Jan Saudek
Sara Munari
Rania Bellou
Tracey Moffatt
Nicola Quiriconi
Mariateresa Cerretelli
Elena Ceratti
Manuela De Leonardis
Livia Marazzi
Luigi Pierro
Enrico Stefanelli
Sei mostre nell'ambito del LuccaDigitalPhotoFest: 'Il Teatro della Vita' di Jan Saudek; 'Prison Privacy', un'installazione dell'artista greca Rania Bellou; 'Revolution' 'Doomed' 'Love', trilogia video di Tracey Moffatt; 'La messa e' finita. La rinascita delle chiese sconsacrate in Italia' di Andrea Di Martino, vincitore del premio 'Amilcare Ponchielli 2010'; 'Di treni, di sassi e di vento' di Sara Munari, vincitrice del premio Roberto Del Carlo; infine 'Omaggio a Luigi Nono N'1' di Nicola Quiriconi, vincitore del LuccaDigitalVideo Contest 2010, con un lavoro dedicato al compositore nel ventennale della sua scomparsa.
Jan Saudek - Il teatro della vita
in collaborazione con Museo Ken Damy, Brescia
Figlio di un direttore di banca, di origine ebraica, Jan Saudek nasce a
Praga. Durante la II guerra mondiale, la sua famiglia viene deportata
nel campo di concentramento di Theresienstadt, dove moriranno alcuni
dei suoi fratelli.
Dopo la guerra comincia a dipingere e disegnare. Nel 1950 viene
assunto presso una tipografia e dal 1954 al 1956 assolve gli obblighi di
leva. Nel 1958 sposa Marie che, l’anno seguente, gli regala la prima
vera macchina fotografica: una Flexaret 6 x 6.
Nel 1963, ispirato dai lavori di Edward Steichen e dal catalogo della
famosa esposizione da lui curata The Family of Man, decide di
diventare fotografo professionista.
Nel 1969 si reca per la prima volta negli Stati Uniti, dove il curatore
dell’ Art Institute of Chicago, Hugh Edwards, lo incoraggia a continuare
nella professione di fotografo e all'università di Bloomington,
nell'Indiana, inaugura la sua prima mostra personale.
Tornato a Praga, è costretto a lavorare in uno scantinato per evitare il
controllo della polizia. Le sue prime fotografie sono stampate in bianco
e nero o virate seppia. Verso la metà degli anni Settanta, su pressione
dei suoi estimatori, prende la decisione di colorare ad acquerello le sue
stampe in bianco e nero, dando vita ad uno stile particolare ed
inconfondibile.
I suoi temi principali sono l'erotismo e il corpo femminile, che Saudek
carica di simboli religiosi e politici, di corruzione e innocenza. Spesso
raffigura scene oniriche, in cui figure nude o seminude vengono ritratte
sullo sfondo di una parete dall'intonaco scrostato, che altro non è che
la parete del suo scantinato.
Altro tema ricorrente della fotografia di Saudek è l'evocazione
dell'infanzia. Spesso Saudek ritrae lo stesso soggetto, nella stessa
posa, a distanza di anni per descrivere il trascorrere del tempo.
La sua reputazione internazionale cresce sempre più e molte sono le
collaborazioni di prestigio e le esposizioni dei suoi lavori: Anversa,
Bruxelles, Bonn, Losanna, Parigi, Chicago. Nel 1983 viene pubblicata la
prima monografia su Saudek, "Il mondo di Jan Saudek", in lingua
inglese, tedesca e francese.
Nel 1984, dopo anni di lavoro in una fabbrica, il governo comunista gli
concede di dedicarsi alla fotografia professionale.
Saudek vive e lavora tuttora a Praga. Suo fratello gemello Karel è un
famoso fumettista e illustratore.
Alcuni lavori di Saudek sono entrati nella cultura popolare occidentale,
riprodotti su poster e copertine di dischi.
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Rania Bellou - Prison Privacy
in collaborazione con Kalfayan Gallaries, Atene
Nall'installazione “Prisoj Privacy” Rania Bellou racconta la storia di una ragazzina
imprigionata in qn mondo solitario dal qqale cerca di fucgire. Nel suo tenpativo di
buga è rapprasentata in vari mkmenpi.
