Francesco Schiavello - Ufficio Stampa CMC
'L'uomo e la terra. Luci e ombre'. Fin dall'inizio della sua lunga carriera Burtynsky si e' sempre confrontato con la natura in trasformazione, e in particolare con l'effetto del 'progresso' umano sul paesaggio. La sua fotografia mostra in modo sorprendente e poetico il rapporto tra l'uomo e la terra, legati tra loro a doppio filo.
Esposizione fotografica a cura di Enrica Viganò e ideata da Camillo Fornasieri
Presentazione del IV libro omonimo della collana I Quaderni del CMC edito da Admira Edizioni
L’uomo e la terra. Luci e ombre è la prima personale in Italia del grande fotografo canadese Edward Burtynsky. Una nuova tappa del percorso promosso dal CMC e ADMIRA che si orienta verso la riflessione sul tema di EXPO Milano 2015, rilanciando con i Manufactured Landscape di Burtynsky il tema del rapporto tra l’uomo e la terra. Si tratta di un artista di fama internazionale che ha esposto in centinaia di città del mondo e che è stato di recente selezionato fra i 12 finalisti dell’importante premio di fotografia Prix Pictet. Grandi immagini di immensi scenari del mondo (dagli States al Bangladesh, dall’Italia alla Cina, dall’Australia al Portogallo), in bilico tra virtuosismo della tecnica e potenza della natura caratterizzate da inquadrature amplissime e realizzate con una tecnica unica e macchinari complessi: Burtynsky conferisce così alle immagini una straordinaria forza pittorica.
Dopo il successo del primo ciclo dedicato alle metropoli del mondo - che ha visto protagoniste la Milano di Ugo Zovetti, la New York di Walter Rosenblum e la Città del Messico di Pablo Ortiz Monasterio – inizia la nuova trilogia dedicata a uno dei temi più caldi del momento: l’ambiente.
Fin dall’inizio della sua lunga carriera Burtynsky si è sempre confrontato con la natura in trasformazione, e in particolare con l’effetto del “progresso” umano sul paesaggio. Quando da giovane arriva per la prima volta a Toronto Burtynsky rimane così colpito dai possenti grattacieli della city che gli viene subito in mente che quegli enormi solidi, per essere prodotti, dovevano in qualche modo corrispondere a dei buchi di pari dimensione sparsi in chissà quale parte del mondo. Questa visione ha condotto l’artista attraverso i cinque continenti, alla ricerca dell’origine delle cose. Il suo obiettivo si è quindi focalizzato sui grandi giacimenti di minerali, sulle raffinerie di petrolio, sui cantieri di riciclaggio, sulle miniere sterili e sulle cave di estrazione, tutti luoghi al di fuori della nostra normale esperienza, ma i cui frutti popolano la nostra quotidianità.
“Queste mie immagini credo funzionino come specchio riflettente del nostro tempo - dice lo stesso fotografo - sono intese come metafore del dilemma della nostra esistenza moderna, esistenza segnata da un dialogo tra attrazione e repulsione, tra seduzione e paura. Siamo umanamente sempre tesi allo sviluppo, alla possibilità di vivere meglio, eppure siamo anche più o meno consapevoli che per il nostro sviluppo stiamo danneggiando il pianeta. La terra fornisce beni e combustibili per il consumo quotidiano e allo stesso tempo questo sfruttamento la pone in una posizione di pericolo”.
La sua fotografia mostra in modo sorprendente e poetico il rapporto tra l’uomo e la terra, legati tra loro a doppio filo perché nessuno dei due esisterebbe senza l’altro. Rifuggendo le comuni semplificazioni, Burtynsky ci propone delle visioni che illuminano l’origine di quei beni materiali a servizio della piena realizzazione dell’uomo, ma ci mostra parimenti un degrado causato dal desiderio dell’uomo quando è asservito alle potenze dello sfruttamento e della distruzione.
Edward Burtynsky è nato da genitori ucraini a St. Catharines in Ontario nel 1955. Si è laureato alla Ryerson University di Toronto dopo aver studiato arti grafiche al Niagara College di Welland. Nel 1985, ha fondato il Toronto Image Works, un centro di fotografia con servizio noleggio della camera oscura, laboratorio fotografico personalizzato, con digital-imaging e nuovi media a servizio della comunità di Toronto. È’ membro del consiglio di amministrazione del Festival Internazionale di Fotografia di Toronto. Nel 2006 è stato insignito del titolo ufficiale dell’Ordine del Canada e ha ricevuto una Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza dall’Università di Kingston in Ontario. Le sue opere sono custodite nei musei di arte contemporanea più prestigiosi, tra i quali la National Gallery of Canada, la Bibliothèque Nationale de France di Parigi, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York. In trent’anni di carriera Burtinsky ha esposto in tutti e cinque i continenti e solo nell’ultimo quinquennio ha esposto in più di 100 città, tra le quali: Amsterdam, Barcellona, Berlino, Boston, Bratislava, Bruxelles, Chicago, Colonia, Dubai, Gerusalemme, Helsinki, Honk Kong, L’Havana, Lisbona, Londra, Losanna, Madrid, Marsiglia, Melbourne, Montpellier, New York, Parigi, Pechino, Praga, Rio de Janeiro, Salisburgo, San Francisco, Stoccolma, Salonicco, Tokyo, Varsavia e Washington. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali di fotografia (solo negli ultimi 5 anni sono stati 18), tra i quali: il TED Prize, l’Outreach award at the Rencontres d’Arles, il Flying Elephant Fellowship, l’Applied Arts Magazine book award(s) e il Roloff Beny Book Award.
Immagine: Residui di nichel N. 31
Sudbury, Ontario 1996
© Edward Burtynsky, courtesy Flowers, London & Nicholas Metivier, Toronto
Conferenza dell’artista martedì 1 febbraio, ore 18,30
Palazzo delle Stelline, C.so Magenta, 61 [MM1-2 Cadorna]
Inaugurazione martedì 25 gennaio, ore 18,30
Sala Verri, Centro Culturale di Milano
Via Zebedia, 2 - Milano [MM1 Duomo - MM3 Missori]
da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 16 alle 20
martedì, giorno di chiusura
ingresso gratuito