Galleria Zamenhof
Milano
via Zamenhof, 11
02 83660823 FAX
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Tre mostre
dal 30/11/2010 al 21/12/2010
mer-dom 15-19, lun e mar chiuso

Segnalato da

Galleria Zamenhof




 
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30/11/2010

Tre mostre

Galleria Zamenhof, Milano

Le fotografie di Ivano Borselli catturano l'attimo nella sua trasformazione; la pittura di Alessandro Rossi si nutre di colti riferimenti all'Informale, infine la figurazione di Giovanni Drogo affonda le sue radici nella pittura post-impressionista.


comunicato stampa

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Ivano Boselli “Metafisica degli elementi”

A cura di Virgilio Patarini

Le fotografie di Ivano Borselli catturano l’attimo nella sua trasformazione: l’inafferrabile istante in cui le forme si mutano in altro da sé. Non a caso la luce è la protagonista indiscussa dei suoi scatti. La luce acquista poi sempre nuove sfumature, nuovi caratteri, nuovi orizzonti di senso, fa insorgere sensazioni sempre diverse e penetranti grazie al suo contatto con gli elementi naturali.

Nella tradizione alchemica classica gli elementi non erano quattro, come nel suo sviluppo rinascimentale, bensì tre: la terra, l’acqua e il fuoco. La terra come massa malleabile rende così il senso delle infinite possibilità della creazione. L’acqua nella sua mutevole essenza racconta l’eterno fluire delle cose, e il divenire del mondo. Il fuoco per la sua forza distruttrice e insieme purificatrice enfatizza le vibrazioni di un’anima inquieta.
Ivano Boselli come un Prometeo post-moderno cerca di afferrare l’inafferrabile, di raccontare l’ineffabile, di fermare l’attimo dell’eterno divenire. È la lotta titanica del pensiero che cerca di fissare e di comprendere ciò che per sua natura è imperfetto e insondabile. Come insegnava Eraclito “Panta rei” (tutto scorre).
Virgilio Patarini

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Alessandro Rossi “Salendo i gradini dell’arte”

A cura di Virgilio Patarini

La pittura di Alessandro Rossi si nutre di colti riferimenti all'Informale e in generale all'arte del Novecento e si distingue per una spiccata originale sensibilità nell'uso della materia. Si tratta di una pittura che parte ogni volta da una sorta di azzeramento, da un grado zero, da un'ideale preliminare azione di “ tabula rasa “ che costringe il maturo artista milanese ad un uso parco e misurato degli elementi espressivi. Alessandro Rossi, come un piccolo novello Guglielmo Achille Cavellini, ha incontrato la pittura in età adulta, arrivando alla pratica artistica dopo essere stato affascinato dall'arte contemporanea come fruitore prima e collezionista poi. Per lui dipingere è innanzitutto una necessità privata, personale. Per questo forse la sua pittura è così libera, imprevedibile. A tratti forse bizzosa. Ma sempre comunque coraggiosa, capace di reinventarsi continuamente. Qualche volte audace, assoluta, quasi estrema. Penso ad opere come Notte senza fine o Solitudine.

Nulla in Alessandro Rossi è scontato. L'opera precedente non lascia prevedere la successiva. Ogni quadro rappresenta una scoperta, un'invenzione formale: la perlustrazione di un nuovo territorio. Anche se poi alcune costanti è possibile ravvisarle, specie nelle peculiarità del gusto, in certe scelte stilistiche “minimal”, e soprattutto nell'uso della materia-colore: sempre, tendenzialmente, grumosa e metallica, ruvida e lucida. E nel privilegiare una scala cromatica sempre leggermente eccessiva: talvolta eccessiva nel negarsi, nell'azzerare il colore, nello scavare nei grigi, nel nero; altre volte eccessiva nel cercare accordi cromatici leggermente dissonanti, sottilmente inquieti, spiazzanti. Come una musica dodecafonica, che cerca l'incanto di una nuova armonia fuori dai canoni classici e risuona al nostro orecchio vagamente unheimelich: familiare e spiazzante al tempo stesso.
Virgilio Patarini

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Giovanni Drogo ''Le colline di Mnemosyne''

A cura di Rosamaria Desiderio e Cristina Stashkevich

con la collaborazione di Cristina Gutièrrez.

La figurazione di Giovanni Drogo affonda le sue radici nella pittura post-impressionista (da Cézanne a Carrà), che rilegge in chiave giocosa. Le sue composizioni sono caratterizzate da paesaggi popolati di colline e alberelli che rievocano, paesaggi toscani immaginari: la tavolozza è essenziale e fondata sui tre colori fondamentali (giallo, rosso, blu). Il ritmo delle pennellate crea una sequenza uniforme che scandisce lo spazio in maniera artificiale, con un gioco di contrapposizioni tonali. Il paesaggio per Giovanni Drogo è una sorta di pretesto tematico per poter liberare la ludica energia del colore.
Guglielmo Nero

Immagine: Ivano Boselli

Inaugurazione mercoledì 1 dicembre 2010, ore 18

Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 Milano
Orari: dal mercoledì alla domenica ore 15-19.
Ingresso libero

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