Segni. Dopo la serie 'Popoli' del 2005, Glaettli presenta una nuova selezione di immagini realizzate nel bosco restando coerente e fedele al suo tema preferito, ma ricercando nuovi stimoli nei segni che vi ritrova.
Dopo la serie “Popoli“ del 2005 Sandro Glaettli presenta una nuova selezione di immagini realizzate nel bosco restando coerente e fedele al suo tema preferito ma ricercando nuovi stimoli nei segni che vi ritrova.
La maggior parte delle opere sono stampate dallo stesso autore su carta baritata ai sali d’argento ma alcuni ingrandimenti sono, per la prima volta, stampati in digitale al carbone in dimensione piu’ grande.
La costante del tema scelto e anche la fedeltà alle eleganti stampe ai sali d’argento uscite dalla sua camera oscura, stanno facendo spazio a nuove intuizioni ed alle nuove sfide del digitale.
Per questa mostra è stato stampato il catalogo no. 8 della edizioni Cons Arc.
Un numero limitato di copie sarà a disposizione con una fotografia originale stampata a getto d’inchiostro con pigmenti al carbone in edizione numerata a 24 copie.
Così l’autore presenta il suo lavoro SEGNI
L’uomo, da sempre, camminando nel bosco osserva un altro popolo e si lascia trasportare da innumerevoli sensazioni: felicità, paure, malinconia sono rivisitazioni di una vita vissuta, interpretazioni in chiave naturale del proprio stato d’animo.
Trascorre il tempo e l’uomo, camminando, lascia inconsciamente tracce, segni che il bosco accetta spontaneamente senza chiedere nulla. Da questo contatto tra popoli diversi, tra passato e presente, nascono storie indelebili ed effimere lette da chi sa osservare, storie che lasciano all’uomo la possibilità di essere vissute ma anche di essere lasciate.
Testo di presentazione di Luca Patocchi, Breganzona
Gennaio, 2011
Dopo essere entrato silenziosamente nei boschi chiedendo permesso, scusandosi per il disturbo, come se li scoprisse per la prima volta, Sandro Glaettli mette a fuoco il fatto che non tutto quel che il bosco ingurgita può essere eliminato. Ci sono cose, muretti a secco, indicazioni di sentieri pedestri, cascine per il fieno, scritte sugli alberi e sulle rocce, che proprio non possono essere cancellate. Si direbbe che l’uomo voglia lasciare la sua firma ad ogni costo.
Così un segno messo lì per necessità è affiancato altre volte da stupidi segni di inciviltà. Siccome il bosco non fa differenze ecco che Sandro cerca di evidenziarli con delicatezza e propone al lettore (di immagini) di decifrarli ed interrogarsi.
Passeggiando tra i sentieri ben curati si incontrano segni di pittura sugli alberi che indicano la direzione del cammino, cartelli indicatori con i nomi scientifici delle piante, spazi pubblici per giochi e pic-nic, cascine di cui sono rimasti solo i muri, scritte misteriose sui sassi, un cancello aperto che invita ad entrare nella proprietà, attrezzi ed oggetti ben riposti in attesa di essere utilizzati in tempi migliori, un vaso da fiori appare surreale, come fosse sospeso in aria.
Un ordine umano che poco ha che fare con quello della natura. È infatti l’uomo che quando vuole sa rispettare il bosco e quindi lo mantiene, lo cura in modo che possa poi esprimersi liberamente e noi godere di questa bellezza.
Il fotografo sta facendo un lungo lavoro di ricerca sui boschi, che lui chiama Popoli. Dapprima li esplora con circospezione e titubanza poi, avuta la fiducia dai Popoli comincia a scavare.
Si chiede se non sia possibile mantenere la natura senza forzarla ai nostri bisogni ma adeguandoci alle sue necessità, entrando nei boschi con rispetto e con delicatezza, perché si sa gli equilibri sono instabili e basta un muretto fuori posto, una ringhiera arrugginita, una plastica con residenza stabile e tutto si riduce ad una foresta impenetrabile che racchiude le brutture dell’uomo e non permette di godere di questa natura così accogliente.
Anche quest’ultimo reportage dai boschi ha portato Sandro a meditare sui limiti della convivenza uomo-natura. Gli equilibri instabili sono ovunque in ogni sito dove un bosco respira, perché i Popoli sono cittadini del mondo.
Le parole del Capo Indiano, incise su una pietra nel bosco, avvalorano il lavoro di Sandro Glaettli: «Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.»
BIOGRAFIA
Sandro Glaettli inizia la sua avventura fotografica con una Rolleyflex biottica di suo padre. Come formazione di base frequenta dei corsi teorici e pratici presso il liceo di Lugano. Nel 1993 crea la sua prima camera oscura per il bianco e nero, dove può approfondire le sue conoscenze delle varie tecniche di stampa. Il formato 6x6 è tutt’ora la sua pellicola preferita e non abbandona mai l’utilizzo dell’80 mm rispettivamente 40 mm.
Inaugurazione 13 febbraio 2011, ore 11 - 13
Galleria Cons Arc
via F.Borromini 2, Chiasso
orari: apertura Lun-ven 9-12 14-18.30, sab 9-12
chiuso domenica e festivi
ingresso libero