There ain't no easy way down disegna un delicato percorso esistenziale alternando installazioni, video e site specific, pitture/oggetti. I nodi concettuali dell'insicurezza personale si dispiegano per affrontare, in un'operazione critica e simbolica, la decostruzione dello specifico del paradigma economico. I soundesign della mostra sono Bao Vu e Prirjo Marx.
a cura di Fabio Campagna
There ain't no easy way down disegna un delicato percorso esistenziale alternando installazioni, video installazioni site specific e pitture/oggetti. Dove Kay Wright annoda il materiale vivo dei ricordi ai vuoti aperti, nel percorso
esistenziale, dalle logiche del distacco, della paura e del dolore. Lasciando emergere una trama mnemonica cangiante.
Un’articolazione segnica screziata da stratificazioni linguistiche fluide, mobili, imprevedibili che attivano un vivo
organismo di significato. Un voyage dentro la memoria. Una sismografia del trauma. Dove l’indagine delle sorgenti di
senso e di valore, traccia un’autoanalisi sofferta, rigorosa.
Una ricerca, però, che non segue un andamento solipsistico.
Attraverso l’articolazione dei semplici materiali pittorici, dei leggeri readymade e delle pratiche videoinstallative, Kay
apre prospettive altre. Ulteriori. Ricollocando il proprio dato esperenziale dentro un campo più esteso, e largo di
significato.
“During the last year i produced a body of work that focuses around me being very insecure and worried about
money/health/believes/future - getting obsessed with it - loosing part of my identity - and over that forgetting some the
most important things in life - to live and sometimes just have fun. I ́m paying the price now...
I am taking currency into another context by devaluation and questioning it ́s existence and role in my life.
Keep in mind, that money is just a promise the government makes to you! it ́s actual value is zero. I reference this to
my personal life.” (K.W.)
I nodi concettuali dell’insicurezza personale si dispiegano per affrontare, in un’operazione critica e simbolica, la
decostruzione dello specifico del paradigma economico. Ovverosia, i processi disfunzionali del denaro nel sistema
monetario internazionale.
I lavori, che utilizzano come riff continuo la banconota statunitense, diventano uno strumento d’indagine dei perversi
meccanismi di costruzione del debito pubblico e del processo inflazionistico, nei sistemi monetari privatizzati
occidentali.
GologoNOW, fra gli altri, individua un percorso impossibile. Una salita instabile, non sorretta dalle logiche della fisica,
ma da una distorsione della realtà. Una frode, quella della privatizzazione del sistema di produzione monetario, che
nella sua implacabile logica di funzionamento ci inchioda ad un presente di ansia, e di miseria esistenziale.
Ma al ruolo denaro, nelle sua complessa dinamica di significazione simbolica, psicologica, culturale, ed economica si
affianca un tema altro. Quello della speranza individuale.
I nuovi lavori, quelli videomediali e pittorici, affrontano le ombre delle dinamiche emozionali di coppia. La cui fragilità
intrinseca, nasconde altre opzioni di riscatto. Luoghi ricchi di energie vergini. Intime, reali.
Si attiva, così, un’iniziazione al dolore, dove Kay Wright consumando la memoria di ciò che è stato, ne recupera i
residui per costruire matrici nuove. Utili a vivere e costruire futuri diversi.
I lavori si sedimentano in un asciutto ma vibrante teoria di segni. Proposizioni linguistiche che nella sospensione e
nell’assottigliamento bicromatico del nero e del bianco, operano una metamorfosi della riflessione sofferta e del rigore
analitico, in una estetica di alterantive possibili. Un’utopia dentro un topos, individuabile, concreto. Modificabile,
praticabile. E interno alla Storia.
La nostra esistenza. Come laboratorio semantico e strumento di lotta.
Testo critico: Fabio Campagna
"There ain't no easy way down" soundesign by Bao Vu and Prirjo Marx.
Opening 29 Gennaio 2011 h 19.00
PURPLE EYELID’s live set performance h 20.30
91mQ art project space
Landsberger Alle 54 Berlin