Intrappolata all’ijterno della sqa casa, la sua “Prison Privacy”, tenta di allontanarsi
dai suoi pansieri e dai suoi sogni. Camminando sospesa su una corda, `esidera
intensamente di capovolgere la propria vita e al teipo stesso di trovare il proprio
equilibrio.
Commentando l’installazione, l’artista spiega che la propria intenzione è di
inspaurare un dialogo con l'osservatore attraverso gli inpup visivi che sono una
componente fondamentale del suo procasso artistico.
L'osservatore si trova quindi a percepire ed ossarvare una sequenza di immagini
che, poste su livelli narrativi diversi, compongono la storia.
L’informazione visiva compenetra vari sistemi: disegni, testi, scultura, animazioni.
Queste immagini sono il riflesso di storie, suoni, poetiche dell’infanzia che si
intrecciano e rappresentano con profonda compartecipazione, la vita della
protagonista.
Indizi sulla sua personalità si ritrovano nelle forme degli oggetti, sparsi qua e là,
che insieme ai disegni e agli altri elementi dell’installazione, creano la narrazione.
Rania Bellou è nata nel 1982 a Salonicco. Si è diplomata alla facoltà di Belle Arti
dell’Aristotelian University di Salonicco nel 2005 e nel 2006 ha completato gli
studi in Scenografia al Central Saint Martins College of art and design di Londra.
Nel 2008 ha vinto il primo premio in un concorso della Yiannis and Zoe
Spyropoulos Foundation.
La Bellou ha esposto i suoi lavori in molti festival e mostre in Grecia e all’estero,
tra cui nel 2009 alla “Summer Exhibition” della Royal Academy of Arts a Londra,
mentre la Kalfayan Gallery ha presentato a Salonicco la sua personale dal titolo
“Living in a cerebral fortress”.
Nel 2010 ha partecipato alla seconda Biennale Internazionale d’Arte a Mosca con
il progetto dal titolo “Que vive“.
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Tracey Moffatt - "Revolution", "Doomed", "Love"
in collaborazione con Z2O Galleria | Sara Zanin, Roma
La sua immaginazione d’artista viaggia nei meandri della memoria personale e
collettiva e i suoi occhi scrutano i comportamenti della società contemporanea.
Poi, con una regia mentale abile e organizzata, Tracey Moffatt, la più celebrata
artista australiana, aborigena di nascita e allevata fin dall’infanzia in una famiglia
bianca, fotografa, regista sperimentale e produttrice di video musicali, elabora e
costruisce video e racconti fotografici, punteggiati da una sottile ironia di fondo. Il
cinema di Hollywood è la sua biblioteca visuale inesauribile dove attinge a piene
mani. E dai “movies” e dagli schermi televisivi riprende immagini, colori e quel
groviglio di stereotipi, cliché e scene melodrammatiche che non smettono di
nutrire la fantasia e i sogni di migliaia di spettatori. La sua arte performativa
segue una metodologia simbolica e sviluppa storie originali dove emergono
pregiudizi, illusioni, fughe dalla realtà, paure, conflitti e violenza che
rispecchiano quest’epoca moderna. - Mariateresa Cerretelli
L’artista australiana è stata una delle protagoniste alla Z2O Galleria - Sara Zanin
di Roma, nella mostra collettiva del 2008 intitolata “Le Immagini disorientate di
Tracey Moffatt, Marina Paris e Beatrice Pediconi” a cura di Jonathan Turner e ha
partecipato all’esposizione con la trilogia, composta dai suoi due ultimi video,
Revolution (2008) e Doomed (2007), e dal video Love (2003); tutti realizzati in
collaborazione con Gary Hillber. A fine novembre, per gentile concessione della
gallerista Sara Zari, i tre video saranno proiettati al LUCCAdigitalPHOTOfest.
