GradoZero e' una mostra sulla memoria della Shoah. A partire da strati e frammenti di immagini rielaborate in postproduzione, l'artista individua nella forma del racconto per immagini, simboli e segni delle vittime dei campi di sterminio nazisti, concatenati a visioni di delirio dei carnefici. Inoltre alle 18, proiezione del film 'Stolperstein' di Dorte Franke, in occasione delle Giornata della Memoria.
gradoZero è una mostra sulla memoria della Shoah. A partire da strati e frammenti di immagini rielaborate in postproduzione, individua nella forma del racconto per immagini, simboli e segni delle vittime dei campi di sterminio nazisti, concatenati a visioni di delirio dei carnefici. Nato come progetto sui genocidi, “gradoZero” è la prima tappa di un percorso più lungo che guarderà anche ai massacri del presente.
I frammenti che costituiscono questo racconto per immagini provengono dal mio archivio, altri sono stati fotografati presso il Dokumentationszentrum di Norimberga, altri ancora mi sono stati forniti da amici, da artisti e da fotografi.
Ogni massacro, per le vittime che lo subiscono, ha la sua specificità. Vi sono cose che accomunano i massacri, molte altre no. E in questo, la specificità dei massacri nazisti, tutt’ora fa scuola per il fondamento razionale – l’industrializzazione della morte – che lo ha pianificato.
"Come raccontare, dunque, ciò che non può essere comunicato senza immaginazione?" si chiedeva Sarah Kofman alcuni anni prima di togliersi la vita. Troppe parole stanno lì ad attendere di testimoniare. E troppe sono quelle soffocate da questa urgenza. Come se l’eccesso di immagini provocasse d’un colpo il loro arresto fatale.
"Qui non c’è perché", è la risposta che ricevette Primo Levi appena fece il suo ingresso ad Auschwitz. Il nichilismo di questa affermazione è anche il "gradoZero" che occorre sfidare per mettere in causa ogni archivio della memoria sui massacri che si sono perpetrati ovunque; diversamente, accontentarsi della sua incoerenza, significherebbe concedere una vittoria postuma ai carnefici di ieri e di oggi.
E’ vero: le immagini non sono tutto. Di fronte ai genocidi sono insufficienti. Ma è proprio questa insufficienza a trasformarle in brandelli di memoria, a trasformarle cioè in una deliberata confessione di inadeguatezza di fronte a ciò che si vorrebbe definitivamente inenarrabile e dunque senza memoria. La loro unica verità è la povertà di cui sono investite. Ogni racconto, ogni immagine, ogni testimonianza soffre di questa povertà di fronte alla verità. Tuttavia, occorre immaginare contro il luogo comune, assai diffuso, secondo cui il genocidio, per la sua deliberata spietatezza, è impensabile.
Per testimoniare occorre anche fare uso delle immagini come rovine viventi.
Marcello Faletra
Marcello Faletra (1955), pittore, saggista, studioso di arte moderna e contemporanea.
Fin dagli anni Settanta è stato attivo con iniziative culturali e di controinformazione col collettivo di Radio Aut di Terrasini (Palermo) a fianco di Peppino Impastato.
Nel gennaio del 1977 si trasferisce a Roma, poi per quasi vent’anni vive a Napoli e successivamente a Milano svolgendo un’intensa attività di pittore ed esponendo in diverse gallerie italiane e straniere. Dalla metà degli anni Novanta abbandona la pittura per dedicarsi alla saggistica e all’attività di confroinformazione.
Numerosi saggi e articoli sono apparsi in riviste specializzate, collabora con "Exibart.Onpaper" ed è redattore della rivista "Cyberzone". Negli ultimi anni ha curato mostre e seminari sui rapporti fra arte e problemi filosofici del contemporaneo.
Insegna Fenomenologia dell’immagine e al Laboratorio specialistico in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Le sue ricerche attualmente sono incentrate prevalentemente sui rapporti fra arte e tempo; contestualmente indaga criticamente le formazioni ideologiche legate all’immaginario collettivo e i processi di feticizzazione nell’arte e nella sfera della vita pubblica. Tra le sue recenti pubblicazioni: “Dissonanze del tempo. Elementi di archeologia dell’arte contemporanea”, ed. Solfanelli (2009).
Produzione Goethe-Institut Palermo
Catalogo Edizioni Navarra, con testi di Francesco Galluzzi, Teresa Macrì e Arturo Schwarz
Giovedì, 27 gennaio 2011 ore 18.00
Stolperstein
proiezione del film di Dörte Franke, Germania 2008, 72 minuti, versione originale con sottotitoli italiani
Stolperstein è un film documentario sugli Stolpersteine (letteralmente: Pietre d’inciampo), progetto iniziato dall’artista Gunter Demnig nel 1990 in Germania e successivamente diffuso in diversi paesi europei. Attualmente stà diventando il più grande monumento decentralizzato, situato nello spazio pubblico, dedicato alla memoria delle vittime del nazismo, deportate e uccise nei campi di concentramento o di sterminio. Gli Stolperstein sono dei piccoli cubi di cemento, con una targa in ottone, riportante una breve inscrizione, che indica il nome di una vittima del nazismo, preceduta dalla scritta „qui abitò“, oppure „qui visse“. Essi vengono infatti inseriti, a livello stradale, di fronte all’ultimo luogo di abitazione scelto liberamente dalla persona ricordata, prima che essa venisse deportata dai nazisti. Ogni „pietra d’inciampo“ è solitamente commissionata da un parente delle vittime e realizzata e installata personalmente dall’artista. A luglio del 2009 erano stati installati più di 20.000 Stolperstein in circa 430 città in Germania, Olanda, Austria, Repubblica Ceca, Ucraina e Ungheria.
Inaugurazione della mostra ore 19.30
Goethe-Institut (Cantieri Culturali alla Zisa)
via Paolo Gili, 4 - Palermo
Apertura della mostra:
martedì/giovedì ore 10-13 e 15.30-18.30
mercoledì ore 15.30-18.30
Altri giorni e altri orari (scuole, gruppi, singoli) su prenotazione telefonica