Tomorrow is the question. La ricerca del collettivo e' connessa all'idea di una permanenza, di un lasso di tempo passato a stretto contatto con un luogo specifico. L'ultimo lavoro video del gruppo, What we do and what we are, e' stato girato in una singolare strada di Bruxelles, che come sempre nella citta' belga ha un doppio nome in francese e fiammingo: rue de Laeken/Lakensestraat. Insieme al video, sono esposti 4 lavori inediti.
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A quattro anni di distanza dalla mostra negli spazi di Monitor nel 2006, la galleria è ora lieta di annunciare la terza personale di ZimmerFrei. La ricerca di questo trio dal sodalizio decennale è fortemente connessa all'idea di una permanenza, di un lasso di tempo passato a stretto contatto con un luogo specifico.
L'ultimo lavoro video del gruppo, ''What we do and what we are'', che Monitor presenta per la prima volta in Italia, è stato girato in una singolare strada di Bruxelles, che come sempre nella città belga ha un doppio nome in francese e fiammingo: rue de Laeken/Lakensestraat. La via ha una storia paradigmatica: dopo la grande fioritura negli anni '60, evocati da tutti i suoi “abitanti” come la belle époque, solo venticinque anni dopo ha visto una vera e propria decadenza con la costruzione dei grandi centri commerciali della vicina rue Neuve/Nieuwstraat e una sfortunata operazione immobiliare del gruppo Alliance.
A poco è valso il tentativo di ravvivare Rue de Laeken con affitti convenzionati a gallerie d’arte e associazioni no profit: l’economia stenta a riavviarsi e la strada si è assestata in una sorta di tempo lento in cui convivono botteghe tramandate da generazioni (la drogheria, il fiorista), famiglie di panettieri e solitari barbieri che abitano nel retrobottega, prostitute e papponi, un bar dedicato a Che Guevara e uno al cane del proprietario, e poi agopuntori, architetti, spacciatori, collezionisti e ristoratori dalle alterne fortune, la sede del teatro fiammingo, il museo della franco-massoneria e tre dei più antichi templi massonici della città.
''What we do and what we are'' ha molte anime: una documentaria e dialogante, una contemplativa e silenziosa, una misterica e muta. Con queste diverse lenti deformanti il film entra ed esce da luoghi pubblici di proprietà privata chiedendosi cosa si vede da dietro il bancone, chi sono le persone che animano questi commerci e queste attività, cosa succederà dopo, quali tracce rimangono sulle cose, cosa resta del lavoro e della vita stessa.
Insieme al video, saranno presenti in mostra quattro lavori inediti: gli spazi sterminati e struggenti di Coney Island, New York, ambientazione della splendida serie fotografica ''Tomorrow is the question'' (2009/10), il sapore rubato di una conversazione privata da ascoltare immergendosi in un dispositivo acustico d’altri tempi, il semplice e irresistibile gesto di spiare uno spazio segreto suscitato dall’intervento concepito espressamente per gli spazi della galleria (entrambi ''Untitled'', 2010) e lo ieratico ''The Guardians'', altro lavoro fotografico quasi contraltare e leit motiv del film.
ZimmerFrei (Massimo Carozzi, Anna de Manincor, Anna Rispoli) 1999. Solo show: 2010 LKN Confidential, Bruxelles Nous Appartient BNA/BBOT, Brussels, a cura di Séverine Janssens for the Kunstenfestivaldesarts, 2009 Front Room Gallery, Brooklyn NYC, a cura di Daniel Aycock, 2008, Everyday (the satellite seems a little further out of reach), project Inaudito,Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma, a cura di Daniela Cascella e Oscar Pizzo. Selected Group Show: 2010, Milano/Marsiglia, #2 Mal d’archive, La Friche La Belle de Mai, Marsiglia, a cura di Chiara Agnello, Katia Anguelova e Guillaume Mansart, 2009, Wrinkles of Time, IVAM, Valencia, a cura di Robert Storr, Crossing Landscapes, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, a cura di Maria Livia Brunelli e Silvia Cirelli.
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Four years on from their last show at Monitor in 2006, the gallery is pleased to announce a third solo show devoted to the ZimmerFrei trio. Over their years of collaboration, this group’s research has been strongly associated with the concept of permanence, of a time lapse spent in close relation to a given place. Their latest video, What we do and what we are, which Monitor will be presenting for the first time in Italy, was shot in a singular street in Brussels that, like all other streets in the Belgian capital, is named both in French and Flemish – rue de Laeken/Lakensestraat.
The patchy history of this particular street has varied from its heyday in the 1960s, still remembered as the “belle époque” by its inhabitants, to utter decadence in the 1980s following the construction of large shopping malls along the nearby rue Neuve/Nieuwstraat and an unhappy development venture by the Alliance group.
Various efforts at reviving rue de Laeken, including advantageous rents for art galleries and no-profit organisations, have produced few results. The economy has never truly recovered and the street appears to have settled into a kind of ‘uneasy slumber’ where family enterprises passed down through generations (the drug store and the florist) live side by side with family run bakeries, dusty barber shops, prostitutes, pimps, a bar dedicated to Che Guevara, one named after the owner’s dog, acupuncturists, architects, drug dealers, collectors, temporarily successful restaurants, the headquarters of the Flemish Theatre, a museum of French freemasonry and the city’s three oldest Masonic temples.
What we do and what we are is a work with several interpretative layers, from that of the documentary dialogue to the contemplative, silent, mystic and mute. Through the different registers that pervade the work, this film comes in and out of public buildings and private property, posing the question of what can be seen from behind a given counter, who the people are behind the various businesses and activities, what will happen afterwards, what traces will linger, what remains of work and, indeed, of life itself.
The video will be on show along with four new works: the vast, bleak landscape of Coney Island, New York, is the setting for the magnificent series of photographs Tomorrow is the question (2009/10); the thrill of eavesdropping on a private conversation immersed in an acoustic device from another era; the simple and irresistible gesture of spying into a secret space conceived specially for the gallery (both Untitled, 2010); and the hieratic The Guardians, another photographic work that stands almost as a counterbalance and leitmotif to the main film.
ZimmerFrei (Massimo Carozzi, Anna de Manincor, Anna Rispoli) 1999.
Solo show: 2010 LKN Confidential, Bruxelles Nous Appartient BNA/BBOT, Brussels, curated by Séverine Janssens for the Kunstenfestivaldesarts, 2009 Front Room Gallery, Brooklyn NYC, curated by Daniel Aycock, 2008, Everyday (the satellite seems a little further out of reach), project Inaudito, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Rome, curated by Daniela Cascella and Oscar Pizzo. Selected Group Show: 2010, Milano/Marsiglia, #2 Mal d’archive, La Friche La Belle de Mai, Marseilles, curated by Chiara Agnello, Katia Anguelova and Guillaume Mansart, 2009, Wrinkles of Time, IVAM, Valencia, curated by Robert Storr, Crossing Landscapes, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin, curated by Maria Livia Brunelli and Silvia Cirelli.
Until November 15th.
Opening 4 ottobre 2010, ore 19
Monitor - Palazzo Sforza Cesarini
via Sforza Cesarini 43a, Roma
Orario: mart-sab 13-19
Ingresso libero