Bramantino
Bernardino Luini
Giovanni Angelo Del Maino
Giovanni Agosti
Jacopo Stoppa
Marco Tanzi
Da Bramantino a Bernardino Luini. Per la prima volta viene percorsa la produzione artistica rinascimentale del Canton Ticino: un capitolo ineludibile dell'arte lombarda e europea di quel periodo. Le pale d'altare, le oreficerie e i ricami, le sculture in legno e in pietra, le vetrate esposte nella mostra allestita alla Pinacoteca Zust sono il nucleo di partenza per itinerari che portano ad ammirare affreschi e altri capolavori conservati nei luoghi originari, in contesti di grande bellezza naturalistica.
a cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi
Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, si propone come un «reportage critico», affascinante e del tutto originale.
Per la prima volta viene, infatti, percorsa la rilevante produzione artistica rinascimentale del Canton Ticino: un capitolo ineludibile dell’arte lombarda e europea di quel periodo. Qualunque trattazione del Cinquecento settentrionale deve fare i conti con la grande parete affrescata da Bernardino Luini in Santa Maria degli Angeli a Lugano. Eppure le ricchezze di questo territorio non si limitano a questa emergenza clamorosa, già meta dei pellegrinaggi artistici e mondani dei conoscitori ottocenteschi.
Il territorio dell’antica Diocesi di Como e delle Tre Valli Ambrosiane (Leventina, Blenio, Riviera), dal San Gottardo al San Bernardino, tra laghi (Ceresio, Verbano, Como) e fiumi (il Ticino, su tutti), catalizza, tra gli anni Settanta del Quattrocento e la metà del secolo successivo, una produzione artistica di assoluto rilievo.
Sono decenni che vedono Bramantino dipingere la Fuga in Egitto nel santuario della Madonna del Sasso all’Orselina sopra Locarno, Bernardino Luini, il polittico di San Sisinio a Mendrisio e il tramezzo di Santa Maria degli Angeli a Lugano: due vertici che cadono però in un terreno già fertile e lo vivificano ulteriormente. Valgano le Scene della Genesi a Campione d’Italia, l’Ultima cena di Ponte Capriasca, il Giampietrino, oltre ad artisti locali di talento, come Bartolomeo da Ponte Tresa, Giovanni Antonio da Montonate, Domenico Pezzi della Valsolda e Giovanni Antonio de Lagaia.
Le pale d’altare, le oreficerie e i ricami, le sculture in legno e in pietra, le vetrate esposte nella mostra allestita alla Pinacoteca Züst di Rancate sono il nucleo di partenza per itinerari che portano ad ammirare affreschi e altri capolavori conservati nei luoghi originari, in contesti di grande bellezza naturalistica.
Nel corso della preparazione di questa mostra sono state ricostruite vicende di dipinti che hanno lasciato le terre ticinesi per finire dispersi ai quattro angoli del mondo. La fortuna di Bernardino Luini nell’Ottocento ha favorito la diaspora delle sue opere: eccezionalmente ritorna, grazie alla generosità del Philadelphia Museum of Art, uno scomparto del polittico, commissionato dalla famiglia Torriani per San Sisinio a Mendrisio e che ha lasciato la chiesa alla fine del Settecento. Ma è stato possibile appurare anche che cosa si trovava sull’altar maggiore di Santa Maria degli Angeli a Lugano, a pochi metri dal tramezzo affrescato da Bernardino Luini: un polittico del lodigiano Calisto Piazza, realizzato per volontà di un membro di casa Rusca. Anche in questo caso l’opera ha lasciato Lugano nel Settecento e l’elemento centrale, per secoli in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, ritorna per l’occasione in Svizzera: e sarebbe bello ci potesse restare.
