Carrozzeria Margot
Milano
via Padova, 29
WEB
Jonathan Vivacqua
dal 4/10/2010 al 11/10/2010
15-19, escluso domenica e su prenotazione

Segnalato da

Carrozzeria Margot




 
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4/10/2010

Jonathan Vivacqua

Carrozzeria Margot, Milano

Il mio mezzo spazio. L'artista ha calcolato lo spazio tracciando linee invisibili tra tre punti scelti e ricavandone tre sculture di metallo diverse tra loro dalle forme concave e piramidali.


comunicato stampa

a cura di Francesco Bertelé e in collaborazione con Francesca Chiacchio

La Collezione di Carrozzeria Margot, a cura di Francesco Bertelé e in collaborazione con Francesca Chiacchio, presenta la mostra personale dell'artista Jonathan Vivacqua dal titolo Il mio mezzo spazio, un'opera che cerca di scovare “l’unica zona dell’universo dove le raccomandazioni non funzionano” (cfr. Franco Battiato).

Il lavoro di Jonathan Vivacqua è il risultato di un dialogo con lo spazio della Carrozzeria Margot: se avesse potuto ribaltarlo per afferrarlo nella sua interezza l’avrebbe impugnato tra le mani come un gigante, nell’imbarazzo di poter afferrare senza distruggere.

Jonathan ha trovato una formula per ribaltarlo, per misurarlo, proiettandolo in una sintesi spaziale che si modella nell’essenza di sculture la cui funzione richiama le prese d’arrampicata. Ha cercato nello spazio della Carrozzeria Margot i punti in cui poter pensare, ritrovare la propria intimità in un luogo non suo. Questi spazi, scovati in modo istintivo, possono essere raggiunti solo staccando i piedi da terra, come tre “piattaforme” meditative mancanti di un appiglio per raggiungerle. Jonathan, allora, ha calcolato lo spazio, tracciando linee invisibili tra tre punti scelti e, seguendo queste linee direzionali, ha piegato come origami la pianta della Carrozzeria, ricavandone tre sculture di metallo diverse tra loro dalle forme concave e piramidali. Queste “prese”, che permettono l’elevazione, sono allestite in modo da convergere tutte e tre verso il centro della Carrozzeria, che Jonathan ha calcolato matematicamente, metafora del ricongiungimento del sé e dello spazio.

In occasione dell’inaugurazione l’artista vuole facilitare la nostra osservazione, mostrandoci i disegni preparatori ed anche animando il suo spazio scultoreo attraverso la prestazione fisica e mentale di tre uomini: un ballerino della Scala, un giocatore di rugby e uno scalatore. In questo modo le sculture di Jonathan si attiveranno; i tre uomini entreranno in relazione con lo spazio dell’artista appendendosi e sostando in una posizione meditativa fino allo stremo, promuovendo così uno scambio di ruoli fra la loro azione e lo spazio di Jonathan. Non è solo la forza a sostenere l’impresa ma l’essere in grado di ascoltarsi, conoscere il proprio limite, controllare il proprio corpo e lasciare che da questo il pensiero si dilegui. È l’atto meditativo che permette la riuscita dell'azione. Tra le mani, quindi, non afferrano prese naturali, increspature, spigoli e vuoti della roccia nuda; neppure prese di plastica inserite in un contesto di finzione di una parete rocciosa realizzata per apprendere la salita e per misurare la propria bravura. Tra le mani, invece, impugnano tutto lo spazio.

Cosa possa significare prepararsi per affrontare una montagna, su cui attaccarsi percorrendola verticalmente, è reso più chiaro dalle parole di Manolo, uno dei pionieri del free climbing. Non c’è un metodo definito, la scelta di uno scalatore è riportata all’essenza estetica delle linee che le rocce contengono, che lentamente da bidimensionali si concretizzano in una tridimensione. Egli dichiara che la scelta è un atto creativo, che non può avvenire in luoghi artificiali ma solo a contatto con la totalità della natura. La Carrozzeria Margot è un luogo abitato, un appartamento dalla forma originale ma come tutti gli appartamenti per Jonathan si tratta di un luogo vacuo, una galleria tra le montagne. Negli stessi termini affronta le palestre di arrampicata, luoghi artificiali dove l’atto di ascoltare se stessi e il proprio limite diventa secondario rispetto all’apparire di fronte agli altri.

Per un cittadino la città rappresenta il controllo e, la casa il rifugio in cui ritrovare la propria dimensione individuale, il proprio spazio ridotto all’area delimitata dalle pareti che ci separa dall’esterno e che ci fa sentire sicuri e intimi con noi stessi. La natura, per i suoi fenomeni imprevedibili, è volutamente mantenuta estranea al contesto urbano, circoscritta in forme in cui gli alberi si possono contare uno ad uno. Jonathan, invece, concepisce un altro tipo di spazio, svincolato dalla dimensione circoscritta e immerso nella natura. Il suo è uno spazio in cui ci si può appendere, sfidare la gravità e credere che si possa ”vivere una vita sulle punta delle dita”.

Francesca Chiacchio

Inaugurazione 5 ottobre

Carrozzeria Margot
viale Padova, 29 - Milano
Dalle ore 15.00 alle ore 19.00, escluso domenica e su prenotazione
Ingresso libero

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