Circolo culturale Bertold Brecht
Valerio Betta
Ilaria Borraccino
Giovanni Dessanti
Lucia Elefante
Alessio Girella
Marianna Mendozza
Max Mondini
Meri Tancredi
Sebastiano Sofia
Alessandra Pelizzari
Lorenzo Argentino
Daniela Pacchiana
Jessica Paolillo
Carmen Tato'
Un progetto che nasce col fine di rendere 'reale' un'arte che molto spesso vive solo nel web. Sono 17 i giovani artisti che interpretano il tema con diverse tecniche: dalla pittura alla fotografia, dall'installazione al disegno, dalle performances ai video. Contemporaneamente sono esposti i lavori pittorici di Alessandra Pelizzari nella mostra 'Strappi urbani'.
Novembre vede l'inizio di un nuovo ciclo di mostre collettive della serie Circuiti Dinamici promosso dal Circolo Culturale Bertolt Brecht e curate da StatArt, associazione che nasce per ideare, organizzare e promuovere eventi di carattere creativo e culturale. Progetto che nasce col fine di rendere “reale” un’arte che molto spesso nasce e vive solo nel web. Si crea così un circuito dinamico che coinvolge mondo virtuale e mondo reale intessendo una rete di scambi e di connessioni reciproche. Si parte dal web per ritornarci passando però dal mondo reale e tangibile. L’artista diventa l’attore, l’ideatore sia nel web che nell’epifania della creazione che accade qui e ora. In particolare questa interconnessione avviene nella performances che nel web vivono solo per metà. Arte come un circuito: mai statico, ma dinamico, mutevole e vario. Diciassette i giovani artisti selezionati con diciassette interpretazioni diverse del tema, indagato attraverso le diverse tecniche esecutive che spaziano dalla pittura alla fotografia, dall’installazione al disegno, dalle performances ai video. Per ogni ciclo si è pensato di proporre un artista maturo – in questo caso Valerio Betta – al fine di creare un confronto, un dialogo e una visione dilata nel tempo: le esperienze artistiche sono cicliche o no?
Gli artisti che attiveranno i circuiti dinamici saranno: Valerio Betta, Ilaria Borraccino, Giovanni Dessanti, Lucia Elefante, Alessio Girella, Marianna Mendozza, Max Mondini, Meri Tancredi, Sebastiano Sofia e l’ Associazione Culturale la Prima Pietra. Attraverso differenti linguaggi artistici il dialogo prende vita portando lo spettatore a riflettere sulle problematiche della società contemporanea: il nucleare e le relative conseguenze ambientali con Marianna Mendozza; il lavoro e le morti bianche sull lavoro con Ilaria Borraccino; l'incomunicabilità e la difficoltà nel relazionarsi con Valerio Betta. Lucia Elefante immortala i molteplici volti della società attraverso l'ironia delle sue Maschere antigas. Aspetti più introspettivi coinvolgono le opere di Meri Tancredi e Giovanni Dessanti: Meri Tancredi, artista verbovisuale, racconta la terribile esperienza personale del terremoto giungendo in fine a un’analisi sociale collettiva. Giovanni Dessanti, unica opera di videoart proposta, studia la realtà, che però è riflessa, deformata e priva di individualità. In Alessio Girella la dinamicità dei circuiti dinamici emerge dall’inusuale supporto.
Nel corso della serata inaugurale verranno proposte inoltre due performances di Max Mondini e Sebastiano Sofia. Max Mondini con Anima Riflessa analizza le paure dell'individuo, mentre Sebastiano Sofia con Demetra mostra il precario equilibro in cui verte l'universo e l'uomo; è la tensione distruttiva tra le diverse specie che determina la sopravvivenza dell'intero ciclo. Ma basta un leggero disequilibrio per rompere quell'apparente immobilità.
