Roberto Ago
Slater Bradley
Pavel Buchler
Fernando Sanchez Castillo
Sabina Grasso
Dmitry Gutov
Yuki Ichihashi
Jiri Kovanda
Anthony McCall
Jan Mancuska
Paolo Parisi
Lorenzo Bruni
La mostra, allestita negli spazi della Magazzino e contemporaneamente in un contesto inedito quale e' la chiesa di San Filippino, e' il primo di due appuntamenti incentrati sul concetto di 'paesaggio', a cura di Lorenzo Bruni. Gli artisti in mostra presentano opere accomunate dalla stessa riflessione che vede il paesaggio non come un concetto astratto, ma come relazione rispetto al volto di chi lo guarda.
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Senza titolo #1
un progetto a cura di Lorenzo Bruni
Artisti: Roberto Ago, Slater Bradley, Pavel Buchler, Fernando Sánchez Castillo, Sabina Grasso,Dmitry Gutov, Yuki Ichihashi, Jiri Kovanda, Anthony McCall, Ján Mančuška, Paolo Parisi
Magazzino inaugura martedì 28 settembre 2010 la nuova stagione espositiva con la mostra “Landscapes” / (confini in
disordine) a cura di Lorenzo Bruni, negli spazi della galleria e contemporaneamente in un contesto inedito quale è la chiesa di
San Filippino in via Giulia n.134. Landscapes / (confini in disordine) è la prima di due mostre incentrate sul concetto di
"paesaggio" e che Lorenzo Bruni curerà per Magazzino. Il secondo appuntamento è previsto per settembre 2011, mentre l'intera
documentazione sarà raccolta in una pubblicazione finale.
Roberto Ago, Slater Bradley, Pavel Buchler, Fernando Sánchez Castillo, Sabina Grasso, Dmitry Gutov, Yuki
Ichihashi, Jiri Kovanda, Anthony McCall, Ján Mančuška e Paolo Parisi sono artisti internazionali di differenti generazioni e
provenienze geografico-culturali, che presentano opere accomunate dalla stessa riflessione attorno al concetto di paesaggio. A
questo tema, che appare quasi banale in un presente dominato dallo scambio continuo di immagini/messaggi (per cui “il lontano”
appare sempre a portata di mano), gli artisti rispondono con opere che mettono in evidenza lo spazio occupato in quel momento
dallo spettatore, o lʼistante temporale in cui è stata realizzata quella specifica immagine del mondo.
In questo caso la parola
paesaggio, in senso classico, risulta negata poiché viene “rappresentato” il tempo dellʼesperienza di quel particolare reale, e non la
sua immagine. Non si tratta di immagini da osservare passivamente, ma da praticare mentalmente o fisicamente. Infatti, il
paesaggio per questi artisti non può esistere come concetto astratto, ma solo come relazione rispetto al volto di chi lo guarda.
Il paesaggio, come notava George Simmel allʼinizio del secolo appena terminato, è quellʼimmagine che è separata dallo
spazio abitato dal suo spettatore. Quando quest'ultimo raggiunge quel luogo che prima contemplava solo da lontano, esso cessa di
essere orizzonte, confine o limite per farsi “semplice spazio abitabile”. In questa prospettiva, se il novecento delineato da Rosalind
Krauss riflettendo sullʼidea di scultura è il secolo in cui lʼarte si è evoluta rompendo di volta in volta le codificazioni con cui la società
riconosceva un dato prodotto come arte, tale percorso è caratterizzato proprio dal tentativo di far coincidere lo spazio dellʼopera con
lo spazio reale occupato dallo spettatore, due dimensioni che solitamente sono intercambiabili, ma raramente compresenti.
E'
soprattutto lʼesigenza di far coincidere queste due dimensioni di spazio che ha portato dallʼinizio del novecento le generazioni di
artisti a sperimentare tecniche espressive differenti (performance e installazioni ambientali in primis) rispetto alla pittura figurativa.
