Adoplh Gottlieb (1903 – 1974). La mostra si colloca nell’ambito di una linea di indagine, perseguita dal museo veneziano, incentrata su quell’emblematica generazione d’artisti d’oltreoceano del secondo dopoguerra, il cui linguaggio nasce e matura proprio negli anni in cui Peggy Guggenheim apre a New York la sua galleria Art of this Century. Scopo di questa serie di esposizioni è di avvicinare il pubblico italiano e internazionale alla conoscenza di quel periodo, attraverso le opere dei grandi maestri americani, come è già accaduto in passato in occasione delle personali dedicate a William Baziotes e Richard Pousette-Dart. La storia di Adolph Gottlieb è perfettamente in linea con quelle degli esponenti dell’Espressionismo astratto.
Amico stretto di Milton Avery e Mark Rothko fin dagli inizi degli anni ’30, nel 1935 Gottlieb fonda “The Ten”, una sorta di gruppo di pittori espressionisti, e sul finire di quegli stessi anni lavora per il Federal Art Project del New Deal. Fortemente attratto dall’avanguardia europea, con un particolare interesse verso Cubismo e astrattismo, sviluppa negli anni ’40 un schema pittorico che chiama Pictograph, costituito da una griglia in cui l’artista inserisce un proprio linguaggio simbolico fatto di forme, evocatrici di una mitologia primitiva. Nel 1950 crea gli “Irascibili”, gruppo che si forma a protesta della propria esclusione dal Metropolitan Museum of Art, immortalato dalla famosa immagine di Nina Leen. Alla fine degli anni ’50 l’opera di Gottlieb si fa più astratta, gestuale ed espressionista, e sfocia nei Bursts, i lavori per cui oggi l’artista è maggiormente conosciuto.
La mostra è articolata in un percorso che parte dagli inizi degli anni quaranta, con una sezione incentrata su una serie di studi, acqueforti e disegni che conducono al primo nucleo fondante del lavoro di Gottlieb. Nelle tre sale iniziali si trovano appunto i Pictographs, elaborati in un momento cruciale tra la fine degli anni quaranta e i primissimi anni cinquanta, in cui l’artista matura il proprio linguaggio simbolico. Attraverso importanti e significativi lavori di questa fase, in cui la ricerca segnica e pittorica di Gottlieb, già in sé unica, si avvicina a quella dei suoi compagni di percorso attivi attorno a Peggy Guggenheim – da Jackson Pollock a William Baziotes – si arriva alle opere degli anni cinquanta, in cui il gesto mescola colore e materia, sino alle realizzazioni di grande dimensione, i celeberrimi Bursts e Landscapes, simboli di una forma cosmica e universale.
Le grandi dimensioni di questi dipinti permetteranno di creare nelle sale espositive degli “ambienti totali” dove il pubblico potrà confrontarsi con la pittura di Gottlieb istaurando una relazione molto ravvicinata e intima. A completamento di questa prima retrospettiva italiana, sarà presentata al pubblico anche una selezione di piccole sculture delll’artista americano, meno note al grande pubblico: opere in cartone colorato, come studi primigeni di un suo linguaggio plastico, accostate secondo la cronologia alle tematiche pittoriche che li hanno ispirati. Adolph Gottlieb. Una retrospettiva è organizzata in collaborazione con la Fondazione Adolph and Esther Gottlieb, New York e con il supporto di Terra Foundation for American Art, Chicago, Illinois. Include prestiti provenienti dall’American Contemporary Art Gallery di Monaco, da collezioni private, nonché da importanti istituzioni museali quali il museo Solomon R. Guggenheim, il Musée National d’Art Moderne (Centre Pompidou), e il Museum Frieder Burda.
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From September 4 to January 9, 2011 the Peggy Guggenheim Collection presents Adolph Gottlieb. A Retrospective, the first retrospective exhibition of this great American Abstract Expressionist painter to be shown in Italy. Like those previously dedicated to William Baziotes and Richard Pousette-Dart at the Peggy Guggenheim Collection, this exhibition brings to Italy a better understanding of a generation of New York artists that in the 1950s came to form American Abstract Expressionism. The origins of this movement in the 1940s is closely linked to the career of Peggy Guggenheim herself, and to her New York museum-gallery Art of This Century.
