Ri-lettura di un secolo attraverso i contrasti, le voci, i libri. Ciclo di incontri promosso da Provincia di Milano Settore cultura. Un confronto con domande e risposte su sei grandi intellettuali del Novecento, per mettere in luce il rapporto tra conformisti e anticonformisti attraverso le pagine di scrittori non di rado finiti sotto oblio.
Ri-lettura di un secolo attraverso i contrasti, le voci, i libri
Ciclo di incontri promosso da Provincia di Milano/Settore cultura
dal 21 ottobre al 25 novembre, tutti i lunedì
Un confronto con domande e risposte su sei grandi intellettuali del
Novecento, per mettere in luce il rapporto tra conformisti e
anticonformisti attraverso le pagine di scrittori non di rado finiti sotto
oblio.
Il tutto partendo dalla necessità di rileggere la storia dialettica
tra queste due condizioni culturali, apparentemente estreme, attraverso le
opere e gli interventi di:
- Luigi Einaudi, dal libro “Le prediche inutili†(ed. Einaudi), con
l’intervento di Paolo Del Debbio, editorialista de Il Giornale e docente
di etica sociale e comunicazione allo IULM, letture di Giancarlo Dettori
(lunedi 21 ottobre, ore 21)
- Giovanni Guareschi, dal libro “L’Italia provvisoria†(ed. Rizzoli), con
il sociologo Gianfranco Morra e proiezioni del film “Don Camillo e
l’Onorevole Peppone†(lunedi 28 ottobre, ore 21)
- Carlo Emilio Gadda, dal libro “Gadda al microfono†(ed. Nuova Eri), con
lo storico Giordano Bruno Guerri, letture di Gianni Quillico (lunedi 4
novembre, ore 21)
- Leo Longanesi, dal libro “Parliamo dell’elefante†(ed. Longanesi), con
il saggista Marcello Veneziani (lunedi 11 novembre, ore 21)
- Luigi Sturzo, dal libro “La libertà : i suoi amici e i suoi nemici†(ed.
Rubbettino), con l’economista Marco Vitale e la proiezione del film su
Luigi Sturzo “La primavera che verrà †(lunedi 18 novembre, ore 21)
- Giuseppe Prezzolini, dal libro Manifesto dei conservatori†(ed.
Mondadori), con il politologo Sergio Romano e Mauro Mazza, Direttore del
Tg2 Rai (lunedi 25 novembre, ore 18).
Tutti gli incontri sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Moderatore e curatore della rassegna Massimiliano Finazzer Flory.
Sarà presente Paola Iannace, Assessore alla cultura e beni culturali della
Provincia di Milano.
Cosa hanno in comune il letterato Gadda e lo scrittore Prezzolini, il
sacerdote Sturzo e l’anticlericale Longanesi, la satira di Guareschi e
l’analisi di Einaudi? Una risposta può essere: l’avversità per la
conformità obbligata. E l’amore per un pensiero libero. Non omologante. Ma
anche altre sono le interpretazioni possibili. Quelle prese in
considerazione sono tutte opere che nel Novecento hanno segnato le tracce
importanti per un percorso intellettuale autonomo. Nè conformista nè
anticonformista. Grazie ad un pensiero autentico.
Inevitabile, perciò, per affrontare così la rilettura del Secolo, partire
dai contrasti, dalle voci e dai libri di studiosi e scrittori che della
libertà abbiano fatto la scelta della loro vita. Indispensabile, in
questa prospettiva, una visione complessiva del paesaggio culturale
di quegli anni, percorribile soltanto con un
itinerario interdisciplinare, abbandonando le categorie del passato
logore perché affaticate dal rapporto con il presente. Così può essere
portata alla luce una matrice culturale comune in grado di evocare in
un’unica rassegna personaggi e libri così “diversiâ€.
Lunedi 21 ottobre, si inizia con Luigi Einaudi (1874 – 1961). Piemontese,
economista coerente ma anche non dimenticato Presidente della Repubblica.
In tempi come i nostri ancora così difficili per quanto concerne la
relazione tra politica ed economia, Luigi Einaudi rappresenta un modello
di riferimento anche istituzionale che stenta ad essere riconosciuto.
Si è scelto “Le prediche inutili†un libro dal quale emergono i bisogni e
insieme le difficoltà di una morale dell’economia, di un’attenzione etica
dei conti pubblici scevra però di demagogia e retorica.
Dopo gli scandali finanziari di Wall Street da più parti si invoca un
nuovo e diverso rapporto tra economia ed etica. In Italia il problema si
era già posto durante Tangentopoli. Eppure la questione era stata ben
intuita già negli anni quaranta da Luigi Einaudi. Paolo Del Debbio, anche
economista ma noto polemista, proverà allora ad interpretare le pagine di
“Prediche Inutiliâ€. Per capire se vi sono delle regole in quelle pagine
in grado di dare ancora oggi risposta al bisogno di trasparenza. Per
chiederci, soprattutto, quali vincoli etici sono compatibili con gli
stessi interessi economici.
Lunedì 28 ottobre sarà la volta di uno scrittore emiliano, di cui il
cinema e la televisione celebrano la popolarità : Giovanni Guareschi (1908
– 1968), detto anche Giovannino. Uno che la mandava a dire scrivendola.
Senza volgarità ma sempre con “verità â€. Guareschi ha ancora qualcosa da
dire alle ideologie nostrane.
Si è scelto “L’Italia provvisoria†perché provvisoria è la fiducia che
l’italiano ha di se stesso e, a volte, è provvisoria perfino l’idea
dell’amicizia; e quella del nemico.
