Giovanna Appodia
Cosimo Massimo Cavallo
Elena Copetti
Tania De Gregorio
Vanessa Franzella
Nilo Furlan
Anno Matthias Henke
Jndj
Annamaria Maisto
Francesco Padovani
Miki Pedro
Shura
Anna Maria Staccini
Maurizio Vertova
Marina Zatta
La mostra e' centrata sulle problematiche legate alla diffusione del razzismo nell'attuale societa' multietnica, con opere di Elena Copetti, Tania De Gregorio, Vanessa Franzella, Nilo Furlan...
a cura di Marina Zatta
Sabato 16 ottobre 2010 si inaugura alle ore 18.30 presso lo spazio Vista Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41 (zona Colosseo) a Roma, la mostra In-Differenze degli artisti Giovanna Appodia, Cosimo Massimo Cavallo, Elena Copetti, Tania De Gregorio, Vanessa Franzella, Nilo Furlan, Anno Matthias Henke, Jndj, Annamaria Maisto, Francesco Padovani, Miki Pedro, Shura, Anna Maria Staccini, Maurizio Vertova. La mostra è centrata sulle problematiche legate alla diffusione del razzismo nell’attuale società multietnica.
“Vista” è un centro dedicato all’arte e alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Una project gallery che si rivolge ai giovani talenti esordienti, ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo. In questo luogo Soqquadro espone la collettiva In-Differenze, un progetto di Marina Zatta sulle difficoltà legate al razzismo nell’attuale società multietnica.
La società in cui viviamo si sta delineando sempre più come multiculturale e multietnica, ed al contempo le paure delle persone nei confronti dell’Altro, del Diverso si stanno amplificando. Ciò crea delle tensioni sociali esasperate da una politica qualunquista, xenofoba e populista, che anziché elaborare un percorso di socialità condivisa e dell’accoglienza, spinge le persone a rinchiudersi nel proprio recinto.
Questa gara tra civiltà “evolute” e altre “inferiori” rischia di far diventare l’Italia una polveriera etnica, la barbarie di ciò che è accaduto a Rosarno ed altri episodi preannunciano questo rischio, che ci sta spingendo verso una guerriglia urbana etnica che altri paesi, già conoscono; la Francia degli scontri nelle banlieue parigine o l’America delle gang etniche sono due esempi di tensioni etniche sfociate nella violenza che la storia dell’emigrazione conosce.
In quest’ottica la costruzione di una società capace di accettare e inglobare al suo interno le differenze culturali e religiose è il modo migliore per non gettare benzina sul fuoco, e quindi la creazione di una società Indifferente alle Differenze è ciò che Soqquadro auspica e desideriamo, con questa mostra, dichiarare quest’auspicio con chiarezza attraverso l’esposizione di opere che, anche simbolicamente, raccontino la necessità/opportunità di realizzazione di un mondo aperto alla tolleranza e non all’esclusione razzista.
I quadri di Giovanna Appodia sono un ''fermo-immagine''; hanno la pretesa di catturare lo sguardo di chi li vede e di indurre a pensare, a fantasticare tanto da avere l'impressione di sentir parlare o di veder muovere i protagonisti delle opere. Rappresentano la quotidianità, al fine di rendere immortale il nostro modo di essere e per regalare ai posteri le immagini del nostro tempo.
Cosimo Massimo Cavallo ci fa entrare nella difficoltà di essere dei bambini del continente. Il loro è uno sguardo che incede, che fruga nel futuro, in ricerca della speranza di un mondo che li liberi dalle dipendenze del passato.
Elena Copetti ci parla della sua opera attraverso i versi di una poesia, ma in questo caso redatta da lei stessa: Dolce Perla d'Oriente / a te dedico il mio estro / per creare un ponte d'amore, di rispetto e di amicizia. / Il tuo sguardo nel mio sguardo / il mio cuore nel tuo cuore. / Questo è ciò che so fare... / Questo è ciò che ti offro... / per creare il ponte...
