Galleria d'arte Aripa
Torino
via Bertola, 27/1
011 86064858
WEB
Verita' s-velate
dal 16/12/2010 al 1/1/2011
10.30-12.30, 15.30-19

Segnalato da

Roberta Mercurio




 
calendario eventi  :: 




16/12/2010

Verita' s-velate

Galleria d'arte Aripa, Torino

Verita' s-velate. Tre artisti incrociano le loro ricerche sulle possibilita' di una presa di coscienza di quell'armonia cosmica in cui l'umanita' si trova ad esistere spesso inconsapevolmente. A cura di Silvana Nota.


comunicato stampa

Venerdì 17 dicembre alle 18.00, presso la Galleria Aripa, in via Bertola 27/I a Torino, si inaugura la mostra Verità s-velate.

Curata da Silvana Nota, la mostra, che vede dialogare su una tematica comune Cabì (alias Carla Bidone), Constantin Stan Neacsu e Mariana Paparà, coincide con nuovo corso di riprogettazione artistica a carattere internazionale varato dalla Galleria in concomitanza con l’apertura della sede che da quest’anno è ubicata nel cuore storico della città.

L’obiettivo della Galleria, fondata e diretta da Mariana Paparà, è infatti quello di proporre artisti di alto profilo qualitativo nel cui lavoro siano espressi valori di ricerca teorico-formale innovativi, pervasi da significati profondi dove l’arte si riveli strumento esperienziale, filosofico e interculturale.

La mostra Verità s-velate esprime nei suoi contenuti generali il senso della ricerca e del dialogo che si intende sviluppare, indirizzando l’attenzione sui linguaggi interdisciplinari in sintonia con il progetto.

In “Verità s-velate”, affiora già dal titolo segnico-concettuale l’imprinting del pensiero dei tre artisti, che con linguaggi diversi ma collegati da una profonda spinta filosofica, incrociano le loro ricerche sulle possibilità di una presa di coscienza di quell’armonia cosmica in cui l’umanità si trova ad esistere spesso inconsapevolmente.
Le loro opere sono frutto di un impegno rigoroso, quasi ostinato nell’inseguire la coerenza poetica in ogni aspetto del lavoro […]
Arte, dove il gesto non si esaurisce con l’atto creativo, ma diviene percorso iniziatico lungo un itinerario in cui le verità da scoprire sono appena celate dietro l’apparenza, sfuggenti a quanti non ne risultano interessati, disponibili a chiunque voglia affrontarne la conoscenza.
Un solido filo conduttore lega dunque i tre artisti, dotati di forte personalità individuale ma al contempo interessati al dialogo e alla condivisione d’intenti.

GLI ARTISTI

CARLA BIDONE
(…)La bellezza che nasce, senza essere cercata come tale, da un contenuto forte. E’ questo l’impatto, suggestivo e misterioso, intimista e colto, suscitato dall’opera di Cabì, che estrinseca la propria arte scultorea, rappresentando con forme plastiche spinte verso l’alto e il fondersi del gesso con l’oro e il nero, l’energia che muove ogni essere vivente, spingendolo ad ascendere a piani di percezione sempre più alti e luminosi.
Artista autentica, riservata, elabora in una sorta di eremitaggio filosofico interiore il soffio che anima la materia, indagando nella plasticità di forme e corpi l’energia che trascende la materia.
Una tensione verso la luce, che nella poetica dell’artista trova evidenza nella citazione della spirale, quale segno e sigillo che unisce macrocosmo e microcosmo.
Le sue sculture vivono di pensiero, di legami con la letteratura e di parole come forza evocativa. Ogni titolo da lei scelto è infatti parte integrante dell’opera, ed è gesto di “poesia visuale”. Tutta l’espressione artistica, molto libera, personale e sperimentale, accoglie tracce dell’eredità antica come continuità esperienziale, in progress tra passato, presente e futuro, quest’ultimo gravido e consapevole del lavoro svolto da chi è stato prima. C’è dunque, rarefatto e del tutto originale nel suo lavoro, il ricordo del panneggio greco, ma anche la spiritualità monacense dell’iconografia bizantina che ha studiato e praticato, e che recupera nell’oro come significato di luce: elemento fondante che talvolta inserisce nelle opere installative tradotto in fonte luminosa artificiale.
Le sue Ligthing Sculpture che cercano nell’ombra i rimandi della Shadow Art, si svincolano da ogni tendenza prendendo vita sulle corde del suo sentire interiore.
Esplora così i vortici energetici, la ciclicità di morte e rinascita,
Per ottenere questo Cabì utilizza la tela rafforzando, impregnandola di gesso, evocando la materia grezza nella sua capacità di trasmutazione. Graffia e scurisce le superfici, ne esalta la ruvidità tormentata come lo spirito umano, ma poi la rende aurea in molte parti, la scava, la libera dal peso interno e fa in modo che possa contenere aria, leggerezza, spazi liberi e vorticanti, visibili dall’esterno […]

