Volatori caduti. In mostra le opere pittoriche dell'artista che parlano del viaggio in un intento "cinicamente contraddittorio: quello della sdrammatizzazione, della conversione dell'angoscia in ghigno beffardo".
A cura di Maria Francesca Febo
La nuova serie delle opere di Guido Marchesi, è intitolata Volatori caduti. Vedere (con sbalordimento) questi quadri e associare a questo titolo il titolo dell’opera più importante e famosa del grande scrittore francese Luis Ferdinand Céline è stato per me un automatismo quasi inevitabile.
Marchesi… Céline… il concetto di viaggio per l’uno e per l’altro (Céline:"Il viaggio, sia fisico che mentale, è l'unica cosa che conta, tutto il resto è delusione e fatica")… la sfiducia nel genere umano, il cinismo… la riscossa sofferta dell’individuo che non vuol far parte del gregge… tutti elementi che contraddistinguono entrambi, pur con le dovute distinzioni (nello scrittore, la denuncia della modernità, dell’orrore della guerra, nel pittore l’entusiasmo per i valori positivi della modernità e l’affermazione della “necessità quasi ecologica, seppur tragica” della guerra).
Perché questo paragone con l’opera di Céline?
Abbiamo davanti i Volatori caduti: il rimando al Viaggio al termine della notte viene spontaneo, osservando i cieli scurissimi su cui si stagliano le figure.
Non sono angeli né esseri umani, ovvero esseri umani dal sesso indefinibile, i cui organi interni sono sostituiti da meccanismi e ingranaggi.
Ma qualcosa è successo, qualcosa di drammatico, che li ha riportati a terra.
Il volo si è interrotto e giacciono lì, le grandi ali non li sostengono più, a volte il corpo poderoso aperto, fatto a pezzi.
Un urlo si leva non da loro, che sembrano subire silenziosamente un oltraggio inesprimibile, ma dal gesto subitaneo e violento con cui la scena è tracciata. Qual è, dunque, la diversità? A mio parere, solo il mezzo tecnico usato.
Penna e pennello. Uguale lucidità, uguale disincanto, uguale forza espressiva.
Uguale l’impeto con cui ti sferrano un pugno nello stomaco. Perché Guido, che non si definisce “artista”, ma anzi ha un malcelato disprezzo nei confronti di coloro che si “atteggiano”, è, piuttosto, un “provocatore” di emozioni, che attraverso le sue opere vengono portate in superficie.
I suoi quadri sono catalizzatori. E’ difficile, se non fingendo, rimanere indifferenti.
Tuttavia il suo intento finale, forse cinicamente contraddittorio, è quello della sdrammatizzazione, della conversione dell’angoscia in ghigno beffardo.
Nel porsi in questo modo, in questo mondo di banalità piccolo borghesi politicamente corrette, per chi, poi, fa un mestiere come il suo… credetemi… ha un bel coraggio.
Uff. stampa:
Centro Multiservizi Febo
via C. Mayr 147/b, Ferrara
Tel/Fax 0532764510
Cell.3489326635
Inaugurazione: Venerdì 3 Dicembre 2010 alle ore 18,30
Galleria Marchesi
via Vignatagliata, 41 - Ferrara
Orari: tutti i giorni 10.30-15 e 18.30-22.30
Chiuso giovedi. Visite fuori orario: su prenotazione
Ingresso libero