I video della Moffatt , segnalati dal Direttore della Video Arte di Lucca, Luciano
Bobba, proprio in vista dell’edizione del Festival di quest’anno che vede in primo
piano l’arte internazionale declinata al femminile sono esposti all’Ex Manifattura
Tabacchi fino al 12 dicembre con la curatela di Mariateresa Cerretelli.
Revolution (2008) 14 minuti
Presentato alla Biennale di Sydney 2008, Revolution nasce come studio sulla
costruzione degli stereotipi associati alle scene sulla rivoluzione nella storia del
cinema. Spezzoni di film universalmente conosciuti sono giustapposti con clips
prese da B-movies, in una composizione dinamica, accompagnata da una colonna
sonora ritmata e melodrammatica.
Doomed (2007) 10 minuti
Il video collage Doomed presenta scene di distruzione e catastrofi con immagini di
guerra, violenza e terrore che vengono utilizzate nel cinema per intrattenere lo
spettatore.
Il video della Moffat sembra mostrare delle vere e proprie ricostruzioni di eventi
catastrofici; ogni scena, carica di simbolismi, e’ montata con un dinamico e
insistente “copia e incolla” che evidenzia il lato tetro del nostro odierno panorama
psicologico.
Love (2003) 21 minuti
Love, secondo le parole dell’artista:” è un montaggio vertiginoso di alcuni dei miei
preferiti melodrammi hollywoodiani, che descrivono scene d’amore che finiscono
per essere tutto tranne che romantiche”. Le scene scelte, che inizialmente
evocano immagini dolci e romantiche, trascinano lo spettatore, attraverso il
crescendo delle sequenze, in atmosfere violente e spaventose.
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Andrea Di Martino - "La messa è finita. La rinascita delle chiese sconsacrate in Italia"
Video del progetto vincitore del Premio Ponchielli 2010 indetto dal GRIN – prodotto da LdPf
"Quello che mi affascina nella fotografia di architettura, spesso statica,
disanimata, priva di presenza umana, è la capacità di farmi immaginare la
vita. In questo senso le chiese sconsacrate sono per me luoghi molto
particolari, hanno un richiamo a più voci: la vita sacra, la rinascita, la vita
profana.
In Italia esistono centinaia, forse migliaia di chiese sconsacrate, sparse per
tutto il paese. Molte si trovano in stato di abbandono, spesso dimenticate.
Negli ultimi anni però, si è sempre più diffusa una politica di recupero e di
riadattamento degli ex luoghi sacri per adibirli ad un nuovo utilizzo. Ciò che
sorprende è la grande varietà delle destinazioni d’uso: le più disparate, le più
impensabili. Il mio progetto è iniziato proprio da qui: documentare i luoghi a
partire dalla loro nuova identità e dalla loro nuova vita. Lungo il cammino ho
trovato storie che mi hanno raccontato un’Italia dai molteplici volti: raffinata e
superficiale, modaiola e popolare, trasgressiva e credente.
Un lungo lavoro di ricerca, iniziato nel 2008 e non ancora concluso.”
Andrea Di Martino (Bologna, 1964) vive a Milano. Fotografo freelance dal
1998, inizialmente si dedica ad una ricerca socio-antropologica in America
Latina e, in collaborazione con alcune associazioni ed ONG internazionali,
realizza una serie di reportage in bianco e nero per raccontare la vita e il
lavoro ai margini della società. Il suo lavoro sui cartoneros argentini viene
esposto al Palais de Glace a Buenos Aires. Nel 2004 il reportage realizzato in
Venezuela sulla vita nei villaggi dove si coltiva il cacao vince un Documentary
Award agli HPA (Humanity Photo Awards) e successivamente viene
selezionato tra i progetti esposti per celebrare i 60 anni dell’Unesco ad Aichi
(Giappone), Guangzhou (Cina) e Parigi. Lo stesso lavoro viene, in seguito,
inserito nel circuito Eurochocolate World per promuovere la diffusione del
mercato equo solidale ed è esposto a Perugia, Varese, Modica, Lugano.