The exhibition has been organized in partnership with the Adolph and Esther Gottlieb Foundation, New York, which has lent numerous paintings and sculptures from its holdings. The exhibition also benefits from loans from the Museum Frieder Burda, Baden-Baden, the Solomon R. Guggenheim Museum, New York, the Musée national d'art moderne (Centre Pompidou), Paris, the American Contemporary Art Gallery, Munich, and from several private collectors.
The exhibition opens with paintings, drawings and etchings from the 1930s, including portraits of Rothko and another close friend Milton Avery, as well as allusions to an important sojourn in Arizona in 1937-38. Next comes a numerous selection, for the first time in Italy, of the first cohesive series of Gottlieb's paintings, the Pictographs, begun in 1941, the year of Pearl Harbor and America's entry to World War II. These place Gottlieb, alongside Rothko and a few others such as Arshile Gorky and Pollock, among the pioneers of the new American avant-garde. Typically a grid segments the picture surface; inside its compartments Gottlieb placed symbols, whether a hand, an eye, or hieroglyphs of his own invention that blend American Indian or other primitive ritual imagery with allusions to Greek mythology. They influenced a specific formal component of Abstract Expressionism, the 'allover' composition, which disperses pictorial incident evenly across the picture surface. Having exhausted the visual possibilities of the Pictograph, Gottlieb developed novel compositional types such as the Labyrinths (beginning with Labyrinth #1, 1950, in the exhibition) and Imaginary Landscapes from 1951, such as Sea and Tide (1952, in the exhibition).
In the first group the grid of the Pictographs either takes over and dominates the painting, or becomes transparent, revealing concealed brushwork in the depths of the painting. In the second the composition splits into two zones, with celestial bodies in the upper part and an imaginary, vigorously brushed 'landscape' below. These works coincide with Gottlieb's growing commercial and critical success in the mid 1950s. In 1956, the lower part of the Imaginary Landscapes detached itself from the picture edges to become an independent floating form in vertical compositions known as the Bursts, Gottlieb's best known works. A jury headed by Italian critic and historian Giulio Carlo Argan awarded Gottlieb first prize at the 1963 São Paulo Biennial. In the 1960s, notwithstanding the emergence of Pop Art, antithesis of Abstract Expressionism, Gottlieb's painting was perceived as a prophetic and vital source of Minimal art. The exhibition also includes a selection of Gottlieb's sculptures, made from colored cardboard and presented in the company of the cosmic images that inspired them. The exhibition closes with a series of late works in which the explosive Burst contracts into more geometric and cooler discs, painted in the years prior to his death aged almost 71 in 1974.
The exhibition has been generously supported by the Regione del Veneto, by the Terra Foundation for American Art, Chicago, Illinois and by Intrapresae Collezione Guggenheim. Hangar Design Group created the graphic design for communications. Clear Channel, Radio Italia and Corriere della Sera are media partners.
The Terra Foundation for American Art is dedicated to fostering exploration, understanding, and enjoyment of the visual arts of the United States for national and international audiences. To further cross-cultural dialogue on American art, the foundation supports and collaborates on innovative exhibitions, research, and educational programs. Implicit in such activities is the belief that art has the potential both to distinguish cultures and to unite them.
Alexia Boro / Maria Rita Cerilli
tel: 041.2405.404/415
fax: 041.5206.885
e-mail: press@guggenheim-venice.it
Immagine: A. Gottlieb, Burst 1973, 1973
Acrilico e smalto su tela. Collezione Adolph and Esther Gottlieb Foundation, New York.
© Adolph and Esther Gottlieb Foundation/Licensed by VAGA, NY, NY/by SIAE 2010
Conferenza Stampa 3 Settembre 2010, ore 12
Peggy Guggenheim Collection
701 Dorsoduro, 30123 Venezia
orario: ore 10-18; chiuso il martedì
biglietti: euro 12; euro 10 senior oltre i 65 anni; euro 7 studenti; gratuito 0-10 anni