In mostra 40 sculture dell'artista che richiamano spesso, nello spunto e nei materiali, alcune delle opere che sono racchiuse all'interno dell'intero complesso: coppi, legni, bronzo, a volte patinato a volte colorato, fili di ferro, rame, terrecotte, marmo.
a cura di Adriano Baccilieri e Graziano Campanini
Venerdì 3 dicembre 2010 la prima mostra antologica di Bruno Raspanti, a
Bologna, grande scultore, studioso ed esecutore raffinato ed elegante,
espone in uno dei grandi luoghi della scultura quale il complesso
monumentale di Santa Maria della Vita. Quaranta opere dell'artista nato a
Ozzano Emilia richiamano spesso, nello spunto e nei materiali, alcune delle
opere che sono racchiuse all'interno dell'intero complesso, in un arco
temporale che va dal XV secolo fino agli inizi del Novecento, tra cui il
Compianto di Niccolò dell’Arca, la più famosa opera d’arte tra le terracotte
rinascimentali. Coppi, legni, bronzo, a volte patinato a volte colorato,
fili di ferro, rame, terrecotte, marmo: sono questi i tanti materiali d'uso
quotidiano e costante delle opere raspantiane.
Un lavoro talmente carico di poesia da colpire ed entusiasmare per primi
alcuni dei più stimati artisti e critici d’arte, scatole, o altri
contenitori simili, che Raspanti stesso costruisce per inserirvi
oggetti-documento che raccontano una storia, 'teatrini della memoria',
talvolta 'sogni solidificati'. Bruno Raspanti usa materiali poveri,
riciclati, spesso la terracotta: in un susseguirsi di grumi e zolle, colori
e materiali in cui le impronte del pollice e delle altre dita della mano
diventano sempre più visibili a dimostrazione che sono queste “impronte” a
dare vita all'opera d'arte.
Altri suoi lavori, i tavoli e i carrioli, sono come molte delle poesie brevi
di Emily Dickinson o di altri poeti dell'Otto-Novecento:
poesie-racconti-teatrini-sculture, intime ma intense, a volte racconti di
situazioni tragiche o ironiche e a volte divertenti, come descritte in due
righe, ma fulminanti. E i baccelli, che lui chiama così perché in effetti
sembrano baccelli di piselli o di altri legumi. Alcuni sono capovolti a
sembrare colline, altri invece sono poggiati in equilibrio sulla parte
convessa a sembrare barche o navi, altri ancora realizzati in terracotta
sono cavi. Sono opere meravigliose, non solo per quanto riguarda i colori,
le figure che contengono, il significato che portano dentro di sé, ma
proprio perché a molti osservatori fanno aprire gli occhi di stupore e
meraviglia, come se all’improvviso fossimo tornati tutti bambini. Perché è
la ricerca l’attività fondante del percorso umano, pare dire Raspanti, con
quel suo linguaggio universale che trascorre dal tempo e dallo spazio.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Bologna e in
collaborazione con Pro-cord S.p.a., Chemia, Merighi Arte.
Resterà aperta al pubblico dal martedì alla domenica (10-12 e 15-19) fino al
20 gennaio 2011.
La mostra è accompagnata dal catalogo “Bruno Raspanti” edito da Bononia
University Press, su progetto grafico e impaginazione di Kuni design
strategy e Lizart comunicazione visiva. Il volume, con doppia copertina,
contiene oltre alla prefazione di Fabio Roversi-Monaco, Presidente della
Fondazione Carisbo, testi di Adriano Baccilieri, Graziano Campanini e
Grazia Poli. Le fotografie sono di Adriano Baccilieri, Piero Casadei,
Antonio Cesari, Matteo Monti, Andrea Samaritani e Paolo Terzi.
Immagine: Il grande baccello, bronzo
Inaugurazione venerdì 3 dicembre ore 18
Museo della Sanita' e dell'Assistenza
via Clavature 8, Bologna
Orari: dal martedì alla domenica (10-12 e 15-19)
Ingresso libero