La mostra presenta una serie di progetti in corso di realizzazione e ripropone la prima mostra in galleria dell'artista (2008) con il lavoro Trades of Others, un'opera basata sulla documentazione di un recente viaggio dell'artista a Torino. Nella versione attuale il lavoro e' stato trasformato in un dispositivo di archiviazione che raccoglie fotografie, documenti legali, trascrizioni e oggetti vari relativi all'evoluzione del lavoro.
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Per la sua seconda mostra personale a Napoli, Tris Vonna-Michell metterà insieme una serie di progetti in corso di realizzazione che daranno vita ad una nuova costellazione di lavori. In aggiunta, anche la sua prima mostra in galleria del 2008, Trades of Others, sarà riproposta in una nuova versione.
Trades of Others è un lavoro basato sulla documentazione di un viaggio, un insieme di immagini e frammenti di storie concatenate che raccontano un recente viaggio dell’artista a Torino. Al centro del lavoro c’è un’indagine sugli strumenti della memoria che catturano le esperienze, insieme ai tentativi volti a ricostruire, attraverso un racconto coeso, i momenti tornati alla memoria. Nella sua versione attuale il lavoro è stato trasformato in un dispositivo di archiviazione che raccoglie fotografie, documenti legali, trascrizioni e oggetti vari relativi all’evoluzione del lavoro.
Audio Poems (iniziato nel 2008) è un lavoro sonoro astratto trasmesso dalla botola del sottoscala, un racconto fatto di suoni che descrive i posti in Giappone visitati dall’artista all’epoca diciassettenne. Ritornato nel 2008 per fotografare e fare registrazioni sonore dei luoghi dove aveva dormito durante quelle sei settimane sette anni prima, si rincontra con Matt, un vecchio compagno di lavoro del negozio di hardware B&Q di Southend-on-Sea. Matt e sua moglie, Kyoko, trascrivono un’incisione sonora ed interpretano una composizione orale. Tale colonna sonora accompagna la proiezione di diapositive dall’archivio dell’artista, e le due forme di registrazione si sovrappongono nel tentativo di raccontare i posti da lui visitati e documentati.
Nello spazio al piano terra il pavimento è stato rimodellato e adattato per poter ospitare una fontana, accompagnata da un nuovo lavoro sonoro. La simulazione di un contesto urbano evoca un ambiente assoggettato e accelerato, riportando nel presente storie temporali e personali. Uno sfondo sonoro composto di recente ed una registrazione sono stati elaborati per lo spazio. La fontana circolare e le diapositive sincronizzate fanno da eco ai racconti di pesci, fontane, pozzanghere, acqua, correnti, trasparenze e vetro. Nell’ambito della narrazione orale, che invade l’intero piano terra, prendono forma ininterrottamente precisi punti di riferimento e composizioni di materiali che offrono il contesto per una nuova forma di solitudine, sia che appaino come la vita di un senzatetto sia che si tratti di non luoghi contemporanei, questi elementi formano i punti partenza del lavoro. Un lavoro su DVD, installato nello spazio sottostante la fontana, trasmette ininterrottamente le immagini riprese a circuito chiuso e a colori delle scale dell’ex palazzo della Dia Foundation. Nel lavoro, appena visibile attraverso una grata posizionata sulla botola, la luce di un’installazione di Dan Flavin fluttua nel corso delle 24 ore di ripresa della scalinata vuota.
Wasteful Illuminations, esposto al primo piano della galleria, varia di volta in volta per forma e contenuto. In questa versione, il lavoro si manifesta attraverso il posizionamento di punti d’ascolto con cuffie, scatole di immagini fotocopiate e un acquario. Il sonoro è dato dalla registrazione inedita di una performance, che ha avuto luogo vicino ad un acquario e in presenza di un pubblico ristretto. Il racconto è diviso in tre parti che formano due interludi necessari sia a far riprendere fiato all’artista sia ad ostacolare il senso di totalità e coerenza. La registrazione della performance funge da documento indicato a descrivere le origini del lavoro, Wasteful Illuminations, che in qualche modo ingloba e unisce i lavori in mostra. La trasmissione orale è senza dubbio più naturale e diversa dalle repliche che sono succedute a partire dal 2008.
Photography is my Punishment ha avuto inizio nel 2005 come preludio di Leipzig Calendar Works (2005-08). Ma nel 2009, nel corso di una performance avuta luogo a Torino, sono riemerse alcune sensazioni legate al testo. Successivamente il lavoro si è trasformato in una raccolta di testi interscambiabili e di estratti audio. In occasione della mostra, Photography is my Punishment è stato installato come una raccolta di lavori, definiti e dettati dal meccanismo di un Telex, un antiquato proiettore per diapositive. La maggioranza degli estratti si riferisce ad imperfezioni tecnologiche del passato, molte delle quali sono connesse al medium fotografico. Nonostante la successione di lavori accostati, che vanno dai clip audio alle diapositive di testi e immagini, prevale una narrazione visiva legata all’appropriazione di schede telefoniche che si succedono nel carrello del proiettore ad intervalli regolari. L’onnipresenza di tali oggetti da collezione, adesso scomparsi come il Telex che li proietta, appare incessantemente come un susseguirsi di messaggi subliminali.
