Marco Cappello Vintage and Design
Torino
via Palazzo di Citta', 21/b
011 4361245
WEB
Gosia Turzeniecka
dal 20/12/2010 al 30/1/2011
mar-sab 16-19.30 e su app.

Segnalato da

Ufficio Stampa Silvia Orlando



approfondimenti

Gosia Turzeniecka



 
calendario eventi  :: 




20/12/2010

Gosia Turzeniecka

Marco Cappello Vintage and Design, Torino

Sono esposti dipinti che ritornano ad una figurazione primordiale, essenziale ma incarnata nel naturalismo che sperimenta sul concetto di 'segno' e 'icona'. A tratti la sua scrittura calligrafica e musicale travalica quella figurativa e iconica.


comunicato stampa

Marco Cappello Vintage & Design ha il piacere di ospitare, nel suo spazio, alcune opere dell’artista polacca Gosia Turzeniecka.

Il linguaggio figurativo di Gosia Turzeniecka, nata a Opoczno (Polonia) nel 1974, discende da questa genealogia di eventi storici e sembra ripercorrere le tappe salienti di una sperimentazione sul segno e l’icona che da almeno cento anni hanno radicalmente trasformato il concetto e la pratica di arte figurativa.

Le sue immagini sono infatti il risultato di quel ritorno ad una figurazione primordiale, essenziale, ma altrettanto incarnata nel naturalismo, che coniuga i mondi distanti di un raffinato pittore cinese, come d’altronde è stato Matisse, che usa la linea per calligrafare anatomie e movimenti, e lo sciamano Pollock, che usa invece la linea come scaricamento di una tensione prometeica. E non è neppure sbagliato vedervi una suggestione di quella pratica del disegno che accomuna Beuys e Klee, entrambi dediti all’investigazione per immersione sciamanica della sfera del primordiale naturale. Oppure a tratti la scrittura calligrafica e musicale travalica quella figurativa e iconica e allora il segno apre il piano dell’immagine su quello della scrittura musicale, e si leggono nel passaggio (la vasta radura della carta) una serie di armonie puntiformi, come se esseri e animali si esprimessero figurativamente piuttosto con le note del proprio canto e l’armonia della propria ondeggiante spazialità che con la mimesi idealistica o la riproduzione figurativa.

Una mimesi allora calligrafica e una calligrafia mimetica che persegue la stilizzazione fino al punto equilibrato dell’arte orientale, la sola che arriva dopo esercizio zen all’annullamento della dialettica astratto-figurativo, vuoto-pieno, fisico-spirituale, materiale-immateriale, finito-infinito.Perché qui come sapeva bene il maestro di pittura cinese, celebrato in un famoso testo sull’arte del Tè, si tratta solo di osservare, contemplare e perdersi nella natura di un pesce come di un uccello o di un bisonte, in attesa che l’io si faccia altro, fino a essere trasmutato interiormente e totalmente in quella creatura. Solo a quel punto dopo decenni l’imperatore o il collezionista riceverà l’agognato disegno. Come scrive Ivan Quaroni la giovane artista:”Con brevi colpi di pennello, tanto veloci quanto sapienti, cattura la meraviglia estatica del mondo, il suo incessante dibattersi tra istanti successivi. Nei suoi disegni, ogni attimo, ogni movimento di quella sublime danza che è la vita, è indagato attraverso uno sguardo attento, abituato a scrutare tra le pieghe del presente con rapidità e precisione.” E quelli che ci sembrano disegni e quadri in realtà forse sono quasi degli haiku. Perché come quelle forme poetiche le opere di Gosia ambiscono al massimo della leggerezza e della precisione, della profondità e della sospensione. E come gli haiku certi disegni a punta di pennello non nascono con l’effrazione del senso, come direbbe Roland Barthes, ma semplicemente lasciandolo cadere il senso come i fiori a primavera.

“L’arte occidentale – scrive Barthes in L’impero dei segni-trasforma l’impressione in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza d’apparizione: istante letteralmente intrattenibile, in cui la cosa, pur non essendo già altro che linguaggio, diventa parola, passa da un linguaggio ad un altro, e si costituisce come il ricordo di questo futuro, e per ciò stesso anteriore…la descrizione, genere occidentale, ha il suo corrispettivo nella contemplazione; lo haiku, al contrario, è articolato su una metafisica che non ha soggetto né Dio, analogo al Mu buddista, al satori zen..al risveglio di fronte all’evento, scelta della cosa come accadimento e non come sostanza.”
Leggerezza intrattenibile, forma e vita intrattenibile, qualcosa che ci libera dalla pesante e gravosa paura della morte, cosi ferocemente avvertita da Bataille. Restituendoci l’istante della meravigliosa scoperta della vita cosi come appare nell’effimera sostanza del visibile o quando affiora, intoccabile realtà, sulla pelle in consustanziale della carta di riso.

“Come è ammirevole
colui che pensa:
la vita è effimera
vedendo un lampo”.

Sergio Risaliti

Inaugurazione Martedì 21 dicembre ore 18.30

Marco Cappello Vintage and Design
via Palazzo di Citta', 21/b - Torino
Orari: da martedì a sabato 16-19.30 e su appuntamento
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [9]
Enzo Bersezio
dal 8/11/2013 al 6/12/2013

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede