Thresholds & Obstacles. I lavori dei due artisti si collocano in un discorso relativo a nuove forme artistiche legate a pittura e scultura che intrecciano figurazione e astrazione, e introducono lo spettatore nello 'Zeitgeist' odierno.
Se ci si dedica a un medium classico come la pittura o la scultura, la consapevolezza
della tradizione e dell’eredità che gli sono proprie deve essere integrata nel processo
creativo. Questo perché, in realtà, pittura e scultura sono in grado, o meglio erano
in grado, di fare già tutto e miravano in passato a simboleggiare la totalità (il cosmo
e dunque anche il mondo) nella sua bellezza assoluta, universale. E oggi, in una di
quelle epoche incerte così frequenti nella nostra storia culturale e in cui ci troviamo
sulla soglia di una nuova era, una soglia che forse abbiamo già varcata senza
tuttavia sapere con chiarezza dove ci troviamo e dove stiamo andando, i media
classici come pittura e scultura hanno il compito, come qualunque altro mezzo, di
meditare sul momento attuale. L’insieme di immagini che ne scaturisce, per
collocarsi sulle o alle pareti, gli oggetti che determinano lo spazio, devono allora non
solo permetterci di gettare uno sguardo sul mondo di un artista, per riuscire a
osservare le cose in maniera diversa, bensì anche, in qualità di veicoli simbolici,
raccontare che cosa significa vivere nel nostro tempo.
I lavori di Urs Cavelti, grigionese nato nel 1966, e quelli del ticinese Gregorio
Pedroli, classe 1952, si collocano di fatto in quel discorso relativo a nuove forme
artistiche (legate a pittura e scultura) che intreccia figurazione e astrazione, e cerca
di introdurre lo spettatore allo Zeitgeist odierno. La modernità è onnipresente, non
però come citazione: sta invece all’interno di un processo di superamento che si
rivela sia intenzionale, proprio perché la modernità è profondamente incisa nella
nostra coscienza, sia allusivo, poiché suggerisce che, nonostante la sua presenza
visiva, essa appartiene definitivamente alla storia.
Non si tratta di una ricerca concettuale di tracce nel mondo dei segni, delle forme,
delle strutture, quanto piuttosto di uno scandagliare, qui e ora, condizioni e
possibilità – un riconoscimento di soglie e di ostacoli. Questo richiede un’interazione
produttiva con l’incertezza del nostro tempo, un’interazione che nei due artisti si
manifesta in modi differenti.
Se si osservano le loro opere, si possono individuare due generazioni diverse ma
simultanee. Pedroli, il più anziano, lavora instancabile a sempre nuove variazioni di
un linguaggio visuale, per conferire dinamismo a un processo visivo marcato da
quotidianità e tradizione; questo dinamismo si spinge a guardare sempre più nel
presente, alludendo a un cambiamento costante e facendo in modo che lo
spettatore possa seguire la graduale genesi del lavoro strato dopo strato. La
percezione della trasparenza conferisce alle opere qualcosa di aereo, ma consente
anche di penetrare con lo sguardo in gelide profondità. Segni, strutture, costruzioni
di linee emergono per poi dissolversi subito – paesaggi, architetture, scorci dentro
micromondi, dentro l’arte moderna e dentro l’universo d’immagini dopo la fine della
pittura sono elementi associativi che sgorgano dalla memoria visiva e appaiono per
poi di nuovo svanire. Lo sguardo sul mondo esterno effettua qui un’altra
valutazione, e quasi all’improvviso si trasforma in una visione nuova.
Urs Cavelti, colui che, in tale contesto, è “nato tardi”, ha fatto sua l’ampia gamma
del vocabolario artistico di una generazione, frutto dell’intenso sentimento vitale di
una gioventù per la quale cavalcare l’onda dell’effetto a ogni costo, in bilico sulla
lama dell’estetica pubblicitaria, è diventato ovvia necessità. Le sue opere non
rispecchiano solo con nonchalance un elysium paradisiaco surreale, ma anche, o
sempre più, una minaccia a stento comprensibile ma al tempo stesso chiara. La
tradizione – ripresa – dell’opera d’arte come gioiello estetico, come spettacolo
gioioso di un mondo che prende forma visiva, appare a un secondo sguardo
malinconico segnata da elementi irritanti di ottima fattura, che si collocano al di
fuori della norma. Il grazioso gioiello commuove e spaventa insieme, così che
attrazione e minaccia, presenza nello spazio e appropriazione dello spazio si
porgono gentilmente la mano.
Text: Esther Maria Jungo
Traduzione: Paola Tedeschi
Cordiali saluti
Désirée Vringer
Vernissage sabato 13 Novembre 2010, ore 17
Saranno presenti Gregorio Pedroli e Urs Cavelti
Testo: Esther Maria Jungo
Laboratorio KUNSTHALLE Lugano
Piccolo spazio d‘ arte contemporanea
Salita Chiattone 18, Lugano
Orari d’apertura: giovedì e venerdì ore 14.00-19.00 Uhr
Sabato ore 13.00-16.00 Uhr
ingresso libero