Guido Cecere
Walter Criscuoli
Sergio Culot
Ulderica Da Pozzo
Maurizio Frullani
Cesare Genuzio
Fabio Giacuzzo
Daniele Indrigo
Roberto Kusterle
Adriano Perini
Sergio Scabar
Mario Sillani Djerrahian
Stefano Tubaro
Ventisei pezzi d'autore creati da alcuni fotografi del Friuli Venezia Giulia intorno all'elemento primo da cui nasce ogni fotografia: la luce. Il gruppo riunisce autori della fotografia artistica e di ricerca, ma anche del genere industriale, dell'editoria, della pubblicita', della documentazione.
Sarà inaugurata martedì 7 dicembre alle 18 nel foyer del Teatro Verdi
di Pordenone la mostra “FOTOGRAFARE LA LUCE”, che presenta in
un'eccezionale vetrina artistica ventisei pezzi d'autore creati da
alcuni tra i più autorevoli e noti fotografi del Friuli Venezia Giulia
intorno all'elemento primo da cui nasce ogni fotografia: la luce.
Guido Cecere, Walter Criscuoli, Sergio Culot, Ulderica Da Pozzo,
Maurizio Frullani, Cesare Genuzio, Fabio Giacuzzo, Daniele Indrigo,
Roberto Kusterle, Adriano Perini, Sergio Scabar, Mario Sillani
Djerrahian, Stefano Tubaro offrono, in questa selezionata rassegna, le
loro differenti declinazioni fotografiche della “cultura della luce”,
attraverso meditati esercizi di stile e contenuto basati su
interpretazioni personali, realistiche e immaginarie, diurne e
notturne, a colori e in bianco-nero, minimali o vivaci, chimiche e
digitali.
Il gruppo riunisce autori che appartengono, per la gran parte,
all'ambito della Fotografia artistica e di ricerca, ma vi sono anche
nomi legati al genere industriale, all'editoria, alla pubblicità, alla
documentazione storica e del territorio. Per ciascuno di loro si conta
un'intensa attività artistica, che spazia da un considerevole numero
di mostre collettive e personali in Italia e all'estero, ad importanti
recensioni su quotidiani e nelle riviste d'arte e di settore
fotografico, senza dimenticare la pubblicazione di ricercati libri e
cataloghi ed infine l'esercizio critico e accademico nella curatela ed
organizzazione di mostre di alto valore culturale.
Nelle loro originalissime variazioni sul tema sono molti i dettagli
che accendono l'ispirazione degli artisti: da una luna e un lampione
che Guido Cecere coglie nell'avanzare del blu della sera, alla luce
che, dal fondo d'un pozzo, Adriano Perini mostra, alta e lontana,
inscritta in elicoidali geometrie. Dal limpido raggio di sole che
Mario Sillani capta nel suo infinito, ciclico ruotare intorno alla
terra, alle caleidoscopiche macchie di colori di Stefano Tubaro che a
un rudere possono restituire la vita. E poi c'è l'atto culminante
della creazione della luce dove un improbabile Dio (che Maurizio
Frullani rappresenta ironicamente in un incrocio con un vecchio
Frankenstein) si cimenta con grande sforzo per un risultato
striminzito (ma forse si tratta solo di prove generali).
Sergio Culot
ci conduce nel riflesso di una finestra e nel suo moltiplicarsi su
mille delicate, perfette perle di condensa; e ancora a fianco di
un'altra finestra, come di sacrestia abbandonata, sta un vecchio
angelo monco d'un braccio: Ulderica Da Pozzo lo ritrae mentre un
raggio di luce lo sfiora senza coglierlo. Sergio Scabar su una
campitura di silenzio e ombra, attraverso una fessura, spinge appena
un flebile raggio che, forse, fa intendere un'altrettanto muta
presenza. Roberto Kusterle fa convergere la nostra attenzione nella
luce che si trova in uno sguardo; ma poi, la stessa luce e la stessa
vita si clona negli occhi di due bambolotti, lasciando intravedere
così, tra tutti i futuri possibili, quello più incerto e alieno.
Le
massicce turbine di inizio Novecento della centrale di Malnisio, che
prime accesero piazza San Marco a Venezia, ritrovano tutta la loro
forza in un nitidissimo scorcio di Daniele Indrigo e, animate da un
giallo bagliore, nella ricchezza fotografica paiono ancora
illuminanti. Ancora più imponente va sorgendo l'architettura di uno
stadio, quello di Varsavia, che Cesare Genuzio inquadra in un
accecante bagliore, con slanci di geometrie e di gru di cui non
s'intende la fine. Walter Criscuoli affianca la luce di un sole malato
a una fiammante pubblicità, sicché entrambi ci guardano e chiamano
inutilmente nel loro paesaggio vuoto. Infine, l'immagine di Fabio
Giacuzzo, non più di sei, sette sole linee, malinconicamente a squadra
in una strada lontana dal centro di non si sa quale paese. Nulla di
più che una notte come tante, dove una desolata cabina automatica, per
foto-tessere, rimane a disposizione di qualche sconosciuta figura
senza sonno.
Accanto a questi scatti, scelti per la pubblicazione di un elegante
calendario disponibile alla vernice per il pubblico, ogni autore ha
dedicato al tema altrettante opere, che l'attento visitatore potrà
parimenti leggere e interpretare.
La mostra, che sarà introdotta dalla presentazione di Gilberto Ganzer,
direttore dei Musei Civici di Pordenone, potrà essere visitata fino a
sabato 1° gennaio, negli orari di apertura del Teatro. Ingresso libero.
Immagine: Guido Cecere
Inaugurazione 7 dicembre 2010, ore 18
con presentazione di Gilberto Ganzer, Direttore dei Musei civici di Pordenone
Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Viale Martelli, Pordenone
orari di apertura del Teatro
Ingresso libero