Una mini-retrospettiva con opere che vanno dal 1998 al 2006, periodo di rapida crescita e costante sviluppo - nella scelta dei soggetti e nell'impostazione dei temi - di quell'immaginario che lo contraddistingue.
La galleria In Arco ripropone - a quindici anni di distanza dalla precedente prima personale dell’artista -
una mostra di opere scelte di Ryan Mendoza. Si tratta di una mini-retrospettiva con opere che vanno dal
1998 al 2006, periodo di rapida crescita e costante sviluppo - nella scelta dei soggetti e nell’impostazione
dei temi - di quell’immaginario che lo ha imposto come una delle più interessanti personalità artistiche
emergenti. La sua arte vede convivere una sapienza pittorica antica con audaci azzardi tematici, espressi
con la crudezza quasi estrema del realismo e la violenza gestuale del tratto pittorico; tutto ciò produce un
forte contrasto derivante tra la necessità di idealizzare e la voglia di sperimentare.
Mendoza descrive il disagio sociale di chi non riesce a rintracciare le proprie radici all’interno di un
contesto socio-culturale, in parte costruito sulla cultura popolare americana di massa dal dopoguerra
ad oggi e in parte basato su archetipi provenienti dall’antica filiazione, che la cultura americana ancora
conserva da quella europea. Ne scaturisce una sorta di feedback che la produzione artistica, nella seconda
metà del secolo scorso, ha compiuto dall’Europa all’America ed ancora nuovamente verso il vecchio
continente, inglobando nella pittura l’uso della fotografia, del video, del gesto e della materia informale,
dell’happening e della performance.
Nell’era dell’arte globalizzata, ipertecnologica, intrisa di medialità, relazionale e postprodotta, risulta
evidente che i personaggi di Ryan non sono in grado di reagire, subendo in silenzio le violenze
psicofisiologiche e smarrendo il valore stesso dell’esistenza. In una pittura-cronaca che diventa storia,
l’artista racconta di uomini contemporanei che si propongono come emblemi degli aspetti più assurdi
e contradditori dell’attuale società, praticando stravolgimenti e alterazioni che mettono in gioco i
tradizionali meccanismi percettivi e attivano sepolti codici di riconoscimento. Isolati e quasi sospesi nel
tempo, i soggetti delle sue tele sono uomini e donne dallo sguardo assente, perso nel vuoto, icone di una
rappresentazione in recita solitaria incapaci di esternare e di condividere i propri sentimenti. In questo
clima di isolamento e incomunicabilità, l’unico interlocutore possibile sembra essere la proiezione di sé,
il quale, smarrita la sua identità, si confonde con essa e le si aggrappa con forza.
Nonostante la sua ancor giovane età, Ryan Mendoza ha già alle spalle un percorso importante con mostre
personali in galleria a Torino, Caserta, Milano, Brescia, Monaco di Baviera, Londra, Tokyo, Praga,
Parigi e in alcuni prestigiosi spazi pubblici, come il Museo di Arte Contemporanea di Trento, Overbeck
Gesellschaft di Lubecca, Museo di Castelnuovo e MADRE di Napoli.
Ryan Mendoza é nato a New York nel 1971. Nel 1993 si é recato a Parigi, dove ha frequentato l’Ecole Des Beaux-
Arts, dopodichè ha deciso di trasferirsi - per completare il suo cammino di formazione - in Italia. In un primo tempo ha
soggiornato a Roma per alcuni mesi, per poi spostarsi a Napoli, città per lui ideale dove ha vissuto ininterrottamente
per una decina di anni. A seguito del rapporto con alcune galleri tedesche si è dapprima recato a Monaco di Baviera,
restandovi per un anno e successivamente a Berlino, dove risiede - con qualche breve parentesi a Napoli - da circa
tre anni. Qui ha elaborato l’ultima serie di dipinti, esposti al Madre di Napoli nella recente personale The Possessed e
nello stand di Massimo Minini nell’ultima edizione di Freeze.
Inaugurazione 20 gennaio 2011
Galleria In Arco
piazza Vittorio Veneto 1-3 - Torino
ingresso libero