Non sono mancate scoperte sul fronte dell’identificazione di autori e date di esecuzione: per esempio il Giulio Cesare riceve la testa di Pompeo, un capolavoro dell’arazzeria milanese rinascimentale, destinato a un altro esponente della famiglia Rusca, è oggi diventato – grazie alla lettura dell’iscrizione – l’unico pezzo firmato di Antonio Maria da Bozzolo, il principale tessitore di arazzi nella Milano rinascimentale, realizzato nel 1509; il suo cartone spetta, per ragioni di stile, a Bernardo Zenale. Anche questo preziosissimo manufatto, conservato nel Musée des Arts Décoratifs di Parigi, sarà esposto a Rancate.
L’enigmatico Bramantino ha dovuto cedere qualcosa di fronte a una pattuglia di suoi innamorati, vecchi e nuovi: finalmente della Fuga in Egitto di Orselina è possibile proporre una decifrazione della misteriosa iconografia, alla luce dei Vangeli apocrifi.
Nella mostra si vedranno anche opere pressoché prive di storia che emergono oggi alla ribalta, come uno splendido stendardo processionale proveniente dal Duomo di Como, appositamente restaurato per l’occasione da Gianmaria Casella. Dalla grande cattedrale sul lago, per la straordinaria disponibilità della Curia locale, provengono anche due monumentali tele di Bernardino Luini, un San Sebastiano e un San Cristoforo, restate ingiustamente ai margini del suo catalogo per l’intero Novecento.
Tra le scene madri con cui la mostra si conclude, dopo avere cavalcato più di mezzo secolo di storia, c’è il confronto, sempre emozionante, tra Gaudenzio Ferrari e Giovanni Angelo Del Maino: due opere del grande pittore valsesiano, molto attivo per l’antica diocesi di Como e non senza effetti sulla produzione artistica ticinese, saranno esposte reduci da restauri (uno generosamente offerto da Novaria Restauri, l’altro sostenuto dal Credito Valtellinese e realizzato da Barbara Ferriani) di fronte alla intensa Madonna svenuta dello scultore pavese, anch’essa da poco recuperata (grazie a Luciano ed Eugenio Gritti) e praticamente sconosciuta al pubblico.
La tradizionale gravitazione di Varese e del suo territorio verso la Svizzera e la collaborazione in atto tra il Comune di Varese e la Pinacoteca Züst hanno dato vita a una sorta di vetrina della mostra nella Sala Veratti. Nel refettorio settecentesco dell’ex convento di Sant’Antonino saranno esposte, a partire dal 16 ottobre 2010, due tavole del più importante pittore varesino del Rinascimento: Francesco De Tatti. Ritorna per la prima volta in Italia, generosamente prestata dal Museo di Nancy dove si trova dal 1907, la Madonna con il Bambino e angeli firmata e datata 1512, commissionata da Gian Guido Orrigoni e destinata probabilmente alla chiesa di San Martino a Varese. Dalla parrocchiale di Craveggia, in Val Vigezzo, giunge un Cristo in pietà che poteva costituire l’elemento superiore del polittico da cui proviene la tavola di Nancy. A rinforzare idealmente il senso di questo gemellaggio è giunta la recente scoperta documentaria che Francesco De Tatti ha realizzato nel 1526 un polittico, oggi perduto, per la comunità di Rancate. Il Comune di Varese e l’Università degli Studi di Milano hanno inoltre sostenuto la messa a punto di un regesto completo dell’attività di questo pittore.
Ufficio stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 0039 049 663 499
info@studioesseci.net
Vernice per la Stampa giovedì 7 ottobre ore 11
Apertura al pubblico dal 10 Ottobre 2010
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera
Orario: da martedì a venerdì: 9-12 / 14-18; sabato, domenica e festivi 10-12 / 14-18
chiuso lunedì (tranne i festivi); 24-25-31/12; 1/01
Ingresso: Intero: Fr. 8.-/ € 6,50; Ridotto (pensionati, studenti, comitive): Fr.6.-/ € 5. Gratuito per le scuole ticinesi
Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario