Teatro Arsenale
Milano
via Cesare Correnti, 11
02 8321999 FAX 02 8375896
WEB
Festival Oltre90
dal 1/10/2002 al 10/10/2002
02 8321999
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Segnalato da

teatroars




 
calendario eventi  :: 




1/10/2002

Festival Oltre90

Teatro Arsenale, Milano

Teatro Arsenale ospita nel mese di ottobre tre spettacoli del festival: Cinquecento catenelle d'oro, Quartet e La famiglia.


comunicato stampa

TEATRO ARSENALE ospiterà tre spettacoli del

"FESTIVAL OLTRE90"



2 e 3 ottobre
CINQUECENTO CATENELLE D'ORO
recital sulla poesia e sul canto d'amore
per sei voci, strumenti musicali e immagini
regia Ambra D'Amico
musiche originali Stefano Cattaneo
Francesco Forges per Ninnananna di Rilke
composizioni vocali Stefano Cattaneo, Ambra D'Amico, Renato Gatto
immagini originali Gruppo fotografico Fatue
Marialba Russo per Calabria in Ad portam inferi
ricerca iconografica e montaggio immagini Ambra D'Amico, Marina Luzzoli
con Stefano Cattaneo, Ambra D'Amico, Renato Gatto, Simona Piscopo,
Pea Politano, Roberto Recalcati
produzione InCanto - Suoni per Azioni

Nostalgia, desiderio, possesso, perdita, assenza… Sfoglio un album di fotografie: capelli, un paesaggio, un vestito, una canzone; grandi riflessioni e piccole tracce dell'esperienza più comune per l'uomo insieme alla fame, alla malattia, al dolore, cui spesso si accompagna. E amore tra due esseri come unica possibilità di realizzare l'impegno personale nella vita quando la vita ci confonde del tutto, forse l'unica vera rivoluzione possibile… (scrive Eliot, "i nostri giorni d'amore sono pochi, facciamo almeno che siano divini").
Questo recital nasce appunto dal desiderio di confermare all'Amore tutta la nostra considerazione quale tema cardine della ricerca artistica, in tempi dove l'impegno sembra essere appannaggio esclusivo di tematiche legate ai grandi eventi o alle piaghe del nostro secolo. Vogliamo dunque parlare dell'esperienza amorosa con urgenza e interrogarci a fondo su come e quanto possa, oggi, darci spunti di grande forza per indirizzare i nostri comportamenti nella vita. Leggere, capire, dire la poesia d'amore è un'esperienza di straordinario arricchimento personale, è ciò di cui quasi ci vergogniamo a parlare in tono alto: un intento rivolto soprattutto ai giovani, abituati al linguaggio amoroso quotidiano e banale delle canzoni usa e getta.
LO SPETTACOLO
Sei attori vestiti di bianco su una parete bianca. Sui loro corpi scivolano immagini, colori, che si fondono con le voci, il canto e le rare azioni fisiche dipanano una storia, la storia della grande avventura umana della passione amorosa: una donna la cui memoria del marito e del figlio svaniscono nel tempo… un uomo a letto con la febbre ascolta con gli occhi chiusi la moglie che si sveste e si prepara per la notte… una fanciulla greca e un giovane bengalese festeggiano le proprie nozze nel bosco di notte con gli amici… una donna maliziosa prega in chiesa tra mariti e mogli… Il recital intreccia i materiali poetici alternando il linguaggio popolare a quello colto, "alto", ma anche seguendo i filoni tematici: nostalgia, desiderio, delusione, ecc; la musica è stata costruita dopo un'attenta analisi dei percorsi del sentire amoroso, dal suo nascere più inconsapevolmente fino alla riflessione in senso esistenziale, senza mai uscirne, rappresentando i vari momenti con una recitazione o un canto ricercato in prima persona, a partire dai propri sentimenti e dalla propria memoria, ma con grande rispetto delle strutture poetiche originali che non vengono stravolte.


LE IMMAGINI
Le immagini fotografiche sono state realizzate dalle Fatue, undici fotografe che, con stili personali diversi e una comune tensione per l'aspetto espressivo simbolico della ricerca fotografica, si sono confrontate con i testi e i personaggi poetici. Lo sguardo si è spinto dentro e dietro le parole, là dove il mondo poeticodell'autore incontra l'esperienza personale dandole un segno di universalità e una carica emozionale tale da creare le condizioni per un'immagine autenticamente in sintonia con il testo originario. Come scrive Rilke, "i versi non sono, come crede la gente, sentimenti… sono esperienze. Per un solo verso si devono vedere molte città, uomini e cose, si devono conoscere gli animali… Si devono avere ricordi di molte notti d'amore… E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino".