A partire dal 2005 realizza una serie di lavori in Italia e nel 2009 rivolge la
propria attenzione alla Cina per una nuova esperienza professionale. Nello
stesso anno inizia una collaborazione con l’agenzia francese SIPA.
Il lavoro “Europe made in China” sulle architetture classiche europee clonate
nei dintorni di Shanghai è tra i finalisti del premio ANI – Coups de coeur,
selezionato ed esposto al Visa pour l’Image 2009, Perpignan, Francia.
Nel 2010 vince il premio Ponchielli con il progetto “La messa è finita”.
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Sara Munari - "Di treni, di sassi e di vento”
vincitrice del premio ROBERTO DEL CARLO LUCCAdigitalPHOTOContest 2010
Il reportage di Sara Munari “Di treni, di sassi e di vento” è un lavoro sulla comunità di zingari di Lecco caratterizzato da equilibrio formale e omogeneità nel racconto, in cui l’autrice non mette in gioco la spettacolarizzazione del degrado piuttosto osserva e registra, con intima partecipazione, un quotidiano che lascia spazio a più profonde riflessioni di natura sociale.
“…sono andata a vedere di persona chi fossero questi Rom, sono stata con loro, ne ho conosciuti, ho visto le loro case e ho giocato coi loro bambini. Tra i giovani Rom, e lì erano tanti, praticamente tutti, c’era una curiosità ed una disponibilità, nei nostri confronti, che mi ha positivamente colpita. Così, ho subito abbandonato l’idea di rappresentarli come li avevo già visti, ho tentato di raccontarne le caratteristiche: non hanno storia scritta, spesso non hanno futuro, si spostano in continuazione, sono legati a eventi che spesso rifuggono dalla nostra logica…” spiega Sara Munari.
Il progetto è stato selezionato, tra i moltissimi pervenuti quest’anno, dalla giuria presieduta da Elena Ceratti (consulente editoriale Blob Creative Group, International News editor dell’Agenzia Grazia Neri, curatrice, membro del GRIN, l’associazione dei photoeditors italiani) e composta da Manuela De Leonardis (curatrice, critico per Il Manifesto, Exibart, Art a Part of Cult(ure), CultFrame, Andy Magazine), Livia Marazzi (photoeditor di “D di Repubblica”), Luigi Pierro titolare e responsabile Marketing e Comunicazione della ROBERTO DEL CARLO, Enrico Stefanelli direttore artistico LDPF.
Sara Munari, fotografa milanese con un solido curriculum, è stata selezionata tra moltissimi candidati provenienti dall'Italia e dall'estero. Riceverà il premio il 27 novembre durante la serata degli Award 2010 al Teatro del Giglio, insieme con i prestigiosi nomi della fotografia internazionale presenti quest'anno.
La mostra "Di treni, di sassi e di vento" sarà prodotta dal Festival ed esposta nell'ex Manifattura Tabacchi, dal 20 novembre al 12 dicembre.
Sarà inoltre in mostra il video di Nicola Quiriconi “Omaggio a Luigi Nono N°1”, vincitore del LUCCAdigitalVIDEO Contest 2010, dedicato al compositore Luigi Nono nel ventennale della sua scomparsa, in cui l’artista riesce a portare al nostro quotidiano l'estetica di Luigi Nono con una rilettura colta della profondità del suono e del volume dell'immagine.
Immagine: Tracey Moffat, Doomed (frame) 2007 collaboration with Gary Hillberg DVD, Screening Format: DVD (colour, sound) duration 10 min, continuous loop ©Tracey MoffatT courtesy z2o Galleria | Sara Zanin
Ufficio Stampa: Studio Esseci
Via San Mattia, 16 - 35121 Padova
Tel. 049 663499 - Fax. 049 655098 info@studioesseci.net
Inaugurazione Venerdì 19 Novembre 2010
Ex Manifattura Tabacchi
via Vittorio Emanuele 45, Lucca
Orari: Lun – Ven 15,00 – 19,30; Sab – Dom e 8 Dicembre 10,00 – 19,30
Ingresso: Biglietto cumulativo per la rassegna, € 18; biglietto singolo Ex Manifattura Tabacchi € 10