L'Immagine Latente. Il senso estetico delle composizioni fotografiche si concentra su una destabilizzazione di linee luminose o nella fuggevolezza dei movimenti del corpo.
Il lavoro fotografico di Teresa Mancini rientra, a pieno titolo, in una nuova filosofia della fotografia che si è andata affermando negli ultimi anni. Vale a dire quella tendenza scaturita dall’avvento del sistema digitale, nonché dall’irruzione sulla scena di un considerevole numero di autrici donne; grazie a queste, e non agli autori uomini, oggi possiamo leggere nuovi linguaggi fotografici e spingerci verso territori dell’immagine un tempo sconosciuti. Operazione tutt’altro che semplice e spesso priva della necessaria lucidità: se da un lato è più facile superare la “tirannide” maschile del reportage, uguale per il ripetersi di guerre, violenze e catastrofi della natura, dall’altro il rischio è di rincorrere uno sperimentalismo che a volta finisce per fare il verso a se stesso.
La qualità, e il merito, delle immagini di Teresa Mancini non ricadono nella standardizzazione dello sguardo cui accennavo prima; ma trovano un loro raggio d’azione fotografico ben delimitato e per questo autonomo. La serie “Fotografica-mente”, insieme a quella di un’intensa performance del mimo Romano Rocchi, formano il corpus di questa mostra dal titolo “L’immagine latente”.
Latente, quindi visibile-invisibile, perché è la velocità della luce o di un essere umano, a fornirci un infinito caleidoscopio di ricorsi e rimandi inconsci nel nostro osservare. Con un campo visivo misteriosamente alterato: il senso estetico delle composizioni di Teresa Mancini si concentra su una destabilizzazione di linee luminose o nella fuggevolezza dei movimenti del corpo. Lo sguardo rimbalza da una parte all’altra; non vi è più la classica profondità di campo di accademico precetto, ma l’osservatore è simmetricamente speculare all’unico piano focale dettato dalle vibrazioni della luce o della carnalità.
E’ fuor di dubbio che quest’uso del mosso riporta, per un’astrusa bizzarria della storia dell’immagine, agli intendimenti del fotodinamismo futurista o alla scrittura automatica (in questo caso della luce) dei surrealisti. Di certo è ancora troppo presto per storicizzare le nuove avanguardie dell’arte fotografica: ma se il problema della fotografia contemporanea è quello di saper creare “nuove fotografie”, l’opera di Teresa Mancini ne è interprete e protagonista, con un originalissimo picture style intriso di grande emotività.
Andrea Attardi(Fotografo – Docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Roma)
Percorsi
Teresa Mancini, vive e lavora a Roma, ma ha con il Friuli un rapporto privilegiato. Sostanzia la sua innata passione frequentando a Roma l´ “Istituto Europeo di Design” dipartimento Fotografia e l’ “Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione Rossellini”. Dopo la formazione il lavoro sul campo. Inizialmente lavora come assistente presso alcuni noti studi fotografici di Roma; intraprende poi l’ attività come freelance nel settore della moda, del reportage, pubblicando su diverse riviste come Harper’s Bazar, Protecta – Protezione Civile-Ecologia-Ambiente.
E’ iscritta all’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Visual. Si applica con successo nel campo della ritrattistica, del reportage paesaggistico e della fotografia di ricerca. Attualmente pubblica su Italian Photo Gallery (archivio fotografico on line di Bycam Srl) fotografie naturalistiche, di architettura, di folklore e paesaggi volte a raccontare l’Italia e a promuoverla nel mondo, nei suoi aspetti artistici e culturali.
Ha esposto in diverse gallerie : “Galleria d’Arte Sagittaria” di Pordenone, “Galleria sala convegni La Delizia” Casarsa della Delizia (Pd), Galleria “Ferro di Cavallo” Roma.
Inaugurazione sabato 8 gennaio ore 11,30
Associazione Culturale La Roggia
Viale Trieste, 19 - Pordenone
Orario di apertura: dal martedì al sabato h 16 - 19.30