Per Tania De Gregorio il quadro prende forma al di là e prima di ogni gesto pittorico intenzionale. Linee e colori si fondono, prendono corpo in un gioco che porta in posti sognati, diventano specchio di emozioni, stati d'animo, pensieri. La forma finale non è un pensiero dato ma lo spunto per chi guarda, l'inizio di un percorso, una storia, un viaggio; la tela diventa realtà parallela, i colori e le linee sono la controparte artistica di stati d'animo, emozioni che, sfuggendo al controllo razionale, danno vita a luoghi e immagini sospesi tra realtà e sogno. Nel silenzio del fare pittorico le emozioni diventano gesto che emerge sulla tela.
L'immagine del quadro di Nilo Furlan vuole esplorare il mondo inconscio dell'immigrato, del suo credo. Molte volte immerso violentemente in una modernità di schemi e di comportamenti a lui incomprensibili e dove lo scandire del tempo e il significato dell'esistenza stessa, non coincidono con quelli che l’artista ha conosciuto fino ad ora.
La tecnica pittorica di Anno Matthias Henke è di un cronista che fissa quello che succede o che vede attorno a sè con il suo linguaggio, dando vita a tele che sono una specie di '' eventogramma'', lastre sulle quali è scritto ciò che succede, codificato e filtrato attraverso la sua concezione di forma e cromaticità. Una pittura istintiva e dal forte gesto, non rivolta alla perfezione del disegno, ma al gesto, la postura delle figure che parla di come stanno e cosa vivono, spesso condita da elementi onirici.
Restando sul versante letterario possiamo spiegare il ciclo di Jndj con i versi de ''La luna e la morte'' di Garcia Lorca: La luna ha comperato quadri alla Morte. / In questa notte buia /la luna è pazza! /Nel mio cuore cupo apro /una fiera senza musica /con le baracche d'ombra”.
Volver, di Annamaria Maisto, é un ritorno, un flusso di coscienza. Esprimere sulla tela opinioni e stati di fatto, ci dice, non le è facile, cancellare, ripassare, ricoprire innumerevoli volte le linee di demarcazione, i contorni dei suoi soggetti é un modo per riflettere, ogni passaggio in più é un pensiero aggiunto... e poi nella mente il cerchio si chiude, nell´opera no, i contorni vengono ad un tratto lasciati aperti, si uniscono col fondo in una fusione che libera il soggetto, ma nello stesso tempo lascia entrare il buio.
Francesco Padovani ci consegna un'immagine che intende evocare in uno il binomio sensuale/sacrale. Una dimensione dove é presente, al tempo stesso, il rapporto tra Eros e Thanatos, inteso come l'essenza e la base dell'esistenza umana, o meglio, come i due poli, quello generativo dell'Eros e quello distruttivo del Thanatos indissolubilmente concatenati''
C’è invece un parallelo letterario e si parla ancora di donne nell'opera di Miki Pedro, ispirata alla figura shakespeariana di Ofelia; un viso di donna quasi del tutto cancellato, grigio, un volto in cui il colore della Vita e' stato sostituito dal grigiore della Morte. Un volto-non volto di cui possiamo solo intuire l'originaria bellezza, che ci inquieta per la sua indefinitezza di lineamenti; un viso scomparso, sommerso dall'acqua, in Ofelia così come in tutti i casi delle donne che, pur di raggiungere le nostre spiagge, rischiano e perdono la vita su imbarcazioni di fortuna.
E’ in questo senso che possiamo collocare l’opera di Shura, partendo dalla triste verità che la violenza sulle donne non ha colore, religione, o confini territoriali. E' una violenza che accomuna molte donne. E' una catena che affligge il corpo e la mente. Il corpo della donna trasformato in oggetto del desiderio o schiavizzato. Un corpo incatenato a stereotipi culturali. Una violenza che non ha differenze etniche, ma spesso, solo indifferenze culturali.
Anna Maria Staccini ci parla invece di Africa. Un’Africa che è l’eterna lotta per la sopravvivenza, è fame sete e povertà, è occhi scuri profondi come la notte, è pelle d’ebano, è tramonti infuocati ed albe dorate, terra riarsa e mari cristallini. In una parola, è semplicemente l’Africa.
Tra le pennellate di Maurizio Vertova si insinua il messaggio che ognuno di noi ha il suo gulag.
Inaugurazione sabato 16 ottobre ore 18.30
Vista Arte e Comunicazione
via Ostilia, 41 - Roma
Dal Lun. al Ven.14.00 - 19.30 Sabato 17.00 - 19.30
Ingresso libero