Il 25 novembre, in occasione del finissage, si terrà dalle ore 18, la serata MONDI LIQUIDI E TEATRALI con la presentazione di Sonia Catena: proiezione dei video vincitori del Concorso Picasso Sconosciuto – tenutosi nel mese di ottobre 2010 all’Associazione Sassetti Cultura – e dei video degli studenti dell’Accademia di Brera del corso di Anatomia Artistica a cura di Marina Falco. A seguire sarà messa in scena l’opera teatrale dell'Associazione Culturale la Prima Pietra: Scaramouche con testo di Emanuele Tremolada.
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Spazio 2/Giovanola
Alessandra Pelizzari
Strappi urbani
A cura di Lorenzo Argentino
Indagine su un artista al di sopra di ogni sospetto
L’occhio si immerge in questo viaggio cromatico e simbolico, corre – quasi toccando – ogni più piccolo grumo di colore, arretrando dinnanzi a frammenti di carta e tessuti. Si diverte nello scorrere le figure, nel “cadere” all’interno di quegli interstizi lasciati vuoti perché strappati, graffiati. Quei vuoti che incitano la mente a sognare, a progettare luoghi altri, magari parte di un’intimità profonda, quasi inconscia. Una visione aptica, un “toccare” con l’occhio le forme di vita che scorrono sulla labile ed effimera superficie, luogo di discorsività del tessuto sociale. Ecco che l’occhio nel suo cammino inizia a distinguere alcuni simboli, emblemi di un immaginario popolare e quotidiano. Ogni traccia, ogni simbolo si relaziona ad altri segni, originando nuove messe in prospettiva, riarticolazioni di significato con cui si costruiscono rapporti identitari e di conoscenza. Territori apparentemente fragili che fondono difformi corporeità, contatto tra due corpi posti in dialettica fra loro da cui nasce un’esperienza estesica, laddove i gesti e le azioni portano in sé tracce, memorie e vissuti personali. Elementi ritmati, pattern frementi e brulicanti si ricorrono in una continuità ondulante, fluida e pulsante che incede con schema mobile, inafferrabile, riscaldato dal convulso sciame di tarsie cromatiche. Linee e strappi, colori primari e tinte vitalizzanti si snodano all’interno di un’economia geometrica e iconica, convogliata nell’iridescente campionario figurativo e allegorico carico di influenze esoteriche, rituali, nondimeno popolari. Ogni pittogramma è intriso di spiritualità e alla stregua di note musicali sviluppa una rapsodia ancestrale ed emozionale. Niente è mediato, tutto risulta inconscio e senza alcuna sovrastruttura, è solo la mente e i sentimenti più viscerali che portano in immagini i ricordi e il caos quotidiano. L’unica (de)costruzione è regalata da questi graffiti che si affastellano in strati cromatici divenuti quasi patine, evenemenzialità di un processo archeologico dell’umana psiche. Ne nasce una ramificazione, una raccolta di passioni che concorre a qualificare lo spazio, rendendolo patemico e parte integrante di forme di vita più intime. I decori stimolano il tatto, senso intrinsecamente dinamico e transitivo, soggetto a deformazioni in relazione ai moti dell’occhio. Si concretizza così il processo dei sensi, la percezione del corpo che si confonde con quella del mondo esterno, concependo un’esperienza viscerale e vibrante. Alessandra Pelizzari, uno spirito urbano, cifra il vuoto della carta, dei materiali effimeri e leggeri, connotandogli una propria espressione arcaica, intessendo i moti dell’animo e le esistenze inedite in una continua metamorfosi. Energia atavica e profonda che si scioglie all’interno d’interstizi spaziali, di privazioni incolmabili creando un universo frammentario in continuo divenire.
Sonia Patrizia Catena
Inaugurazione: 8 novembre 2010 h. 18.30
Circolo Culturale Bertolt Brecht. Spazio 2 e 4
Via Giovanola 19-21
orari: da martedì a giovedì dalle 17 alle 19
ingresso libero