5 e 6 ottobre
QUARTETT
di Heiner Muller

regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti
scene Horacio Di Figueredo
costumi Marco Caboni
produzione Egumteatro/ La Fondérie/ Théâtre du Radeau (Le Mans)/ Festival Amiata Estate
con il contributo della Regione Toscana

"Se so cosa voglio dire lo dico senza bisogno di mettermi a scrivere". H. Muller
Nella breve storia di Egumteatro non si è mai dato il caso di un testo teatrale "messo in scena", cioè portato integralmente in palcoscenico. Il percorso è stato sempre lo stesso: a partire da un testo o da alcuni testi di un medesimo autore, ci si lascia condurre dalle molte possibilità offerte, dalle infinite (o finite) possibili variazioni. In questo caso è diverso. Nelle parole di "Quartett" di Heiner Muller ci sono già tutte le strade percorribili tracciate. In un'intervista, Muller dice:"La torta è buona se tutti gli ingredienti si accordano tra di loro. Una torta cattiva esiste ma se nessuno la mangia che senso ha la sua esistenza. Dunque non esiste. Nel teatro accade lo stesso. Tutto è lì tranne che il teatro. Io scrivo per cercare il momento-teatro che non è lì."Questa affermazione è per noi fondamentale, perché lo spettacolo si occupa della materia per potersi concentrare sulla sensazione, su ciò che è effimero. "Quartett" di Muller è una delle più belle variazioni delle Relazioni Pericolose di Laclos e il romanzo di Laclos è fortemente influenzato dalle Passioni dell'anima di Cartesio. Cartesio, Laclos e Muller sono tre raffinati anatomisti dell'animo umano. Dissezionano il cadavere dell'IO, ne estraggono le interiora, le esaminano attentamente per arrivare alla conclusione che tutto funziona attraverso un indecifrabile mistero. Non basta la conoscenza delle differenti parti, l'essere umano è "essere dell'enigma".
LA SCENA
Tutto accade su una spiaggia dell'inizio del secolo scorso. Due attori. Apparentemente si tratta di una situazione di svago. Si tratta di recitare. Inizia il gioco. Scena coloratissima, tende da spiaggia contro un cielo artificialmente azzurro. Luce calda. L'ambiente adatto per un'effusione incontrollata e festosa di parole. All'inizio saranno parole frivole, un banale gioco di seduzione che si trasforma in una profonda e dolorosa riflessione sulla vita, sul corpo e sulla solitudine. I corpi si scoprono malati, là dove l'anima non si dà, non si rivela, è esperta in arguti sotterfugi, in travestimenti, inganni, là il corpo non ha scampo. La malattia non è una metafora: è la questione. E' il nostro disapparire in un mondo che ci vuole apparenti, è la verità a fronte delle infinite menzogne della giovinezza infinita, della bellezza e della forza. La debolezza dei corpi, il loro disfarsi, il ripiegarsi su di sé contro l'infinita feroce espansione della violenza, della guerra, del possesso. I due attori parlano di possesso, ossessivamente. Le loro parole spalancano il gorgo di lussuria nel quale non cadranno mai più.La questione è esplorare il corpo che si dissolve nella debolezza, il corpo che si afferma nell'impossibilità, che non è né predatore né preda. Aperti, ora, alla casualità degli avvenimenti, senza più l'ottusa volontà di controllo. Questa debolezza senza pace, senza conforti ultraterreni, senza pietà alcuna è la questione."Ah, la schiavitù dei corpi! Il tormento di vivere e non essere Dio. Avere una coscienza, ma senza nessun potere sulla materia. Non agite con precipitazione Valmont! Così va bene. Sì sì sì sì. Ben recitato no?"




9 e 10 ottobre
LA FAMIGLIA

drammaturgia e regia Claudio Collovà
in collaborazione con Alessandra Luberti
con Giacco Pojero, Nino Vetri, Alessandra Luberti, Alessandro Mor,
Edoardo Oliva, Giuseppe Massa, Simona Malato
musiche Giacco Pojero e Nino Verri
coreografia Alessandra Luberti
produzione Cooperativa Teatrale Dioniso Palermo

'La famiglia ' siciliana è composta dall'umanità ritratta da Renato Tosini, pittore nato nel 1927 che vive e lavora a Palermo. Dallo studio della sua opera nasce la volontà di dare vita anche a teatro a una tipologia di personaggi che sono l'affresco di una società decadente, osservata in un luogo intimo e privato, luogo anche mentale, che ho chiamato 'Famiglia'. La composizione teatrale emerge quindi da preesistenze in questo caso pittoriche, rielaborate in un contesto drammaturgico ricavato dalle tragedie delle grandi famiglie shakespeariane: Amleto, Otello e Re Lear, viste qui essenzialmente come nuclei conflittuali quasi caricaturali, assorti in attività comuni e quotidiane, e i cui volti sono coperti da maschere che a Palermo diremmo da 'tragediaturi', di chi cioè vive la finzione della tragedia come vera, nel tentativo di giustificare a sé e agli altri la propria esistenza. Le ambizioni smisurate e i complotti, sullo sfondo di una città attualmente perduta, diventano solo il respiro di una comunità traboccante di surrealtà, in divisa e maschera, pervasa da una ironia leggera che rasenta la parodia dell'operetta e osservata all'interno delle sue mura domestiche dall'alba alla notte di un solo giorno. La composizione tiene conto, oltre che del linguaggio teatrale e figurativo, anche di quello della danza e della musica.
Le musiche originali composte saranno eseguite dal vivo.



ORARIO: per tutti gli spettacoli e tutti i giorni inizio h. 21,00

Ritiro biglietti: dal lunedì al venerdì h. 15-19 presso gli uffici del Teatro Arsenale - via Cesare Correnti 11 - Milano

PREZZO BIGLIETTI: intero 10 euro

MEZZI PUBBLICI: tram 2 - 3 - 14 - bus 94 MM1 Duomo MM2 S. Ambrogio MM3 Duomo Missori


PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI: da lunedì al venerdì ore 15/19 presso:

Teatro Arsenale, via C. Correnti 11 - Milano
tel. 028321999 / 028375896 - 24/24h tel. 028321999 (segreteria telefonica)

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