La prima antologica europea dell'artista americano Tom Friedman (St. Louis, Missouri, 1965). Il progetto espositivo, ideato da Friedman per lo spazio della Fondazione Prada, consiste in una mostra che comprende una trentina di opere dal 1989 ad oggi, provenienti da musei, collezioni pubbliche e private estere ed italiane, di cui una decina realizzate appositamente per questa occasione.
La Fondazione Prada inaugura giovedì 24 ottobre la prima antologica europea
dell'artista americano Tom Friedman (St. Louis, Missouri, 1965).
Il progetto espositivo, ideato da Friedman per lo spazio della Fondazione Prada
in Via Fogazzaro, consiste in una mostra che comprende una trentina di opere
dal 1989 ad oggi, provenienti da musei, collezioni pubbliche e private estere ed
italiane, di cui una decina realizzate appositamente per questa occasione.
Il lavoro di Friedman è costruito con pazienza e ossessione, a volte con
risultati ironici, per cui l'eccesso costruttivo e la perfezione manuale si
trasformano in meraviglie visuali e plastiche: un piccolo punto bianco sulla
parete risulta, ad uno sguardo ravvicinato, un autoritratto scolpito su una
pastiglia di aspirina; una superficie monocroma di colore celeste stesa sul
muro si rivela pasta dentifricia con il suo particolare profumo; una figura eretta
alta oltre un metro si scopre essere costruita interamente con fragili zollette di
zucchero. In altri casi le opere realizzate con capelli umani, argilla, fili di ferro e
carta, ricostruiscono, in scala reale, minuscoli animali, mosche o libellule, che
sembrano vive, oppure sculture in equilibrio precario che possiedono qualcosa
di paradossale perché realizzate con materiali inusuali: una colonna di
bicchieri di plastica, un volume primario di mozziconi di matite, una linea
all'infinito nata dalla sommatoria di spaghetti cotti, fatti asciugare attaccati uno
di seguito all'altro fino a creare un groviglio informe, per arrivare a elementi
fragili e leggeri come un cerchio sul pavimento di colore rosso di polvere di
gomma per cancellare.
Modificando l'oggetto quotidiano in qualcosa di completamente nuovo e
riorganizzandolo concettualmente e visivamente fino a farlo diventare un'opera
di straordinario effetto, Friedman sollecita l'osservatore ad una ispezione più
intima del mondo arrivando a dimostrare che la mente umana, il corpo, e le
cose inanimate possono trasformarsi in modo sorprendente: "L'opera d'arte -
dice l'artista - è l'esca alla fine della lenza. Non penso che la gente lo capisca.
() Il novanta per cento della sfida è di immaginare come indurre le persone
ad abbassare le difese".*
La sua ricerca si muove in direzione non solo figurale, come nel caso
dell'autoritratto realizzato con carta colorata - una delle sue opere più famose e
drammatiche - in cui il corpo dell'artista appare violentemente smembrato e
immerso in un lago di sangue, ma anche astratta, come il lungo filamento di
chewing-gum innalzato da soffitto a pavimento o la scultura ottenuta
incastrando circa 30.000 stuzzicadenti sino a costituire una fantastica
costruzione geometrica che richiama la struttura di un fiocco di neve: " ()
una mentalità per atomi e frammenti infinitesimali - scrive Germano Celant -
che tende al sublime e al magico di un film fantascientifico di Lucas o di
Spielberg, soltanto che con Friedman questo si traduce in un passaggio della
mente, dove l'occhio è invitato a zoomare lentamente nelle sculture per trovare
un sorprendente racconto basato sulla complessità di intrecci semplici e
banali, che diventa figurativamente molto potente."**
Dopo gli studi di illustrazione grafica presso la Washington University di St.
Louis (1988) e di scultura presso la Illinois University di Chicago (1990),
Friedman presenta le sue prime mostre personali nel 1991 a Chicago e a New
York. Nel 1995 espone un progetto per il Museum of Modern Art, New York e
nel 2000 la mostra itinerante dedicata alla sua opera viene ospitata da cinque
musei americani (Museum of Contemporary Art, Chicago; Yerba Buena Center
for the Arts, San Francisco; Aspen Art Museum, Aspen; Southeastern Center
for Contemporary Art, Winston-Salem; The New Museum of Contemporary Art,
New York). Attualmente vive e lavora a Northampton, Massachusetts (USA).
In occasione della mostra viene realizzata una pubblicazione in due volumi,
edita dalla Fondazione Prada, che comprende un libro d'artista e il catalogo
dell'esposizione.
* Blake Eskin, "Still life with garbage and bee", da Art News, May 2002, pp.
150-153.
** Germano Celant, "Tom Friedman", da Interni, dicembre 2000, pp. 176-181.
Orari:
da martedì a domenica, ore 10-19; chiuso lunedì
Ingresso:
libero
Pubblicazione:
Fondazione Prada
Informazioni:
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Ufficio stampa:
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