Questa esigenza oggi, con la progressiva smaterializzazione del reale a cui abbiamo assistito nei decenni passati (gli oggetti per
comunicare “sono sempre più piccoli e contengono il mondo intero”), è nuovamente attuale anche se le dinamiche e il concetto di
presente con cui si devono confrontare gli artisti sono totalmente differenti. Per questo motivo le opere in mostra nascono
dallʼindagare il rapporto e le contraddizioni esistenti tra il come viene osservato un luogo e il come viene percepito, vissuto e
percorso, e infine rappresentato; introducendo così lʼidea di una costruzione costante del paesaggio, in quanto identità collettiva, e
la sua possibile progettazione.
I quadri di Pavel Buchler appaiono come puzzles astratti ottenuti ripulendo e capovolgendo quadri di paesaggio salvati
dalle bancarelle di robivecchi. Il "pannello" astratto di Roberto Ago dà vita ad unʼimmagine concreta della natura con la forza
immateriale di una frase. La pittura di Fernando Sánchez Castillo, che apparentemente rientra in un filone paesaggistico di fine-
ottocento, o in altri casi astrattista anni ʻ40, è usata per soggetti come scene della guerra civile spagnola o manifestazioni del
sessantotto, proprio per riflettere sui codici comuni con cui riconosciamo dignità ad episodi della memoria collettiva. Lʼimmagine
Under the bridge (Simeto) di Paolo Parisi, così come le sculture-sedute dello stesso autore, sono opere che riguardano il dialogo
tra la bidimensionalità del disegno e lo spazio fisico, tra gli elementi della natura (cielo-gas e mare-acqua) e le persone che sostano
in un luogo attraversandolo. Ján Mančuška con lʼopera Guided by the walls realizza unʼinstallazione in cui frasi con lettere in
metallo segnano lo spazio di una stanza mettendo a confronto lʼesperienza fisica (il camminare seguendo lʼandamento della lettura)
con quella emotiva (evocata dal testo).
Lʼinstallazione A dog di Dmitry Gutov è un omaggio allʼistinto dellʼuomo di scoprire nuovi
territori per appropriarsene e farli suoi, evocato con il gesto semplice e giornaliero di un cane che segna il suo territorio. Lʼopera
Senza titolo di Jiri Kovanda definisce un orizzonte perfetto allʼinterno della stanza utilizzando dei cucchiai bianchi di plastica inseriti
nella parete, con cui evoca i codici del minimalismo ma sovvertendoli, ovvero suggerendo un qualche evento imprevisto che,
suggerito dalla vodka contenuta dai cucchiai, potrebbe compiersi.
Queste sono solo alcune delle opere che definiscono il progetto “Landscapes” / (confini in disordine). Le immagini del
mondo e gli interventi nello spazio della galleria e della chiesa riflettono sul concetto attuale di paesaggio, mettendolo in relazione
con la possibilità di mapparlo e re-inventarlo, ma anche di discuterne con “lʼaltro da sé”. Questi metodi di orientamento "alternativo"
si distaccano fortemente dalle possibilità fornite oggi dalle tecnologie dei GPS e dei sistemi satellitari, essi ci riconsegnano non una
dimensione percettiva astratta, oggettiva e impersonale, ma il "paesaggio" particolare di un contesto spazio/tempo attraverso
un'esperienza personale, l'unica a poter essere condivisa nel senso più autentico del termine.
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Senza titolo #1
Project curated by Lorenzo Bruni
Artisti: Roberto Ago, Slater Bradley, Pavel Buchler, Fernando Sánchez Castillo, Sabina Grasso,Dmitry Gutov, Yuki Ichihashi, Jiri Kovanda, Anthony McCall, Ján Mančuška, Paolo Parisi
On 28 September 2010 Magazzino will inaugurate the new exhibition season with the show “Landscapes” / (confini in
disordine) curated by Lorenzo Bruni, in the gallery space and simultaneusly in an offsite location in the Church of San Filippino
in via Giulia n. 134. Landscapes / (confini in disordine) is the first of two shows that Lorenzo Bruni will curate for Magazzino, and
centers upon the concept of the paesaggio. The second will open in September 2011 and the series will be documented in a
comprehensive publication.