CONSTANTIN STAN NEACSU
[...] Constantin nasce in Romania. Egli esplora, nelle sue grandi tele e nei disegni pervasi di energia e positività, le relazioni tra umanità e universo, individuando in un’apparente doppia struttura dove la terra incontra il cielo, il senso dell’unico grande spazio nel quale l’essere vivente si trova a danzare con il resto dell’universo.
Il concetto di “struttura”, unica e duplice, si pone al centro del suo lavoro materico-pittorico-gestuale, segnato da variazioni spaziali e cromatiche attraverso le quali registra realtà diverse che si toccano e combaciano, collegando dimensioni così lontane e così vicine.
Punto focale della ricerca di Constantin è l’osservazione di un ordine intelligente anche nel caos della materia non organizzata, dove è possibile scoprire, pur fievolmente, uno spiraglio di quella luce in grado di ispirare l’individuo a superare i suoi conflitti e le dualità […]
Nei suoi lavori le stratificazioni, come tracce geologiche, rappresentano una via per addentrarsi nel groviglio denso della matericità, che inaspettatamente, ad una lettura più particolare e meditativa, si apre elasticamente scoprendo una vita pulsante e con essa, il senso della via d’uscita.
All’interno di ogni sua opera, apparentemente ben delimitate ma strettamente collegate, si fondono due dimensioni: quella materica e quella astratta. La realtà materica prende forma da un suggestivo impasto di fieno, un elemento interessante che Constantin ha inserito nelle sue più recenti sperimentazioni dopo aver osservato l’erba tagliata ricadere a terra seguendo quasi una regola precisa. Con i fili essiccati e miscelati a colle e pigmenti, crea impasti simili ad un magma che sembra agitarsi e offrire, per contro, una visione di preciso ordine, una leggerezza capace di perdere il suo peso e trasformarsi successivamente, nella seconda parte strutturale dell’opera, in un’astrazione che è trasfigurazione e bellezza sublimata.
Una strada sulla quale l’artista, come un viandante dello spirito, muove i suoi passi cercando un’indicazione di percorso, un segno. Lo stesso segno che ogni persona, secondo Costantin, dovrebbe lasciare. Per lui l’elaborazione artistica coincide con quella interiore.

MARIANA PAPARA’
[…] Mariana propone concetti complessi e rarefatti nella loro interdisciplinarietà teorica ed estetica, ma la sua estrinsecazione poetica sa essere anche fluida, magnetica ed evocativa, tanto da catturare l’attenzione fin dal primo impatto visivo.
In questo ciclo di opere, realizzate con un criterio che tiene conto di ogni sfumatura comunicativa, prosegue l’indagine sulla vita e la sua relazione con l’infinito. Una vita che sconfigge la morte con la luce e che nel precedente ciclo sindonico - dedicato all’Uomo del Telo - vede la definitiva sconfitta proprio nelle bende mortuarie.
Sul filo di questa continuità, sono nate per questa mostra-progetto, installazioni scultoree e pittoriche, dalle superfici intervallate da fenditure come pieghe dell’anima rese più drammatiche con abrasioni e bruciature. Opere capaci di parlare con commossa severità dell’afflato interiore che spinge i popoli di ogni tempo alla ricerca dell’infinito.
Mariana Paparà crea con questa percezione nel cuore grandi installazioni utilizzando garze, pergamena e carte accanto a fogli d’oro e legni particolari. Elementi che contengono memorie, e le trasmettono attraverso messaggi recepibili anche per coloro che ne ignorano storie e significati. Come la betulla, l’albero sussurrante di molte culture, la cui leggerezza riporta i suoni e il canto del vento, o le foglie d’oro dai tanti rimandi epocali, o ancora le garze e i chiodi antichi: simboli questi ultimi di dolore e sollievo. Segni visivi e metafore di una trasfigurazione possibile anche per l’umanità […]

Inaugurazione Venerdì 17 dicembre ore 18

Galleria d'arte Aripa
via Bertola, 27/1 - Torino
Orari: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19
Ingresso libero

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