La Costituzione cancellate. Rappresentazione di un crimine. La mostra e' l'annuncio di un'Italia che rischia di sfaldarsi, mentre tutti gli altri Paesi del mondo serrano le fila per meglio resistere alle pressioni di una globalizzazione che, oltre ai suoi pregi, mostra sempre piu' i suoi limiti. Dalle pagine della carta costituzionale emergono qua e la' poche parole, che danno un nuovo senso al tutto. "L'arte ha diritto di sciopero", si legge assemblando le sillabe risparmiate dalla mano cancellatrice.
A cura di Marco Bazzini
“Questa mostra è il grido di dolore di un artista per l’Italia che si sfascia”.
Emilio Isgrò
Emilio Isgrò cancella la Costituzione Italiana come rappresentazione di un crimine annunciato. "La mostra porta un sottotitolo –spiega l’artista- rappresentazione di un crimine, ed è l'annuncio di un'Italia che rischia di sfaldarsi, mentre tutti gli altri Paesi del mondo serrano le fila per meglio resistere alle pressioni di una globalizzazione che, oltre ai suoi pregi, mostra sempre più i suoi limiti”.
Dopo l’inno di Mameli, quindi, annerito nell’opera Fratelli d’Italia, ancor più oscura arriva la notizia logoclasta di un paese che non si ritrova. Per fugare ogni dubbio di una facile provocazione, tuttavia, l’artista 73enne precisa: “Io rappresento la situazione attuale, senza prendere necessariamente una posizione. Poi saranno le coscienze a decidere”. E aggiunge ancora: “Non è stato facile per me accingermi all'impresa. Temevo, infatti, che essa venisse scambiata per una inutile provocazione. Mentre io, leggendo la nostra Costituzione, sono stato toccato soprattutto da due cose. Primo, dalla lingua, un italiano fluido e disadorno che non ha niente a che vedere con il burocratese al quale ormai siamo abituati. Secondo, dall'altezza dei princìpi ai quali i padri costituenti improntarono il loro testo”.
Dalle pagine della carta costituzionale emergono qua e là poche parole, che danno un nuovo senso al tutto. “L’arte ha diritto di sciopero”, si legge assemblando le sillabe risparmiate dalla mano cancellatrice. L’ambiguità tra oblivione e rinascita è tutta serrata nel motto poeta, drammaturgo e artista visivo: “Cancellare non è negare, ma arare il campo della scrittura dove far nascere nuovi sogni e nuovi pensieri”. Nuovi pensieri e nuovi sogni da cullare in un’Italia non più dormiente -come nella grande scultura che accompagna libri e tele- ma oramai desta per incontrare un destino migliore. “Ne è venuta fuori un'opera di poesia –chiosa Isgrò-, frutto di uno struggimento civile e di una grande pietà per questo povero Paese che forse non merita il destino che gli è stato assegnato".
Emilio Isgrò è nato a Barcellona di Sicilia nel 1937si trasferisce a Milano nel 1956.
Fin dagli esordi accompagna la produzione artistica con l’attività di scrittore e poeta. Pubblica in quell’anno la raccolta poetica Fiere del Sud per le Edizioni Arturo Schwarz. Nel 1964 realizza le prime Cancellature, enciclopedie e libri completamente cancellati, con i quali dà un contributo decisivo alla nascita e agli sviluppi della Poesia Visiva e dell’Arte Concettuale. Nel 1966, in occasione della mostra alla Galleria Il Traghetto di Venezia, pubblica Dichiarazione 1, in cui precisa la sua personalissima concezione di poesia come “arte generale del segno”.
Nel 1972 è invitato alla XXXVI Biennale d’Arte di Venezia, a cui parteciperà anche nel 1978, nel 1986 e nel 1993. Nel 1977 riceve il primo premio alla XIV Biennale d’Arte di San Paolo del Brasile. Nel 1979 alla Rotonda della Besana di Milano presenta Chopin, partitura per 15 pianoforti. Nel triennio 1983-1985 dà l’avvio con la trilogia L’Orestea di Gibellina ai grandi spettacoli della Valle del Belice. Nell’Anno Europeo della Musica (1985) il Teatro alla Scala gli commissiona l’installazione multimediale La veglia di Bach, allestita nella Chiesa di San Carpoforo a Milano.
Nel 1990 elabora un nuovo testo teorico dal titolo Teoria della cancellatura per la personale alla Galleria Fonte d’Abisso di Milano. Nel 1992 partecipa alla collettiva The artist and the book in twentieth-century Italy organizzata dal MoMA di New York e nel 1994 a I libri d’artista italiani del Novecento alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Nel 1996 Mondadori stampa Oratorio dei ladri. Nel 1998 dona al suo paese natale il gigantesco Seme d’arancia, simbolo di rinascita sociale ed economica dei paesi mediterranei. Nel 2001 inaugura l’antologica Emilio Isgrò 1964-2000 nel complesso di Santa Maria dello Spasimo a Palermo. Nel 2002 espone alla Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento e l’anno seguente al Mart di Trento e Rovereto. Nel 2008 il Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato ospita l’imponente retrospettiva Dichiaro di essere Emilio Isgrò, seguìta nel 2009 dalla grande personale Fratelli d’Italia presso il Palazzo delle Stelline a Milano.
Attualmente è in corso a Marsala la mostra “Disobbedisco. Sbarco a Marsala e altre Sicilie”, mentre si è appena chiusa la mostra allestita presso la Taksim Sanat Galerisi di Istanbul capitale europea della cultura 2010.
Vive e lavora a Milano.
Inaugurazione: 27 Novembre 2010, ore 18.30
Boxart - Galleria d'Arte
via dei Mutilati, 7/a - 37122 Verona
Orario: martedì al sabato 10.00-12.30, 15.30-19.30
ingresso libero