Tris Vonna-Michell è nato nel 1982 a Southend-on-Sea in Inghilterra e vive e lavora tra Londra e Stoccolma. Ha avuto personali presso Overduin and Kite, Los Angeles (2010); Capitain Petzel, Berlino (2010); Focal Point Gallery, Southend-on-Sea (2010); Halle für Kunst, Lüneburg (2009); Jeu de Paume, Parigi (2009); X Initiative, New York (2009); GAMeC, Bergamo (2009); Kunsthalle Zürich (2008 e 2009); Witte de With, Rotterdam e T293, Napoli (entrambi nel 2007). Ha inoltre preso parte a mostre collettive e cicli di performance in tutto il mondo incluso: Austrian Cultural Forum, New York (2010), Nomas Foundation, Roma (2010); Cologne Kunstverein, Colonia; Creative Time, New York; Tate Britain, Londra; New Museum, New York; MUDAM, Luxembourg (tutte nel 2009); Yokohama Triennial e Berlin Biennial (entrambi nel 2008). Nel 2008, ha vinto il Bâloise Art Prize con T293, l’Ars Viva Prize, e la residenza presso IASPIS a Stocccolma.
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For his second show in Naples, Tris Vonna-Michell will bring together several ongoing projects for a new constellation of works and narratives. His first show at T293 in 2008, Trades of Others, will also be re-integrated, constituting a revised version and new work.
Trades of Others is a travelogue-inspired work, a mixture of images and fractured narratives spliced together recounting a recent trip the artist made to Turin. At the core, the work is an exploration of memory tools – for capturing experiences and the attempts of reconstructing remembered moments into a cohesive narrative. In its current reincarnation the work has been transformed into an archival display, hosting photographs, legal documents, transcriptions, and miscellaneous objects belonging to the evolution of the work from its inception to date.
Audio Poems (started in 2008) is an abstract sound work running from a basement trapdoor, a phonetic chronicle of the places encountered by the artist when he was 17 in Japan. With the artist returning to Japan in 2008 to re-photograph and to make audio recordings of the sites where he slept rough during a six-week period seven years earlier, he was reunited with Matt, an old workmate from the B&Q hardware store in Southend-on-Sea. Matt and his wife, Kyoko, transcribe the audio recordings and perform a verbal score and speech composition. This animated soundtrack of audio poems runs alongside the artist’s archive of slides, and both sets of evidence are layered in an attempt to chronicle and displace the places he encountered and documented.
In the basement space the floor has been remodelled and adapted to host a water fountain, accompanied by a new audio work. The simulated urban context evokes an appropriated and accelerated environment, translating the temporal and personal histories into the present. A recently composed field and speech-recording has been devised for the space. The conflating audio narratives are dotted with references to fish, fountains, ponds, cleanliness, water, flows, transparency and glass, all finding visual echoes in the circular fountain and synchronised slides. Within the spoken narration, which inundates the entire basement space, specific landmarks and material alignments are continually fabricated, contextualising a new form of solitude; whether it be depicted through the guise of homeless living or contemporary transient non-places these fixtures form the basis of the work. Playing continuously from the basement below the fountain is a DVD work, a colour CCTV footage of the stairwell at the former DIA building in New York. A Dan Flavin light installation fluctuates during the 24-hour footage of an empty stairwell, the work is barely visible through a grated trapdoor.
Wasteful Illuminations, displayed on the gallery's first floor, alters in form and content; for this current manifestation the work is experienced by construct of a listening post comprising of headphones, box-sets of photocopied images and an aquarium. The soundtrack is an unedited performance recording, which took place adjacent to an aquarium and in the context of an intimate audience setting. The narrative is broken into three takes, creating two interludes – which were needed during the evening for the artist to catch his breath, thus also fracturing the sense of totality and coherency. The performance recording functions as a selective document signifying the origins of the work, Wasteful Illuminations, which loosely encompasses all the subsequent and amalgamate works present in the show. The form of delivery is distinctly raw and different from the succeeding reiterations which followed since 2008. In the box-sets photocopied sheets offer visual clues while following the oral narration.
Photography is my Punishment initially started in 2005 as a prelude text for Leipzig Calendar Works (2005-08). But in 2009, when performed in Turin certain sentiments pertaining to the text re-surfaced during the performance. Thereafter the work has become a collection of inter-changing text and audio excerpts. For this show Photography is my Punishment has been installed as a repository work; defined and dictated by the mechanisms of an antiquated slide projector called the Telex machine. The current assemblage of audio recordings and compositions differ in language and degrees of clarity and narration. The majority of the excerpts relate to past technological failings, most of which are connected to the medium of photography. Despite the succession of assimilated works, ranging from audio clips, images and text-slides, one dominant visual narration prevails in the appropriation of telephone cards, which pass through the carousel at regular intervals. The omnipresence of such collectable objects, now just as defunct as the Telex machine that projects them, flicker incessantly like subliminal messages.
Tris Vonna-Michell, was born in 1982 in Southend-on-Sea in England, and lives and works in London and Stockholm. Vonna-Michell has had solo exhibitions at Overduin and Kite, Los Angeles (2010); Capitain Petzel, Berlin (2010); Focal Point Gallery, Southend-on-Sea (2010); Halle für Kunst, Lüneburg (2009); Jeu de Paume, Paris (2009); X Initiative, New York (2009); GAMeC, Bergamo (2009); Kunsthalle Zürich (2008 and 2009); Witte de With, Rotterdam and T293, Naples (both 2007). He has also performed and participated in group exhibitions worldwide, including at Austrian Cultural Forum, New York and Nomas Foundation, Rome (2010); Cologne Kunstverein, Cologne; Creative Time, New York; Tate Britain, London; New Museum, New York; MUDAM, Luxembourg (all 2009), as well as the Yokohama Triennial and the 5th Berlin Biennial (both 2008). In 2008, he was awarded the Bâloise Art Prize with T293, the Ars Viva Prize, and an IASPIS Residency in Stockholm.
Inaugurazione mercoledì 15 settembre, 2010, ore 19
T293
Via Tribunali 293, Napoli
Orari: 12 - 19, martedì - sabato
ingresso libero