Trasposizioni. Orka e' un'opera tra pittura e design: esprime una cultura del fare che dalle Arts and Crafts di William Morris giunge al Novecento.
OKRA, nel binomio costituito da Sandro Arcangeli e Alfonso Firmani, muove da una progettualità integrata e d’impianto fortemente relazionale. Vive di saperi interferenti, di competenze mobili, di convergenze possibili, capaci di interpretare le aspirazioni di una contemporaneità intesa come ricerca e sperimentazione, reciprocità e mutevolezza, molteplicità e scelta. Si innesta sulla contaminazione tra arte e vita; esprime una cultura del fare dalle radici storiche e che dal Arts and Crafts di William Morris giunge al Novecento per inserirsi nella sensibilità mutevole dell’estetica contemporanea. OKRA fa propria ogni scala d’intervento così da attraversare la città quanto lo spazio domestico per interpretarne l’aspetto culturale e funzionale insieme. Integra la sensibilità e l’aspirazione verso una partecipazione attiva alle esigenze di qualità che il mondo oggi richiede e consente a un tempo.
Nel suo operare incontra campi ove il segno diviene strumento d’indagine urbana, ove il progetto architettonico diviene studio d’interni, la pittura si fa installazione o murales in grado di interferire con gli spazi d’intervento. Si cala infine sino a ispirare il design del mobile per incidere nel mondo della necessità, quella minuta, ma capace di operare trasformazioni qualitative nei luoghi di vita. Ogni mobile OKRA evidenzia lo sconfinamento dei processi creativi e produttivi convenzionali per giungere a qualificare non solo il prodotto, ma in definitiva i luoghi, gli spazi, le situazioni in cui esso si inserisce. Non più muto e servizievole, il mobile OKRA si pone come elemento attivamente in grado di imprimere svolte qualitative agli spazi cui è destinato. A “trasporre” la pittura di OKRA in mobile è Altacucina. A credere in questa afferenza tra arte e impresa è Tiziano Codutti.
Scrive Francesca Agostinelli nel saggio in catalogo “Il segno è l’elemento primo. Memoria del gesto creativo nella componente più propriamente pittorica, il segno si fa progetto nel “disegno” della forma. Costruisce quindi il luogo della definizione cromatica, organizza, superfici, ritmi, partiture pronte a qualificarsi come colore e a interpretare in questo la vocazione cui ogni elemento finito deve rispondere. Che è sostanzialmente vocazione all’emozione, giocata su valori gestuali, segnici, e in grado di costruire situazioni ad alta definizione estetica. Ogni “trasposizione” è pezzo unico: costruito nella sua componente fisica come prodotto industriale, accoglie innesti e contaminazioni pittoriche capaci di condurre ogni elemento risultante alla soglia scenica dell’arte. Ove segno, disegno, colore e spazio dialogano con il circostante senza confini, ma con intendimento progettuale contaminante i vari aspetti del pensiero e del fare. Senza soluzione di continuità.”
Ogni pezzo è mobile contenitore: può essere pensile o posare a terra. Considera dimensioni differenti e riferibili al contesto e all’uso. E’ fisicamente definito nell’elementare forma direttamente figlia della funzione. Vive dei segni e dei rapporti cromatici evocativi del wall design che è campo attivo di OKRA. Si qualifica attraverso la soluzione e la definizione di dettaglio; accoglie finiture sospese tra la laccatura lucida delle pareti interiori e quella opaca e minimale esterna. Si accende di inserti luminosi che accentuano le piatte, diffuse e timbriche cromie riservate alla cavità. Si anima dei led che definiscono la presenza attiva di ogni elemento nello spazio che ciascuno qualifica e contribuisce a definire.
Inaugurazione 26 novembre 2010 ore 18.30
Artestudio Clocchiatti
via San Francesco, 15 - Udine
Orario: da martedì a sabato ore 10-12 e 17-19.
Ingresso libero