C6? Da dove dgt? Cerchi? Attraverso questi ritratti l'artista con una sottile ironia e una sensibilita' lontana dalla retorica ci parla dell'uomo, di noi, del nostro mondo.
Presso la Libreria Rizzoli si terrà dal 03 al 28 febbraio 2011, la mostra personale del pittore Massimo Falsaci dal titolo “ C6? Da dove dgt? Cerhi?”
Massimo Falsaci è un artista contemporaneo, un giovane che vive nella società di oggi e che ne testimonia l’evolversi attraverso le sue creazioni artistiche. L’ iniziale impatto estetico di questi lavori è la indiscussa originalità. Siamo di fronte a opere dal linguaggio moderno: l’uso della fotografia e del computer e delle tecniche di elaborazione digitale sono parte integrante del discorso che l’artista fa del suo essere contemporaneo. Sono opere affascinanti, immagini trasfigurate rubate dalla quotidianità: ritratti, paesaggi metropolitani...situazioni.
Tuttavia approcciando questi lavori non dobbiamo limitarci a una valutazione superficiale ed estetica. L’artista con una sottile ironia e una sensibilità lontana dalla retorica ci parla dell’uomo, di noi, del nostro mondo, di come viviamo (o subiamo) il rapporto con le nostre città: le metropoli; ma non solo, anche delle interazioni tra gli esseri umani.
C6? Da dove dgt? Cerchi? è un titolo che rimanda al linguaggio usato nelle chat-line, su msn, nei social network. Un linguaggio sbrigativo, sintetico, impersonale, brusco, senza regole di etichetta e di grammatica, un modo di fare che rispecchia in qualche modo l’evoluzione più spinta e discutibile della nostra società e del nostro modo di interagire. Appare quindi chiaro il parallelismo con le opere di Falsaci.
I suoi personaggi sono degli archetipi di persone reali, sorridenti, appiattite nei caratteri essenziali. Non c’è spazio per le mille sfaccettature del nostro essere all’interno del quotidiano relazionarsi con le altre persone. Non c’è il tempo per andare in profondità nei rapporti. E nemmeno di incontrarsi nella realtà. Tutto è ridotto ad incontri in chat a discussioni virtuali in cui non si è se stessi ma una proiezione di quello che vogliamo essere e mostrare. I ritratti di Falsaci sono delle proiezioni dell’uomo, degli avatar, dei personaggi che non collimano al 100% con l’essere reale. Sono le maschere del teatro pirandelliano. La bellezza di questi ritratti è indiscutibile, pettinature composte sorrisi perfetti, una bellezza di plastica, quella bellezza “pop” che continua ad affascinare gli amanti dell’arte, e in generale il grande pubblico: la massa avvezza alla cultura dell’immagine.
Ma alla domanda C6? Viene da chiedersi se ci sia qualcuno dietro a quelle immagini, viene da chiedersi quanto in profondità occorre scavare per trovare il vero io! Da dove dgt? Dalla metropoli dal cuore pulsante della città un posto che non mi appartiene, un luogo in cui mi sento piccolo e guardando in alto faccio fatica a vedere il cielo. E questo che sembra evincersi dalle immagini metropolitane dell’artista. Le prospettive basse amplificano il senso di inferiorità e di smarrimento dell’osservatore così come inquadrature che non riescono a contenere i palazzi. Quando appare un paesaggio naturale i colori diventano acidi le atmosfere quasi post-atomiche. La provincia è un altro luogo soffocante dove è difficile affermare la propria individualità, solo le turbine eoliche possono metterci un po’ di allegria e ovviare al piattume imperante.
“Digito dalla mia stanzetta presa in subaffitto nella casa che condivido con altre tre persone in un palazzo con vista tangenziale, aspetta ti mando un messaggio, un sms con un emoticon”. E’ così che comunichiamo. Ma come sono i rapporti interpersonali secondo l’artista?
Cerchi? La comunicazione, l’interazione sembra propedeutica a un fugace atto sessuale. La ricerca non è quella di mondi differenti con cui entrare in contatto, dell’anima gemella, ma di un diversivo alla solitudine alienante della vita della metropoli. Una ricerca di uno status da raggiungere egoisticamente a tutti i costi. Guardando alle opere troviamo anche delle raffigurazioni di coppie, sorridenti come la famiglia del mulino bianco o plastiche pose erotiche come nelle riviste maschili. Fantasie collettive, rappresentazioni o luoghi comuni che poco hanno a che vedere con quello che sono poi i veri rapporti, ma che ben si amalgamo con il resto dei dipinti e con le altre tematiche che tratta l’artista.
La critica di Falsaci al mondo contemporaneo è pungente, ma mitigata dall’uso particolare che l’artista fa delle immagini mediatiche. E’ un mondo bello e di plastica esagerato con pochi punti oscuri e illuminato notte e giorno dai riflettori. Ci hanno detto che è quello che ci deve piacere ed in fondo ci piace, ma forse Massimo Falsaci ci suggerisce anche che esiste anche un altro tipo di vita, quella che forse stiamo vivendo.
Il talento di Massimo Falsaci è prorompente e la sua sensibilità alla fine esce prepotente coinvolgendoci in un viaggio intorno all’uomo, intorno a noi.
Libreria Rizzoli
Galleria Vittorio Emanuele II, 79 - Milano
Orario: 11-20
Ingresso libero