Roberto Ago, Slater Bradley, Pavel Buchler, Fernando Sánchez Castillo, Sabina Grasso, Dmitry Gutov, Yuki
Ichihashi, Jiri Kovanda, Antony McCall, Ján Mančuška and Paolo Parisi are international artists of different generations and
cultural provenances who present work that shares a common reflection on the concept of the landscape. To this theme, which
appears almost banal in a time dominated by the continuous exchange of images and in which the sensation that what is far away
may be kept close at hand, the artists respond with work that highlights the space occupied in a specific moment by the spectator or
the temporal instant in which a particular image of the world is realized. Here, the term “landscape” in the classical sense is negated
and deconstructed, as the space of a particular experience is represented rather than its image. These are not works to be
observed passively, but to be processed mentally or physically. Indeed, the landscape for these artists cannot exist as an abstract
concept but only in relation to the viewer.
th
At the beginning of the 20 century, George Simmel described a landscape as an image separate from the space
inhabited at a given moment by its spectator. When the observer reaches a horizon, in other words, it ceases to be a confine or a
limit and becomes a space in and of itself. The 20th century, as described by Rosalind Krauss while reflecting on the idea of
sculpture, is the age in which art evolved, breaking time and time again the codification with which society recognizes any given
product as art. This route is characterized above all by an attempt to make the space of the artwork match with the portion of the
real occupied by the spectator, that is, two dimensions of space which are usually interchangeable, though indeed never co-
existent, in the experience of the spectator (this aspect is evident when one considers figurative painting). Today with the
progressive dematerialization of the real which we have been witnessing these past decades (the objects with which we comunicate
and transmit images have become smaller and smaller) we should perhaps reconsider the relation between the observed and
practical space.
The works included in the exhibition reflect, through different modes, the contradiction that exists between the observation
and the experience of a place, thus introducing the idea of a constant construction of landscape as collective identity, and its
possible planning. Pavel Buchler's paintings appear as abstract puzzles obtained by inverting and washing discarded landscape
paintings rescued from junk stalls. A two-color panel by Roberto Ago conjures a specific image of nature with the phrase imagine
if... that begins the story printed on it. The paintings of Fernando Sánchez Castillo reflect upon the common codes through which
we recognize the dignity of the collective memory of certain episodes. They draw upon art historical tranditions ranging from
th
landscape painting at the end of the 19 century to Post-War abstraction and address subjects such as scenes from the Spanish
Civil War and the events of 1968.
Paolo Parisi's image Under the bridge (Simeto) and his seat-sculptures are works that concern
the dialogue between the bi-dimensionality of the drawing and the physical space between natural elements (sky-glass and sea-
water) and the people who stop at their intersection. Ján Mančuškaʼs work Guided by the walls is an installation in which
sentences in metal letters mark the space of a room by comparing the physical experience (the walk follows the course of reading)
with the emotion (evoked by the text) of being in that place. The installation by Dmitry Gutov, A dog, is a tribute to manʼs instinct to
discover new territories to claim them as his own, evoking the simple act of a dog marking its territory. The work Untitled by Jiri
Kovanda defines a horizon within the gallery space using plastic spoons, evoking the codes of minimalism while reversing them
and creating an event via the dripping of vodka contained in the spoons.
The images of the world and the interventions in the exhibition spaces reflect on the concept of the landscape, relating it to
the opportunity to map, to invent and to consider the landscape within the dialogue of “the other, the different”. These traditional
methods of orienting oneʼs self strongly differ from those available today (GPS systems, for example, that facilitate movement in
real space) because they establish a personal, subjective, shareable experience, rather than a detached and objective one, of a
given time-space context.
Per informazioni contattare la galleria al n. 06 687 5951 o per email info@magazzinoartemoderna.com
Image: Ján Mancuška, Guided by the walls, 2007 - aluminum, steel wire, dimension variable - detail view
Opening 28 settembre 2010, ore 19
MAGAZZINO
Via dei prefetti, 17, Roma
mar-ven 11:00/15:00 e 16:00/20:00, sabato 11:00/13:00 e 16:00/20:00
e
CHIESA DI SAN FILIPPINO
Via Giulia 134, Roma
mar-sab 17:00/20:00
ingresso libero