Democristiani contro comunisti: nell’immediato dopoguerra questa sfida non
fu solo politica. Ma anche di costume. Don Camillo e Peppone erano in
realtà metafore di una contrapposizione ideologica di cui la Chiesa e il
Partito Comunista rappresentavano larga parte della scena. Il sociologo
Gianfranco Morra tenterà allora di dimostrare che non solo quel
comportamento non fu così radicale ma anzi tra cattolici e laici ci fu uno
spazio di collaborazione molto interessante. Ma è ancora possibile
applicare quelle chiavi di lettura alla dialettica politico-culturale?
Negli anni cinquanta la comunicazione comincia a diventare decisiva.
Determina influenze culturali e affluenze politiche. Si parte insomma da
mamma Rai e si finisce con uno dei suoi figli inaspettati, quel gran
lombardo letterato che è Carlo Emilio Gadda (1893 - 1973). Per un po’ di
tempo Gadda si è occupato di scrivere “regole†per l’informazione
radiofonica. Peccato che Gadda non ci sia più. Cosa direbbe del linguaggio
televisivo di oggi?
Per l’incontro di lunedi 4 novembre, si è scelto “Gadda al microfono†per
confrontare il linguaggio e l’informazione per leggere da vicino che cosa
sia davvero essenziale quando si parla al pubblico. Per il pubblico.
Redigere testi legati all’informazione non è così banale, nè futile.
Quando alla Rai venne chiesta la consulenza di un scrittore come Gadda
molti si sorpresero. E pochi capirono. Uno storico come Giordano Bruno
Guerri ci ha provato: per tentare di capire perché la comunicazione
radiofonica e televisiva sta perdendo di creatività si è domandato, ad
esempio, perché non vi è più spazio per la sperimentazione linguistica,
come fortemente richiesto da Gadda. Oppure perché vi è così tanta
autoreferenzialità nei media. Forse perché non abbiamo un’idea della
cultura degli ascoltatori?
Leo Longanesi (1905 – 1957), romagnolo quanto basta e milanese quanto
serve, ma anche un po’ romano: ci ha insegnato l’ironia. E a volte ha
diagnosticato ad un certo tipo di italiano un certo tipo di malattia:
l’assenza di auto ironia. E soprattutto lui che è stato un uomo così
coerente ha dimostrato che la coerenza può anche essere spaventosa.
Per l’incontro di lunedì 11 novembre, si è scelto “Parliamo dell’elefanteâ€
perché di certi tempi è l’unico animale di cui si possa parlare senza
polemiche.
E’ difficile essere ironici e a volte è quasi impossibile l’autoironia. In
particolare, in ambito politico. Perché? Marcello Veneziani è convinto
che il problema di fondo riguardi i pregiudizi e gli stereotipi che gli
italiani hanno di se stessi. Siamo davvero così prigionieri di luoghi
comuni? Veneziani individua la questione: togliere il velo a molta
retorica e ipocrisia novecentesca. Così le cose andranno meglio?
Luigi Sturzo (1871 – 1959), sociologo, siciliano, sacerdote. Con questo
uomo si può capire il paradosso della libertà : senza limiti essa si auto
distrugge. Ma le parole di Sturzo non si limitano agli uomini e alle loro
relazioni ma allargano il campo della sua e della nostra conoscenza anche
alle regole e alle istituzioni necessarie.
Per l’incontro di lunedi 18 novembre, è stato scelto “ La libertà : i suoi
amici e i suoi nemici†perché le visioni del mondo in due parti sono state
versioni tanto conformiste quanto anticonformiste della realtÃ
sociale.Quando Luigi Sturzo parlava di federalismo e statalismo veniva
regolarmente deriso. Oggi che tutti si dicono liberali Sturzo è
dimenticato. Ma se fosse stato deliberatamente ignorato? Questo si chiede
Marco Vitale: dobbiamo dire la verità sulle cause di questo oblio? Forse
domandandoci se gli amici e i nemici della libertà non siano per caso
molto più simili di quanto appaia. Ne sapremo di più grazie ad un video in
cui lo stesso Sturzo spiega il suo pensiero ci aiuterà a capire. Ma anche
a discutere.
Di Giuseppe Prezzolini (1882 – 1982) si può dire tutto, anche che fosse un
po’ toscano per via di quel caratteraccio. Eppure soltanto gli ipocriti
possono avere paura di lui. Perché se c’è uno che ha tentato di essere
diverso e distinto dalle utopie del Novecento questo è proprio Giuseppe
Prezzolini. Uomo colto, innanzitutto, eppure con i piedi per terra. Ci ha
proposto una riforma della costituzione morale degli italiani.
Per l’ultimo incontro, lunedi 25 novembre, si è scelto il “Manifesto dei
conservatori†muovendo dal principio che Prezzolini ribadisce: gli uomini
non sono uguali. Infatti le differenze fanno ancora la differenza. Essere
dei conservatori è un titolo morale o politico? Oppure culturale? Così si
interrogava anche Prezzolini.
Un diplomatico come Sergio Romano e un giornalista come Mauro Mazza
cercheranno di mettere in luce i principi e gli obiettivi di una denuncia
degli anni ’70. Ovvero, cosa serve per “conservare†in un Paese perché
esso rimanga o diventi un grande Paese? Sergio Romano ci condurrà inoltre
verso un’altra questione non meno importante: chi sono i conservatori oggi?
Nell'immagini Giuseppe Prezzolini
Pina Merisio
Provincia di Milano- Uff. Stampa Sett. Cultura Spazio Oberdan
tel. 0277406358 fax 0277406380
Spazio Oberdan, in Viale Vittorio Veneto 2, Milano