Delicatessen. Le sue opere paiono pittura ma dipinti non sono. L'artista racconta dell'uomo e della sua fragilita', anche e soprattutto fisica, attraverso una colata di cera d'api e paraffina.
I confini che costituiscono la geografia di ciò che è salubre, separandolo da ciò che è letale, non si sono allargati, né tantomeno sono svaporati: semplicemente sono nascosti da una concentrazione d’altro così fitta, da non essere più visibili ad occhio comune. L’assenza di un allarme pregresso, porta l’uomo ad un travalicare continuo del limite, che innesca perpetue scintille di irreparabile che si palesano nella loro gravità solo dopo essersi sommate in maniera importante. Crolli dolorosi e soprattutto pericolosi si generano così in un circostante, sempre più fragile, diretto verso l’annientamento.
L’arte, si sa, è un occhio vigile e spesso veggente: svela ciò che è nascosto tentando di palesarlo a chi è pronto ad ascoltare. Paolo Lombardi, con la sua particolare sensibilità, è un attento raccoglitore di accadimenti, che vengono notati, registrati e restituiti attraverso una manipolazione fisica della materia, capace di intridersi di esperienze visive. I suoi risultati sono originali ed al contempo raffinati; le sue opere sono vere e proprie “delicatessen” artistiche, delizie percepibili che solleticano la mente senza noiosi retoricismi, servite da un artista la cui poetica supera il fattore squisitamente estetico senza prediligere l’aspetto concettuale. I lavori dell’artista sono un perfetto equilibrio delle due polarità attorno a cui ruota il concetto stesso di arte; ad emergere in questa produzione è il dato tecnico, perché il medium che Lombardi utilizza ha una personalità così prorompente da dettare le regole stesse di interpretazione finale. L’artista racconta dell’uomo e della sua fragilità scegliendo nel cesto delle debolezze quelle più evidenti all’occhio, legate cioè alla fisicità. Il male di vivere contemporaneo, la fragilità neuronale che caratterizza i tempi moderni, insidiosa ed invisibile ma già ampiamente sviscerata in tanti ambiti, viene considerata solo in termini di coincidenza e conseguenza.
Paolo Lombardi non teme la banalità perché la sua poetica mira all’essenziale, sia contenutistico, sia formale: Il conflitto fra uomo e uomo, ma soprattutto fra uomo e ambiente, sembra essersi esaurito, anche se in realtà una sua seria e costruttiva trattazione necessiterebbe di essere avviata. L’oggi sembra caratterizzato da una lotta sempre più serrata fra la perfezione imperfetta della natura (dipendente dall’uomo solo nel suo incipiente deperimento) e artificio ( creato ex novo, ma pericolosissimo a detta sia di scienziati, sia di fanta-scienziati). Anche nella tecnica Lombardi utilizza un medium che è a metà fra il naturale e l’artificiale: le sue opere che paiono pittura ma dipinti non sono, si ottengono per via di porre in una colata di cera d’api e paraffina. Ciò che ne scaturisce è qualcosa che va ben oltre l’immagine e si riferisce alla materia a partire dalla sua realtà. Il soggetto è fisicamente come un vero e proprio fossile imprigionato nella trasparenza dell’ambra, una sorta di sindone in cui il soggetto si mostra in una sorta di riassunto di se stesso. Come il telo di lino, non mostra la semplice immagine sintetica di ciò che è stato, così l’opera di Lombardi non mostra i soggetti attraverso una loro riproduzione, ma la loro sindone appartiene alla materia stessa che intride, così di conseguenza farà l’immagine.
A livello contenutistico nessun cannibalismo dichiarato, se non quello dell’uomo che mangia l’altro uomo o peggio, che divora se stesso tramite una serie di esperienze insensate. Calzante ed evocativa dunque la metafora fra l’opera di Lombardi e la celebre pellicola cinematografica (Jeunet-Caro, 1991 n.d.a.) ove ad essere regolarmente proposte alla vendita , erano porzioni di affittuari che un macellaio regolarmente serviva come delicatessen. Non a caso la soluzione, nella finzione, avveniva attraverso l’intervento di un gruppo di vegetariani, una soluzione intelligente e metaforica, utile al nostro caso, quello che vede protagonista l’azione di un artista intellettualmente vegetariano, la cui vista interiore è più acuta del comune. Egli pone in essere un esercito di immagini che immagini non sono, superando il limite della rappresentazione attraverso l’appartenenza dei soggetti alla materia. Ciò mette in evidenza il luogo e il momento in cui un circostante solido dà inizio alla sua progressiva corruzione che lo porterà inevitabilmente a sgretolarsi nell’oblio. In quest’ottica le opere di Lombardi saranno facilmente considerabili come un vero e proprio pasto cerebrale, un menù di delicatessen capaci, in qualche modo, di fare qualcosa per “sanare il mondo”: anche la fatidica goccia nel mare concorre a costituire gli oceani …
Viviana Siviero
Immagine: “Albero”, 120x84, Paraffina, cera naturale su poliplatte, 2010
Inaugurazione: martedì 25 gennaio ore 18
Galleria Bianca Maria Rizzi
via Molino delle Armi, 3 - Milano
Orari: Mar, gio, ven, dalle 15 alle 19.30
Mer dalle 13 alle 19.30
Sab dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 19.30
Lunedì e al mattino su appuntamento