L'artista esprime il fanciullesco attraverso la poetica del colore. L'astrazione della sua pittura si sposa con la forza dei colori primari ed il loro brillante cromatismo.
Pittura sonora dell’infanzia
Tiziano Finazzi ama la forza dei colori primari, la loro levità quasi pastello, il brillante cromatismo, per esprimere
ciò che è rimasto di fanciullesco nella sua anima. Prima però lo esprime con la necessità di appuntare tutto sulla
carta: l’esattezza della sensazione tramite il segno essenziale della grafite e del carboncino. Poi avviene la
trasfigurazione coloristica. Tiziano sceglie la poetica del colore sia per predisposizione sia per la fascinazione che
hanno esercitato su di lui artisti della tradizione pittorica: da Giotto a Masaccio, da Matisse a Klee e a Licini, dalla
corposità strutturale di Sironi alla spiritualità di Rothko, dalla fluidità di Diebenkorn alla narrazione di Hockney.
C’è un’astrazione spirituale nel suo gesto pittorico, una sorta di preghiera muta. Sono i pigmenti stessi che
suggeriscono al pittore di essere usati e di essere trasformati in segni grafici, in forme geometriche o in parole. Il
passaggio da uno stato all’altro – dalle voci che chiamano per essere dette con la pittura alla proiezione
dell’inconscio sulla tela - è come una sorta di traduzione di accenti e sfumature. In tutto questo c’è una scansione
ritmica naturale, un flusso di coscienza espresso con parentele musicali. Forse i colori-forme giungono e
richiamano paragoni con ciò che dipinge l’interiorità: come fossero impulsi che provengono da altri mondi, per
sussurrare qualcosa. Il pittore cerca di riprodurre i suoni visuali dell’intensità di ciò che sente, senza cadere nella
tentazione di illustrare pensieri e sensazioni. In realtà l’opera può solo trasmettere lo slancio vitale espresso
dall’artista. La sua visionarietà o il suo delirio. O almeno regalare un sentimento di vitalità a chi la guarda. Ogni
dipinto si rivolge a una persona alla volta. Entra in modo diverso in ogni sguardo. In ogni coscienza. Forse deve
accadere qualcosa, scaturire la bellezza delle forme, la semplicità primitiva dell’accostamento di colori, per
sondare l’aspetto misterioso della vita. Finazzi pensa che dipingere sia una via per cercare di comprendere
l’apparente incomprensibilità e il senso del vero: Io certamente non dipingo per esprimere un’ideologia. Io penso
che dipingere sia verità. Io so che, se sono un artista sincero, sono invincibile. Nessuno può farmi nulla. Posso
vivere, posso lavorare, ma se tradisco la mia sincerità di espressione divento vulnerabile, e il mio lavoro non vale
più niente. Ma certamente non alludo a una sola verità. La mia vita è un insieme di verità che io riesco a pensare e
a esprimere, ma è la verità del filo d’erba che cresce senza fare rumore; è la verità del canto del pettirosso che
esprime la felicità; è l’atavica difesa del bene, l’istinto che porta a comportarsi bene. Non allude il mio lavoro
certamente a illusorie leggi salvifiche, che però hanno insanguinato il mondo. Io esprimo i sentimenti del bene e
del male, dell’amore e dell’odio in ciò che faccio. Nel mio lavoro prevale sempre il bene (Nicola De Maria).
Per asserire il bene e il vero è necessario essere sinceri. Sinceri come la trascendenza. E rischiare di essere visti
come tentativi anacronistici e puerili - di nuovo con il mezzo pittorico, scelto come medium privilegiato - per
evocare la complessità dei sentimenti e dello sguardo. Pittura della meraviglia infantile, con la presenza di parole
che provengono dalle viscere, dalla bocca di chi non riesce più a parlare, ammutolito da una società sovraccarica
di parole svuotate di senso.
Ecco quindi “HELP” come richiesta di soccorso; “VENTO DI MAESTRALE” come situazione di precaria instabilità,
di benessere momentaneo; “ARRIVANO AEREI” legato all’infanzia, quando vedere sfrecciare nel cielo un aereo e
la scia bianca nell’azzurro diventava una meraviglia a colori; “SUONAVA IL VIOLINO” racchiude in una frase il
ritratto del padre, ma testimonia anche la presenza musicale che si trova nell’opera di Tiziano, scandita da ritmi,
tonalità e contrappunti, riecheggiando suggestioni ereditate da Melotti e da Klee. - Mauro Zanchi
Inaugurazione venerdì 5 novembre ore 20.30
Biblioteca di Nembro
Piazza Italia, Nembro (BG)
Orari: Lun 14 - 19, Mar - Sab 9 - 12:30 e 14 - 19, Mer e Ven 20 - 22.30
Ingresso libero